Luciana Castellina: «Il Covid ha esasperato una condizione di soprusi»

La scrittrice e giornalista spiega perché aumentano le discriminazioni: «Viviamo un periodo ambiguo»
01/02/2018 Roma, Universita' La Sapienza aula I di Lettere, Sessantotto per Ritrovarsi.... esattamente a cinquant'anni dall'occupazione della facolta' di Lettere e Filosofia dell'Universita' di Roma, sulla cui scia in pochi giorni sarebbero state occupate quasi tutte le facolta' universitarie in Italia. Nella foto Luciana Castellina
01/02/2018 Roma, Universita' La Sapienza aula I di Lettere, Sessantotto per Ritrovarsi.... esattamente a cinquant'anni dall'occupazione della facolta' di Lettere e Filosofia dell'Universita' di Roma, sulla cui scia in pochi giorni sarebbero state occupate quasi tutte le facolta' universitarie in Italia. Nella foto Luciana Castellina

l’intervista



C’è una parola che suona terribile e odiosa, un neologismo di cui faremmo tutti a meno ma che serve a indicare con precisione una forma di delittoparticolarmente efferata e subdola: femminicidio. E ci sono le discriminazioni dal punto di vista lavorativo e salariale che ancora oggi colpiscono gran parte delle lavoratrici. La Festa internazionale della donna serve a far luce e a concentrare l’attenzione su molti angoli oscuri che riguardano l’universo femminile. Per la scrittrice e giornalista romana Luciana Castellina, parlamentare comunista, più volte eurodeputata e presidente onoraria dell’Arci, la ricorrenza dell’8 marzo è più necessaria oggi che in passato e deve essere celebrata senza esitazioni. «Viviamo un periodo ambiguo - dice Luciana Castellina - in cui l’unico movimento vincente, a livello planetario, è quello delle donne». E ribadisce come in diverse parti del mondo questa festa sia grande e sentita e come le manifestazioni si svolgano dappertutto, in Europa, in cui ci sono paesi dove il ruolo della donna è ancora tutto da conquistare – ad esempio la Polonia e l’Ungheria – fino all’America Latina. Di femminicidio, parola tristemente all’ordine del giorno, sembra non si possa mai smettere di parlare. «Il modo di parlare della violenza sulle donne - continua Castellina - è cambiato e oggi le donne non vengono ammazzate perché sono delle poverette indifese ma perché si ribellano e i maschi, che detengono il potere, non lo sopportano: gli uomini si vendicano ma perdono autorità, sono nevrotici. La cosa che mi viene spontaneo aggiungere è che senza spargimento di sangue non c’è rivoluzione e la rivoluzione delle donne è importante e forte».

A complicare le cose ci si è messo anche il Covid: a causa della pandemia le donne stanno pagando un prezzo molto alto tra i licenziamenti e le violenze domestiche. E, come sottolinea la parlamentare, per molte coppie in crisi i cambiamenti sono qualcosa di insopportabile e restare chiusi in casa certamente non aiuta a risolvere i problemi, anzi aumenta le frizioni. E L’Unione Europea? Fa qualcosa per aiutare le donne? «Già lo stato nazionale non può farlo - risponde la politica - figuriamoci l’Europa. Sono le donne che devono imporre un cambiamento, bisogna strappare conquiste, pagare i lavori non pagati, ottenere più diritti per le lavoratrici. Ci vogliono leggi per modificare il sistema, gli orari di lavoro e tutte quelle regole create per una società forgiata dal modello maschile che non è un modello neutrale. Oggi le donne per accedere a carriere importanti devono affrontare sacrifici e la maternità le penalizza ancora».

Trieste è stata storicamente un avamposto dell’emancipazione femminile ed è una città in cui le donne si sono sempre distinte. Luciana Castellina lo sa bene e considera Trieste la sua città in quanto il nonno era triestino e la sua educazione è stata mitteleuropea. «Secondo me - dice - a Trieste c’è sempre stata una maggiore libertà nella mentalità delle persone. Ma adesso la parola “emancipazione” non si usa più, è un concetto razzista, l’obiettivo per le donne non è diventare come i maschi ma far sì che le differenze ricevano la stessa valorizzazione senza mascherarsi da uomini. Le triestine sono sempre state più libere perché la Mitteleuropa era economicamente e socialmente avanzata, hanno cominciato a lavorare prima delle altre donne nel resto d’Italia». Secondo Castellina oggi le donne-simbolo vivono nelle comunità del Terzo mondo, le eroine principali sono quelle donne che in Africa o in America Latina dirigono la propria comunità e hanno un peso nel contesto sociale in cui sono inserite, pur con mille disagi. —

Riproduzione riservata © Il Piccolo