Louise Brooks, frammenti di divina
Stasera a Pordenone i ventitrè minuti di “Now we’re in the air”

PORDENONE. Con l’inconfondibile capello a caschetto e infilata in un tutù nero mozzafiato, Louise Brooks, diva affascinante ed enigmatica divenuta simbolo della femme-fatale, è promossa a pieno titolo icona della 36° edizione delle Giornate del Cinema Muto.
Stasera alle 20.30, al Teatro Comunale Verdi di Pordenone, sarà proiettato in anteprima internazionale un frammento eccezionale della sua folgorante carriera: si tratta di ventitré minuti, restaurati su pellicola, del film “Now we’re in the air”, riscattati dall’oblio dallo storico Robert Byrne (presidente del San Francisco Silent Film Festival) che li ha rinvenuti nell’archivio di Praga.
Correva l’anno 1927 e l’attrice allora ventunenne, proveniente dal Kansas, muoveva ancora i primi passi nel mondo del cinema. Di quel suo secondo anno a Hollywood, quando ancora era destinata a ruoli secondari, tutto è andato perduto. Ciò aggiunge valore alla scoperta di questi fotogrammi preziosissimi e unici in cui la Brooks fa solo una breve apparizione, sufficiente però a illuminare lo schermo con il suo irresistibile carisma.
Il film è ambientato durante la prima guerra mondiale nell’ambiente dell’aviazione. Era ancora vivissima l’impressione della trasvolata atlantica del maggio 1927 di Lindbergh e il lancio pubblicitario del film presentava i due protagonisti come i “due folli Lindbergh”: due cugini a caccia di un’eredità del nonno scozzese, che si innamorano di due gemelle cresciute una in Francia e l’altra in Germania, interpretate entrambe da Louise Brooks.
L’esperienza sul set di “Now we’re in the air” deve esserle rimasta a cuore, se lei stessa, nell’autobiografia “Lulu a Hollywood”, afferma che la sua foto preferita in assoluto è quella che la ritrae in una posa spontanea, in compagnia dello sceneggiatore Keen Thompson, proprio durante le riprese.
Dopo questo film la carriera dell’attrice decollò definitivamente, ed esaurito il contratto con la Paramount, la Brooks fu richiesta anche in Europa, dove lavorò con G.W. Pabst dando vita all’indimenticabile personaggio di Lulù nel film “Il vaso di Pandora”. Il suo magnetismo carico di sensualità, il fascino insieme torbido e innocente, una certa ostentata libertà di costumi, ne fecero l'incarnazione stessa della femminilità moderna. Finendo per ispirare, qualche decennio più avanti, il personaggio di Valentina immaginato da Crepax.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo
Leggi anche
Video