L’ircocervo un mostro terrestre che da Aristotele arriva a Berlusconi

PAOLO MARCOLIN
L’ircocervo è quel mostruoso animale con le corna di cervo e il corpo di caprone che Aristotele usò per dimostrare che una parola può avere significato anche quando indica qualcosa che non esiste, Croce adoperò per condannare il liberalsocialismo e pochi mesi fa Berlusconi ripescò per bollare l’alleanza tra Lega e 5Stelle. Figura inventata ma vitalissima, come tante altre nate dai racconti sulle origini del mondo: Aristofane, nella commedia ‘le Rane’, per prendere in giro Eschilo ne paragonò il linguaggio ampolloso all’ippogallo, una creatura metà cavallo e metà gallo. Nell’antichità era comune mescolare, nei racconti mitologici, animali veri e immaginari. C’erano le ben note sirene, la manticora, una belva dal corpo di leone, volto umano e coda di scorpione che viveva nelle remote regioni dell’India e altri mostri marini, rettili mostruosi e animali paradossali. Secondo il libro di Giobbe, assieme alla creazione del mondo, dio diede vita a due mostri, Leviatano e Behemot, entrambi incarnazione del male.
Si sarebbe tentati di dire che la Bibbia è il primo esempio di letteratura fantasy, se non fosse che il fantastico come categoria letteraria corrisponde a una concezione moderna. Le rappresentazioni che a noi moderni paiono favolose non lo erano necessariamente per gli antichi. Lo sostiene, in ‘Dal Leviatano al drago. Mostri marini e zoologia antica tra Grecia e Levante’ (Il Mulino, 268 pagg., 20 euro) l’antropologa Anna Angelini, che analizza quelli che siamo abituati a considerare come esseri immaginari per eccellenza, ovvero draghi e mostri e cerca di individuare i diversi significati attribuiti loro nell’enciclopedia culturale degli antichi. Le funzioni cui rispondevano questi animali erano diverse, potevano mettere in scena, come nei miti fondatori, la lotta tra una divinità e un mostro acquatico che rappresentava il caos, oppure, rispondendo a un gusto puramente estetico, dovevano terrorizzare lo spettatore ricorrendo al gusto dell’orrido.
Dal punto di vista simbolico, è la tesi della studiosa, i mostri servono a esplorare i diversi spazi dell’immaginario culturale dell’antichità e a confrontare, sotto diversi aspetti, mondo ebraico e tradizioni greco romane, facendo emergere una serie di temi connessi alla percezione del mostruoso nel mondo antico.
Nell’accezione originaria monstrum definiva un ‘essere la cui anomalia costituisce un avvertimento, solitamente di origine divina’, poi nei secoli successivi questa definizione è stata ripensata nel senso di ‘cosa che esce dall’ordinario’. Angelini confronta gli orizzonti nei quali si sviluppano le narrazioni sugli animali mostruosi, il modo in cui esse variano nel tempo e nello spazio e vengono adattate a nuovi contesti culturali.
Nel libro di Giobbe, che risale all’inizio dell’età ellenistica, compaiono Behemot, un essere gigantesco tra il bovino e l’acquatico e il Leviatano, essere terrificante, che con la sua mole, le fauci e la corazza è capace di mettere paura perfino agli dei.
Vi sono poi i mostri marini come il grande animale della tradizione ebraica che è il pesce nel quale Giona viene inghiottito e nelle cui viscere vi soggiorna tre giorni e tre notti prima di essere riconsegnato sano e salvo all’asciutto.
Definito genericamente come grande pesce questa creatura non presenta nelle fonti ebraiche tratti di particolare mostruosità, mentre nei testi greci e latini e nell’iconografia paleocristiana evolve verso un modello dragonesco per poi divenire, nel XI secolo, una balena. Il Leviatano subisce una evoluzione inversa, perde il suo carattere di mostro primordiale per assumere sembianze di enorme pesce. Sia il racconto del pesce di Giona che le narrazioni sui mostri marini in Grecia e a Roma rielaborano il motivo mitico del mostro inghiottitore. I significati sono diversi: nella tradizione giudaico cristiana il simbolismo è legato alla morte e alla rinascita, nel mondo greco romano rappresenta l’aspetto più imprevedibile e distruttivo del mare.
Tutto questo formidabile bagaglio simbolico continuerà a viaggiare nel tempo, Thomas Hobbes dirà che lo stato assoluto è simile al Leviatano, mentre il simbolismo della balena percorre tanta letteratura, da Melville a Pinocchio. —
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