Magritte e Duchamp rivoluzionari del ’900

A Bologna 180 opere dal Museo di Gerusalemme
La difficile via intrapresa dai dadaisti prima e dai surrealisti poi, ha originato un sorprendente numero di opere destinate a sconvolgere l’ordine ragionevole dell’arte conosciuta fino a quel momento. La necessità d’indipendenza intellettuale, il bisogno di libertà intesa come nuovo modello espressivo, la lotta al conformismo sono le basi dell’innovativa sintassi dei “Rivoluzionari del 900”.


A Bologna, a Palazzo Albergati, fino al prossimo 11 febbraio si possono ammirare 180 opere provenienti dall’Israel Museum di Gerusalemme. “Duchamp, Magritte, Dalì. I Rivoluzionari del '900” una mostra curata da Adina Kamien-Kazhdan che si avvale del prestigioso allestimento di Oscar Tusquets Blanca, conosciuto in Italia anche per la realizzazione della stazione Toledo della metropolitana di Napoli. In occasione dell’esposizione l’architetto catalano ha ricostruito all’interno di Palazzo Albergati il “Viso di Mae West come appartamento” (1934-35) di Salvador Dalì. Lo aveva promesso alla diva lo stesso Dalì dicendole: «Il tuo viso è un sogno che trasformerò in un soggiorno».


In realtà inizialmente il ritratto di Mae West nacque come dipinto surrealista e infatti i tratti somatici dell’attrice erano rappresentati quali oggetti di arredo nello spazio prospettico del suo volto-stanza. Molti anni dopo Oscar Tusquets Blanca, amico dell’eccentrico artista, convinse Dalì, mentre allestiva per lui il museo di Figueres, in Spagna, a farne davvero una stanza. Da allora l’architetto ne ha consentite e supervisionate circa tre repliche compresa questa della mostra “I Rivoluzionari del '900”.


La curatrice Adina Kamien-Kazhdanporta porta per la prima volta a Bologna la collezione di Arturo Schwarz, scrittore, poeta e collezionista milanese che tra il 1972 e il 1998 donò oltre 700 opere all'Israel Museum di Gerusalemme.


L’esposizione si snoda attraverso un percorso tematico che si articola in cinque sezioni: Accostamenti sorprendenti; Automatismo e subconscio; Biomorfismo e metamorfosi; Desiderio: musa e abuso; Il paesaggio onirico. Pittura, scultura, assemblaggio, fotografia, collage, fotomontaggio, una rassegna dettagliata di un periodo storico con le opere dei protagonisti del dadaismo e del surrealismo accompagnano il visitatore in un universo di sogno, di libertà ed autonomia culturale denso di emozioni.


Marcel Duchamp attrae il fruitore, al primo piano di Palazzo Albergati, con la celebre "Ruota di bicicletta" (una replica del 1964) e con lo "Scolabottiglie", affiancato dagli oggetti ironici di Man Ray. La visita continua con opere di Mirò, Masson, Morandi, De Chirico, Dalì, Picabia, Tanguy, Picasso.


L’esposizione degli artisti irriverenti culmina con “Le Chateau de Pyrenees” (The Castle of the Pyrenees di Magritte), l’opera che il grande surrealista belga realizzò per l’amico Harry Torczyner nel 1959. Purtroppo l’ubicazione di questo dipinto risulta un po’ sacrificata, probabilmente una maggiore distanza e profondità (come avvenne al Musée Royaux des Beaux-Art de Belgique a Bruxelles, 1998, nel centenario della nascita dell’artista) avrebbe reso maggiore giustizia alla percezione emotiva dell’opera.


René Magritte rifiutava il titolo di artista, diceva di essere solo un uomo che “pensava” e che, come altri si esprimevano con la musica o con la letteratura, lui si esprimeva attraverso le immagini. Quando qualcuno cercava di interpretare i suoi quadri scherzosamente rispondeva: «È più fortunato di me».


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