L’ultima sapida pergola da Gigi sul colle di Servola
«Andemo a Servola, sotto la pergola...». Più facile a dirsi che a farsi. Perchè la popolare canzone triestina fotografa tempi che non ci sono più, quando questa propaggine collinare della città pulsava di vita propria, la gente era allegra e “materana”, viveva per un Carnevale la cui eco si è via via stemperata e non inondava, non ancora almeno, i giornali di cupe proteste contro la Ferriera. E perchè le stesse “pergole”, nel rione, si contano ormai sulle dita di una mano. Un altro secolo, veramente. Cos’è rimasto, allora, di quell’epoca? Di sicuro “Da Gigi”, osteria storica la cui attuale gestione resiste da più anni di quanti possiamo ricordarne, così come la cucina ruspante di Benita (nomen omen) che gestisce con fiero cipiglio il menu. Fanno bene al cuore, posti come questo. Perchè in città, nell’intera città, ne sono rimasti pochi. Fedeli alla linea in cucina. Casalinghi nel senso migliore del termine. Accoglienti. Sorprendenti, anche, quando ti presentano un baccalà passato al pestello, come si faceva una volta, e non al minipimer.
È un’escursione nel passato, un deja vu continuo, questo “Gigi”. Ti ricorda pranzi familiari interminabili, magari con la variante di un bel giardino in cui svagarsi (e loro ne hanno uno notevole), sublima la triestinità a tavola senza tirarsela troppo, ti nutre al meglio, con porzioni nè “francesi” nè da anoressici ma, semplicemente, giuste. Benita si schermisce quando le fai notare la meraviglia della sua cucina basica. Fa quello da sempre, e le pare naturale.
Ma non è così. Provare per credere, la straordinaria qualità dei suoi spaghetti alle vongole veraci. Un piatto classico, visto e stravisto, ma che nelle sue mani assume connotati inediti. Intanto le vongole: gigantesche e saporite, neanche le avessero appena pescate ad Amalfi. E poi la pasta, sapida, gustosa, splendidamente cotta. Un must.
Sul pesce, che poi è l’offerta caratterizzante del locale, potete mettere le mani sul fuoco. A seconda delle stagioni, vi può capitare un fantastico sautè di canestrelli come altre delizie di mare, un risotto saporito o un fritto che, neanche a massacrarlo con la forchetta, vi rilascerà una goccia d’olio. Perfetto. Notazione che vale anche per i pesci di giornata, la cui varietà sta in diretta dipendenza con le offerte del mercato: quello che c’è c’è, e si cucina. Persino su di un piatto che non si presta certo a considerazioni gourmet, le patate fritte, rigorosamente tagliate a meno, c’è di che strabuzzare gli occhi: mitiche! E anche se la cuoca non vi darà mai la soddisfazione di spiegare il segreto che sta dietro a quest’offerta sopraffina, e si limita a esaltare la qualità del tubero scelto, qualche sospetto ce l’abbiamo...
Con Franco e Zelko affabili ambasciatori del gusto in sala e vini della casa generosi, si viaggia sui 30-35 euro. Sì, a Servola si può ancora sorridere.
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