Lucia Mascino nella follia dei sentimenti
L’attrice di “Babylon Sisters” protagonista in “Amori che non sanno stare al mondo” di Cristina Comencini

I grandi amori sono come i peli: li puoi estirpare, ma poi continuano a rispuntare fuori. L’ironica ma lucidissima similitudine arriva dal nuovo film di Francesca Comencini “Amori che non sanno stare al mondo”, in questi giorni al cinema e già Premio del Pubblico al Festival di Locarno, un’intelligente commedia sentimentale che racconta la fine di una coppia e il tortuoso percorso di una donna per ricentrarsi su se stessa, magari da single. A interpretare la protagonista Claudia è l’attrice Lucia Mascino, famosa per la webserie “Una mamma imperfetta” («un ruolo dove mi sentivo comoda e libera, e un'occasione preziosissima: ha cambiato il mio percorso dandomi un po’ di popolarità, necessaria per poter lavorare»), ma anche per “Braccialetti rossi” e “I delitti del BarLume” in tv, e tanti film d’autore, fra gli ultimi “Babylon Sisters”, girato a Trieste. La sua Claudia, professoressa universitaria, annega nella paura di perdere il fidanzato e collega Flavio (Thomas Trabacchi), poi soffre fino quasi ad annullarsi per essere stata lasciata. Eppure è una donna colta, bella, con un lavoro prestigioso. «Non ci si può difendere totalmente dai sentimenti con gli strumenti dell'intelletto», afferma l’attrice. «Mi ha sempre colpito come nella vita possiamo essere guidati da parti di noi così diverse. Claudia combatte anche per Flavio, ma non ci si può sostituire alla scelta dell'altro, anche se è quella sbagliata. Come in "Io e Annie” di Woody Allen, alla fine ti porti via l'idea di loro due insieme».
Le è capitato un amore tanto totalizzante?
«Certo - risponde Luscia Mascino - . Alcuni momenti del film sono nati da considerazioni e racconti personali usciti durante le prove. Ho attraversato anche io quella follia, quella necessità di unione che se non c'è ti crolla il mondo addosso, quando l'assenza dell'amato diventa acuta presenza. Da adulti è ancora più strano ma succede: provo tenerezza per quanto fragili si possa essere».
Claudia ha una relazione con una studentessa: l’amore con una donna è un passo cruciale del suo percorso di rinascita…
«Mi piace molto che per una volta possa esserci questo tema senza che diventi quello centrale, nella speranza che non ci sia più bisogno di sottolinearlo, perché è diventato normale. Il film lascia ai suoi protagonisti la libertà di essere se stessi, tra fluidità di generi sessuali e scene di repertorio anni ‘50 che fanno da controcanto alla trasformazione dei ruoli e degli stereotipi di genere. È un film che, oltre a mostrare l'amore, ne ragiona tantissimo».
È vero che ha debuttato a Trieste?
«Il mio primo spettacolo è stato proprio “Rappresentazione della passione di Cristo”, prodotto dal Teatro Stabile del Fvg con la regia di Antonio Calenda, dove interpretavo Maria Maddalena con i capelli corti corti, al Teatro Rossetti. Due anni fa per “Babylon Sisters” ho conosciuto invece la Microarea di Ponziana: ho molto apprezzato il lavoro che fanno sul territorio. Il mio personaggio era ispirato a Monica Ghiretti, la bravissima referente».
Cosa le hanno insegnato 20 anni di collaborazione con Filippo Timi, dal teatro fino al film “Favola” che presentate domani al Torino Film Festival?
«Filippo è un artista completo che scrive, dirige, interpreta. In un punto di crisi della mia vita lui mi ha preso in braccio, mi ha regalato dei personaggi che mi hanno fatto scoprire potenzialità di me che non conoscevo. Per chiudere con una frase legata ad "Amori che non sanno stare al mondo", che allarga l'orizzonte del possibile femminile, a volte non sappiamo fino a dove possiamo spingerci. Ma, come dice Foucault, “siamo più liberi di quanto non pensiamo”».
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