Mario Tozzi ospite all’Aquileia Film Festival «Dal lockdown non abbiamo imparato nulla»

Il ricercatore e divulgatore scientifico testimonial della rassegna di cinema d’arte e archeologia che si svolge dal 28 luglio al 3 agosto 
13/03/2019 Roma. Rai presentazione del programma televisivo Sapiens - Un solo pianeta, nella foto Mario Tozzi
13/03/2019 Roma. Rai presentazione del programma televisivo Sapiens - Un solo pianeta, nella foto Mario Tozzi

l’intervista



Durante il lockdown abbiamo potuto vedere con i nostri occhi i cieli farsi più tersi e le acque più limpide come effetto della diminuzione delle attività antropiche. Ma da questa lezione non s’è imparato proprio nulla: abbiamo ricominciato a comportarci come prima, anzi peggio. Ne è convinto Mario Tozzi, guest star dell’Aquileia Film Festival, rassegna di cinema, arte e archeologia che aprirà i battenti martedì 28 luglio con alcune novità, per garantirne la fruizione nel rispetto della normativa anti Covid-19. Giunta alla sua ottava edizione la manifestazione – organizzata dalla Fondazione Aquileia in collaborazione con Archeologia Viva e Firenze Archeofilm e con il patrocinio del Comune di Aquileia – proporrà cinque serate, dal 28 al 31 luglio e lunedì 3 agosto (giornata fuori concorso tutta dedicata alle produzioni del Fvg), a base di cinema, archeologia e grandi divulgatori scientifici. Tra questi, protagonisti delle conversazioni curate dal direttore di Archeologia Viva Piero Pruneti, ci saranno Antonio Zanardi Landi, presidente della Fondazione Aquileia, e Orietta Rossini, direttrice del Museo dell’Ara Pacis di Roma (28 luglio), Paolo Giulierini, direttore del Mann (29 luglio), Giuliano Volpe, ordinario di Metodologia della Ricerca archeologica (30 luglio) e, per la serata conclusiva di venerdì 31 luglio, Mario Tozzi, conduttore di “Sapiens, un solo pianeta” su Rai3, primo ricercatore del Cnr e divulgatore scientifico, che interverrà sul tema del cambiamento climatico. Il quale cambiamento, dice uno studio dell’Università di Kiel, minaccia di far scomparire, a causa del graduale innalzamento dei mari, 13 siti italiani Unesco, tra cui, per la parte adriatica ed entro il 2100, Aquileia e Ravenna.

I negazionisti dicono che al momento non esiste alcuna crisi climatica. Lei come replica?

«Chi sono i negazionisti? - risponde Tozzi - Non sono scienziati, ma politici, economisti, giornalisti, esperti di qualche altra materia. Eppure il cambiamento climatico è un fenomeno scientifico, che va affrontato su queste basi. Gli scienziati si confrontano sulle riviste scientifiche internazionali: se su 12 mila pubblicazioni sul cambiamento climatico in uscita ogni anno soltanto tre o quattro sostengono che c’è sempre stato e non dipende dall’uomo allora si tratta di una tesi che non andrebbe neppure presa in considerazione».

Eppure non è così. Di chi è la colpa?

«Di voi giornalisti, che dite “fammi sentire anche qualcuno che non la pensa così” e date spazio a queste opinioni. Ma la scienza non è democratica, la velocità della luce non si decide per alzata di mano. Parlare dei negazionisti porta le persone a pensare che se anche gli scienziati sono divisi su questo tema non c’è ragione di preoccuparsi. Ma in realtà gli scienziati sul cambiamento climatico hanno una voce sola».

A proposito di studi scientifici, ce n’è uno, pubblicato su Nature nel 2018, che sostiene che Aquileia, come altri 12 siti Unesco italiani, rischia di venire sommersa a causa del cambiamento climatico. Cosa si può fare?

«Si dovrebbe riconoscere che il cambiamento climatico è un problema e che il negazionismo non esiste: gli scienziati sono concordi nel sostenere che vanno azzerate le emissioni da combustibili fossili. Altre soluzioni di rattoppo, come la costruzione di dighe, e penso ad esempio al Mose di Venezia, non sono in grado di risolvere il problema».

C’è una qualche correlazione tra cambiamento climatico e nuovo Coronavirus?

«No. Con il cambiamento climatico le malattie portate dagli insetti, come la malaria o la dengue, ampliano il loro raggio d’azione a causa del riscaldamento globale. Ma le ultime pandemie sono dovute alle attività umane, soprattutto alla deforestazione: nei territori strappati alla natura abitano anche i maggiori portatori di virus, i pipistrelli, che così sono costretti a spostarsi abbandonando le loro tane. Quando a questi pipistrelli cade un boccone di bocca, e succede spesso, è carico di virus. Magari lo mangia un maiale e da lì può avvenire il passaggio all’uomo. È già stato certificato una volta a proposito del virus Nipah, nel 1998 in Malesia».

Nei giorni del lockdown abbiamo visto le nostre acque e i nostri cieli farsi più limpidi. Impareremo qualcosa da questa lezione?

«Assolutamente no: abbiamo ricominciato a comportarci come prima, anzi peggio. Guanti e mascherine hanno incrementato la quantità di plastica in circolazione, abbiamo ricominciato a produrre energia nel peggior modo possibile e sono aumentate le persone che, per paura dell’infezione, per spostarsi preferiscono prendere la propria auto piuttosto che affidarsi ai mezzi pubblici». —

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