L’Italia che risorge con i Macchiaioli Padova indaga le origini della bellezza

Con la presentazione in anteprima di un dipinto di Telemaco Signorini che ritrae due “Bambini colti nel sonno”, ma, sembrerebbe, quasi pronti a risvegliarsi, è stata annunciata la prossima mostra che ad autunno tornerà ad animare le sale di Palazzo Zabarella a Padova. Sarà intitolata “I Macchiaioli. Capolavori dell’Italia che risorge” dove il sottotitolo, volutamente ambivalente, intende suggerire come l’Italia dei macchiaioli si possa sovrapporre a quella del “dopo pandemia”, ugualmente desiderosa di bellezza, di libertà, di impegno, di luce e di sole, con la voglia di ritrovare le proprie origini, dalle quali ripartire e rifiorire.
Si tratta anche di un ritorno alle origini per lo stesso Palazzo Zabarella e per la Fondazione Bano creata nel 1996 dall’imprenditore padovano Federico Bano, allo scopo di promuovere, tutelare e valorizzare il patrimonio storico e artistico sia locale che nazionale. Dal recupero e restauro dello storico edificio padovano all’intensa attività espositiva che da subito si è concentrata in particolare sull’arte dell’Ottocento, Palazzo Zabarella ha saputo porsi negli anni come importante punto di riferimento per lo studio e la ricerca di ambito storico artistico oltre che come sede di eventi capace di richiamare più di un milione di visitatori.
La pittura dell’Ottocento italiano, con i suoi autori più e meno conosciuti, quali Boldini, De Nittis, Corcos, Zandomeneghi, è stata spesso protagonista delle mostre di Palazzo Zabarella che oggi ritorna a focalizzarsi sul movimento macchiaiolo rivisitandolo da punti di vista inediti e mediante una ricerca scientifica, filologica, rigorosa, approfondendo fonti spesso trascurate come quelle del collezionismo privato. I curatori Fernando Mazzocca e Giuliano Matteucci, hanno infatti voluto riandare agli albori del movimento indagando nella nutrita schiera di collezionisti e di mecenati e nella fitta rete di amici e critici intessuta intorno a maestri noti come Silvestro Lega, Giovanni Fattori, Giovanni Boldini, Telemaco Signorini, e meno noti ma non meno significativi, come Adriano Cecioni, Odoardo Borrani, Raffaello Sernesi, Vincenzo Cabianca.
Le ricerche hanno fatto emergere un universo di sostenitori e collezionisti che vanno dai colleghi pittori come nel caso di Cristiano Banti, ai critici e letterati come Diego Martelli che nella sua tenuta di Castiglioncello invitava gli artisti macchiaioli a dipingere all’aria aperta. Per giungere quindi a personalità quali Ugo Ojetti, trait d’union tra collezionismo ottocentesco e quello del Novecento o l’imprenditore, amante dell’arte, Riccardo Gualino che nei suoi acquisti si fece consigliare dal critico e storico dell’arte Lionello Venturi.
Come ha illustrato Federico Bano, delle 110 opere che verranno proposte in mostra solo una parte appartengono a grandi musei nazionali come le Gallerie degli Uffizi e Palazzo Pitti di Firenze o la Galleria d’arte moderna di Roma; tante provengono da collezioni private e molte sono assolutamente poco viste o addirittura inedite.
Tra i diversi dipinti si potranno ammirare “L’Arno a Bellariva” di Fattori, “Al sole” di Cabianca, “Il canto di uno stornello” di Lega, “Mietitura a San Marcello. La raccolta del grano sull’Appennino” di Borrani, “L’antica pescaia a Bougival” di De Tivoli.
La città di Padova, tra le prime in Italia ad aprire i suoi musei e le sue sale espositive dopo il lockdown, si prepara ora ad un grande autunno d’arte con l’attesa mostra “Van Gogh. I colori della vita” al Centro culturale San Gaetano, per la cura di Marco Goldin, e questa importante rassegna allo Zabarella che aprirà i battenti il 24 ottobre per rimanere visitabile fino al 18 aprile 2021. —
Riproduzione riservata © Il Piccolo