Luciana Castellina «La passione politica è soprattutto questione amorosa»

Tre coppie di persone, tre storie che al centro hanno l'amore e il credo politico. Il poeta turco Nazim Hikmet e Münevver Andaç, i greci Argyrò Polikronaki e Nikos Kokulis, gli americani Sylvia e Robert Thompson. Sono questi i protagonisti dell'ultimo libro di Luciana Castellina intitolato "Amori comunisti" (Nottetempo, pagg. 220, euro 16) che la scrittrice e giornalista romana, parlamentare comunista, più volte eurodeputata e presidente onoraria dell'Arci, presenta oggi alle 18 alla libreria Lovat di Trieste con Antonio Cobalti. Nel libro il connubio amore–politica è sinonimo, di volta in volta, di sofferenza, di avventura, anche di incoscienza.
Signora Castellina, perchè scrivere oggi questo libro?
«L'ho fatto perché queste sono delle storie che ho visto coi miei occhi con protagoniste persone care che ho conosciuto. Oggi sembra che parlando di politica si parli di cose sporche, di interessi privati, invece la passione per la politica è anche, e soprattutto, una questione amorosa. Ho presentato questo libro per la prima volta con Giuliano Ferrara nel giorno in cui la fidanzata di Luigi Di Maio diceva che aveva lasciato il vice premier perché l'amore non è compatibile con la politica. Io credo invece che la passione per il proprio paese e per la vita pubblica sia il fuoco che arde nel cuore di un politico, in particolare di un comunista. E certo c'è anche la sofferenza: nella storia dei guerriglieri greci che racconto, la donna alla morte del suo uomo afferma che il loro matrimonio era stato felice, anche se in realtà hanno affrontato sempre le pene dell'inferno».
In tempi di grande disillusione verso la politica il libro può insegnare qualcosa ai giovani?
«L'anno scorso sono andata in giro per il mondo a parlare dei cinquant'anni del '68 e tutti quelli che hanno vissuto quel periodo ripetevano che erano stati molto felici perché erano usciti dalla solitudine, si erano sentiti protagonisti e non più sudditi della storia. Oggi i ragazzi hanno una visione purtroppo distorta della politica e ci vedono solo la corruzione e il marcio. Ma don Milani diceva qualcosa che dovrebbe illuminare ancora oggi: "I miei problemi alla fine sono uguali a quelli degli altri: affrontarli insieme è fare politica". La politica rende felici perché è un'attività che si fa insieme».
Se l'intensità delle passioni politiche è decisamente scemata, qual è la responsabilità dei partiti?
«Le colpe sono di chi ha rappresentato la politica in questi anni. I partiti si sono trasformati in gestori del potere. Non è un problema solo italiano ma di tutto il mondo occidentale: i corpi intermedi che collegano il cittadino con l'esecutivo sono venuti meno ed è ovvio che così la gente pensa che la politica sia esclusivamente una gestione del potere».
Trieste è nel cuore di Luciana Castellina?
«La considero la mia città, in parte. Mio nonno era triestino, era amico di Guglielmo Oberdan e come lui fuggì per non combattere nell'esercito asburgico. La mia educazione è stata mitteleuropea: secondo me a Trieste c'è sempre stata una maggiore libertà nella mentalità delle persone. Certo, ci sono sempre stati costumi puritani ma il dinamismo e l'iniziativa dei triestini sono unici».
E le polemiche nazionali di questi giorni?
«Le foibe sono state una tragedia orribile ma quando Salvini le paragona ad Auschwitz significa che non conosce la storia. Quando da ragazza ho scoperto cosa significasse il termine "s'ciavo" sono diventata comunista».
Una battuta su Renzi e il Pd...
«Dubito che ormai sia un partito di sinistra, adesso fa opposizione al governo ma da destra. Il suo gruppo dirigente è uscito e questo è gravissimo. La mia speranza è nei giovani volenterosi». —
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