Malkovich diventa Marilyn, il Che, Einstein e l’obiettivo di Sandro Miller li fa rivivere

Da oggi al 31 gennaio al Magazzino delle Idee in prima italiana la riproduzione “attoriale” delle opere di grandi ritrattisti 
Da sinistra, la riproduzione del ritratto di Alfred Hitchcock (Albert Watson), di Meryl Streep (Annie Leibovitz) e delle “Gemelline” di Diane Arbus
Da sinistra, la riproduzione del ritratto di Alfred Hitchcock (Albert Watson), di Meryl Streep (Annie Leibovitz) e delle “Gemelline” di Diane Arbus

TRIESTE. Un sapiente trucco, un perfetto travestimento, una messa in scena accurata. E poi una invidiabile gestione delle luci. Il fotografo americano Sandro Miller ha fatto rivivere le opere dei grandi ritrattisti che negli ultimi 90 anni si sono cimentati con le star del jet set ricavandone delle immagini-icone. Miller nel suo progetto ha coinvolto l’attore John Malkovich che davanti all’obiettivo è camaleonticamente diventato Meryl Streep, Robert Mapplethorpe, Mick Jagger, Andy Warhol, Che Guevara, Jack Nicholson, Albert Eistein, Marilyn Monroe, Alfred Hitchcock, Salvador Dalì, John Lennon e Yoko Ono.

Il sofisticato lavoro di “Miller & Malkovich” è confluito nelle pagine di un libro - catalogo edito da Skira e in una mostra che da oggi fino al 31 gennaio sarà visibile negli spazi del Magazzino delle idee per iniziativa della Regione e dell’Erpac.

Si tratta di una “prima” assoluta in Italia, di un confronto inedito sia con le performance di un attore famoso come John Malcovich, sia con un fotografo che ha realizzato in cinque anni di lavoro a partire dal 1998 un mitico reportage – quasi uno studio antropologico - tra i motociclisti americani, la loro cultura ai margini della società, le loro Harley Davidson. Ha per titolo “American Bikers”. Di John Malcovich va citata la collaborazione con Robert Altman, Paul Newman, Steven Spilberg, Bernardo Bertolucci, Michelangelo Antonioni, Win Wenders, Liliana Cavani, Clint Eastwood, Gabriele Salvatores, Leonardo Di Caprio, Gerard Depardieu. Tra i suoi film più celebri, “Relazioni pericolose”, “La maschera di ferro”, “Red”, “The Elephant Man”.

Com’è facilmente comprensibile la coppia “Miller & Malcovich” si è sempre espressa ai massimi livelli e anche in questa performance fotografica e mimica-attoriale, mette in mostra il proprio straordinario talento. Non è infatti facile rivisitare il lavoro di ritrattisti diversissimi tra loro per stile e linguaggio. John Malcovich diventa Albert Einstein che nel lontano 1951 mostra la lingua al fotografo Arthur Sasse. Poi si trasforma nel Che ritratto nel 1960 da Albert Korda.

E ancora in Jack Nicholson truccato da Joker per Herbert Riss nel 1988. In questo gioco di specchi e di travestimenti Sandro Miller sceglie l’inquadratura di Albert Watson per fotografare John Malcovich nei panni e non solo di Alfred Hitchock che indossa l’abito nero del boia ed esibisce nella mano come un trofeo una povera oca uccisa e spennata.

Si potrebbe continuare a lungo nell’illustrare questa galleria di ritratti, ma non si possono non citare la rivisitazione delle “Gemelline” di Diane Arbus e della “Madre migrante” di Dorothea Lange, un’icona della grande depressione americana degli Anni Trenta. John Malkovich diventa una ragazzina, una giovane donna, uno scienziato anziano, un attore di mezza età, un pugile nel pieno della carriera come Muhammad Alì: cambia sesso, data di nascita, espressione, atteggiamento cupo o gioioso, sensuale o ammiccante. «È diventato la mia tela, la mia Musa» ha affermato Sandro Miller.

Per far apprezzare al pubblico il lavoro meticoloso di “Miller & Malcovich” all’interno del Magazzino delle idee saranno esposte le riproduzioni delle fotografie che hanno ispirato i diversi scatti. «Ognuno di noi ha una persona che ammira più delle altre» ha sostenuto Sandro Miller. «Può essere un attore, una figura religiosa, una star dello sport o della cultura. Per me i grandi maestri della fotografia sono come i campioni sportivi. Ammiro Irving Penn, Richard Avedon, Annie Leibovitz e tutti gli altri autori che presento in questa rassegna. Ho ricreato le immagini di questi grandi maestri in segno di rispetto, amore e ammirazione. Non ho voluto fare una parodia ma rendere omaggio a questi maestri che hanno cambiato il mio punto di vista sulla fotografia che è una cosa seria. Le loro immagini mi hanno fatto diventare il fotografo che sono oggi».

Accanto alle foto diventate quasi immagini devozionali e alla loro rivisitazione, le curatrici della rassegna Anne Morin e Simona Cossu, propongono tre ritratti che non fanno parte del progetto originario. John Malkovich assume le fattezze di Adolf Hitler, poi quelle di Papa Giovanni XXIII e infine quelle di Salomè che esibisce su un vassoio la testa mozzata di Giovanni Battista.

Su questo sanguinoso episodio narrato dai Vangeli di Marco e Matteo, si sono cimentati numerosi pittori, scrittori, musicisti e registi. Tiziano, Caravaggio, Gustave Moreau, Klimt e Franz von Stuck, molto apprezzato proprio da Hitler. Ne hanno scritto tra gli altri Oscar Wilde, Gustave Flaubert , Charles Baudelaire e Giovanni Testori; dal dramma di Wilde, Richard Strauss ha ricavato un’opera lirica, mentre nei film dedicati a Salomè vanno citati Carmelo Bene e Ken Russel.

Questa sfilata di autori dimostra, quanto ricca di riferimenti storici e culturali sia il lavoro di “Miller & Malcovich”. I 61 ritratti in bianco e nero e a colori esposti al Magazzino delle idee hanno iniziato a prender forma nel 2013 mentre il rapporto di collaborazione tra i due autori era iniziato nel lontano 1990 nella sede del Steppenwolf Theatre Company di Chicago, di cui John Malkovich è uno dei fondatori. Il ritratto reinterpretato con cui il progetto si avviò, fu quello di Truman Capote fotografato da Irvin Penn. 
 

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