Marcello Sorgi: «Noi cronisti contro la mafia»

Il giornalista ospite della prima giornata alla rassegna di Pordenone ha commentato il documentario “La corsa de L’Ora”
Di Beatrice Fiorentino

PORDENONE. Si è inaugurata ieri, a Pordenone, la decima edizione de "Le Voci dell'inchiesta", rassegna curata da Cinemazero che fino al 9 aprile esplorerà temi di strettissima attualità attraverso una selezione di documentari provenienti dai festival internazionali di mezzo mondo.

Tra gli ospiti della prima giornata è intervenuto Marcello Sorgi, che dopo la proiezione del documentario di Antonio Bellia "La corsa de L'Ora", ha incontrato il pubblico per raccontare la sua esperienza all'interno della redazione del quotidiano palermitano, dove il giornalista ex direttore del Tg1 e de "La Stampa" ha mosso i suoi primi passi, a soli 18 anni, sotto la guida dello storico direttore Vittorio Nisticò. «Questo è un film sulla storia del giornale nei vent'anni della sua direzione -racconta Sorgi- ma la vita quotidiana all'interno del giornale era a sua volta un film. Basta leggere le pagine del libro autobiografico di Nisticò "Accadeva in Sicilia" per capire. I giornalisti che animavano la redazione erano personaggi da film e il giornale è stato il primo che abbia messo la parola "mafia" in prima pagina, in anni in cui questo termine non si scriveva neppure sulle sentenze». «Nel 1958 - ha raccontato Sorgi - Nisticò aprì un'inchiesta sulla mafia e alla seconda puntata questi fecero saltare la rotativa con una bomba. L'inchiesta era condotta da un pool di sette diversi giornalisti che firmavano insieme sotto pseudonimo perché rischiavano veramente la vita. Erano tutti esponenti della prima generazione di giornalisti che rifondarono il giornale assieme a Nisticò, e oltre a questi c'era mio padre, avvocato della testata che firmava con il nome di Castrense Dadò». «Nisticò - prosegue Sorgi - era il formidabile animatore di una squadra che abbracciava tre generazioni di giornalisti: la prima, quella dei suoi coetanei, nati negli anni '20, la successiva, ovvero quella dei ventenni negli anni '60, e la mia, la più fortunata, che avevamo circa vent'anni a metà degli anni '70. A poco a poco abbiamo avuto la possibilità di trasferirci e molti di noi, in seguito, hanno diretto o lavorato per importanti testate editoriali, alcuni di noi anche all'estero». «Siamo andati tutti - ha continuato il giornalista - a lavorare in testate più grandi con un'attrezzatura professionale che ci ha consentito di far carriera senza passare per la gavetta. Nisticò ci aveva abituati alla dura militanza di un giornale di frontiera e ci aveva trasmesso il suo gusto per l'inchiesta». «Con lui - ha concluso Sorgi - si cominciava a lavorare alle sette del mattino e alle otto non c'era più nessuno in redazione, ci buttava tutti fuori. Uno in questura, l'altro dai carabinieri, l'altro ancora in regione, dappertutto. La radio intercettava le frequenze della polizia e, spesso, sul luogo di un delitto arrivavamo insieme alle forze dell'ordine. È stato un grande maestro». Tra gli eventi di oggi, il primo dei tre appuntamenti previsti nel "focus Isis": la proiezione in anteprima nazionale (ore 17.45) di "The confession", storia di un cittadino inglese-pakistano detenuto per più di 4 anni a Guantanamo senza accuse a suo carico. In serata, alle 20.45, ospite il regista Francesco Munzi che presenzierà alla proiezione del suo documentario "Assalto al cielo".

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo