L’orsetto “diverso” sboccato e mai banale lotta per i suoi diritti

Divide questo “Ted 2”, qualcuno lo amerà più del precedente, altri continueranno a tessere le lodi del primo capitolo della serie come termine di paragone. Quel che è certo è il nome che sta dietro l’intera operazione, quel Seth MacFarlane, creatore de “I Griffin”, che ha fatto dell’irriverenza il suo marchio di fabbrica. Questa volta, l’indisciplinato orsacchiotto Ted si è sposato con Tami-Lynn e vuole avere un figlio con lei, ma lo Stato non riconosce i suoi diritti civili perché lo ritiene un bene, non una persona. Affiancato dal suo “rimbombamico per la vita” John (Mark Wahlberg), fresco di divorzio, Ted si rivolge alla giovane avvocatessa Samantha per far causa al Governo e dimostrare al mondo di essere un individuo come tutti gli altri. Sullo sfondo c’è anche un complotto della Hasbro, desiderosa di rapirlo e studiarlo, così da poterlo replicare…
Se nel primo Ted il protagonista era l’umano, in questo è l’orsacchiotto a farla da padrone. Se il tema era quello degli adulti mai cresciuti, questa volta è il razzismo e una critica a ogni abuso della diversità. Come i gay e gli afroamericani, anche il peluche del titolo lotta per essere riconosciuto un semplice essere umano, e lo fa con una leggerezza mai banale, con gag e situazioni che non mancheranno di generare la risata del pubblico. Sboccato, trasgressivo e irresponsabile, simpatico in maniera irresistibile, tre anni fa, Ted ha incassato la bellezza di duecento milioni di dollari in tutto il mondo. Vedremo cosa accadrà tirando in ballo i più elementari diritti civili. L’accoppiata composta da Wahlberg e Ted-MacFarlane funziona ancora alla perfezione, dialoghi immaturi e decisioni fuori di testa. Novità che funziona è l’avvocatessa Amanda Seyfried, che ci propone un’esilarante evasione dal rigore della figura professionale che rappresenta. Il punto di forza del papà dei “Griffin” resta lo slapstick, praticamente lo strumento comico più vecchio al mondo. Sgambetti, pugni in faccia, salti ed esplosioni, una dinamica dei corpi che tante volte ha fatto cadere i comici sopra bucce di banana. Costo zero e grande efficacia, una risata elementare che non ha bisogno di roboanti effetti speciali, incapace di invecchiare.
L’altra arma è il citazionismo cinefilo: il famoso sceneggiato drammatico “Radici” è trasmesso da un televisore acceso; si discute del franchise stalloniano “Rocky”; il tema principale della colonna sonora di “Jurassic park” è utilizzato in modo esilarante. Senza dimenticare l’incursione alla annuale convention del Comic-Con, in mezzo a travestimenti da Gollum, tartarughe ninja, Godzilla, Chucky la bambola assassina, Marty "Ritorno al futuro" McFly e personaggi di “Star Trek” e “Star Wars”. Seth MacFarlane scrive, dirige, interpreta (c'è lui dietro al performance capture e al doppiaggio dell'orsacchiotto), gioca con la cultura pop e con le sue celebrità, regalandoci più di un cameo. Fanno la loro comparsa star americane come Jimmy Fallon, Jay Leno e Tom Brady, che simpaticamente hanno messo la loro fama al servizio di uno dei personaggi più irriverenti degli ultimi anni. Fa il suo ritorno in scena anche il Sam Jones di “Flash Gordon” nei panni di se stesso e, in una divertente apparizione, Liam Neeson, impegnato in una performance analoga al Bryan Mills incarnato nella saga d'azione “Taken”. Morgan Freeman è l’avvocato per i diritti civili Patrick Meighan, e Giovanni Ribisi è ancora intenzionato a impossessarsi di Ted, sguazzando in un omaggio al cult “Breakfast club”, diretto nel 1985 da John Hughes. MacFarlane resta fedele a un approccio che nasce dalle sue esperienze televisive, micro-narrazioni all’interno di un macro-racconto, una struttura episodica in cui l’effetto comico è circoscritto al singolo evento. Approccio fatto di una comicità greve, politicamente scorretta, che si diverte a “scioccare” il pubblico con un’aggressività sempre più rara nel cinema hollywoodiano, ben più diffusa nel panorama tv. Quanto a Ted, è sempre empatico, vorresti essergli amico. E, la coppia di protagonisti funziona ancora, sorretta dai medesimi anti-valori, dalla stessa cultura popolare, la nostra. Alla fine si ride di gusto, senza risparmiare niente e nessuno.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo