L’incantesimo tra Maria Callas e Pasolini in mostra a Casarsa
Apre sabato a Casa Colussi di Casarsa della Delizia la rassegna di immagini, articoli e documenti che ripercorre il rapporto tra il poeta e regista e il grande soprano protagonista di “Medea”

La diva delle dive e l’intellettuale fuori dal coro protagonisti di un amore impossibile che tra 1969 e 1970 imperversò sui rotocalchi d’Italia, tra gossip e foto rubate dai paparazzi, tra malelingue da un lato e aspettative di famigliari e amici dall’altro: questo e molto altro ancora fu il rapporto tra Maria Callas e Pier Paolo Pasolini. “Un incontro tra due corpi poetici” lo definisce Giuseppe Garrera, storico dell’arte e collezionista, insieme a Silvia De Laude, saggista e curatrice dell'opera omnia di Pasolini nei Meridiani Mondadori. I due sono i curatori della mostra “Pier Paolo Pasolini e Maria Callas. Cronaca di un amore” che viene inaugurata sabato 18 novembre alle 17 a Casarsa della Delizia (Pordenone) nella Casa Colussi, casa materna del poeta e regista, ora museo e sede del Centro studi Pier Paolo Pasolini che ha organizzato l'esposizione visitabile fino al 25 febbraio.

Venerdì l'anteprima per la stampa ha permesso di ricordare quella vicenda che tanto animò l'opinione pubblica e che ebbe un'eco nella stessa Casarsa, dove un giorno all'improvviso Pasolini arrivò guidando un'utilitaria con a bordo la divina per farle incontrare i suoi famigliari, scatenando l'entusiasmo degli abitanti del borgo friulano. La concitazione di quelle ore memorabili è stata ricordata da due testimoni oculari: il sindaco di Casarsa della Delizia Claudio Colussi, che viveva proprio di fronte alla casa della famiglia Pasolini-Colussi e dal maestro Elio Ciol che scattò delle foto di Pasolini e Callas attorniati dall’entusiasmo della gente e che ancora oggi sono ammirabili nell’esposizione permanente del museo pasoliniano. La mostra invece offre, accanto ai giornali originali dell’epoca (provenienti dalla collezione personale dello stesso Gallera) con gli articoli dedicati alla celebre “coppia”, le foto, anch’esse originali, in gran parte provenienti dall'archivio di Nadia Stancioff, segretaria e assistente di Maria Callas, scattate durante la lavorazione del film di Pasolini Medea, con la Callas protagonista, tra la Turchia e a Grado (sull’isola di Mota Safon, con il suo caratteristico casone immerso nella laguna).
«Un percorso espositivo – ha sottolineato la presidente del Centro studi Pasolini Flavia Leonarduzzi – che rafforza il nostro indirizzo di studi e di ricerche proponendo al pubblico anche aspetti inediti o poco noti della vita di Pasolini e del suo complesso universo». Oltre che al Comune, Leonarduzzi ha espresso gratitudine alla Regione, rappresentata dal consigliere Alessandro Basso, per il sostegno alle iniziative culturali del Centro. Presente pure il vicepresidente della Società Filologica Friulana Franco Colussi. Ma a distanza di più di mezzo secolo, si può dire che qualcosa - tra un Pasolini cdi cui era nota l’omosessualità e una Callas reduce dalla dolorosa fine della storia con il miliardario Aristotele Onassis - ci sia effettivamente stato?. «Sono stati presi da un incantamento reciproco. Ma se parliamo di amore, di sicuro lo credevano possibile coloro che li vedevano - hanno sottolineato De Laude e Garrera -: fu una commedia degli equivoci tra parti comiche e altre dolenti. Dagli articoli possiamo leggere la rabbia di Laura Betti, la gelosia di Ninetto Davoli, le speranze riposte e cullate di Susanna Colussi, la mamma di Pier Paolo, che si sogna suocera di Maria, le voci dei domestici, gli amici e conoscenti».
Ma passando per baci in pubblico e anche l’illusione di un matrimonio che sembrava a un passo, si arrivò infine all’allontanamento, pur nel solco di un affinità di anime, come testimonia l’ultima foto della mostra, con i due vicini ma persi ognuno nei suoi pensieri sul set cinematografico. «Tutta la lavorazione di Medea (compreso il periodo gradese, dove ci fu anche una festa cosiddetta di “fidanzamento” ndr) e la presenza della Callas - hanno concluso i curatori - con il suo volto, le movenze, i suoi gesti, le espressioni e l’aura, risultano, da scatti e testimonianze, essere stata una cerimonia di incantesimo, per Pasolini, fino allo stordimento. Ma, come si evince dalla mostra, una storia d'amore è sempre e in primo luogo una storia di bisogno d'amore, presa di coscienza della propria solitudine su questa terra, e dell’impossibilità d'oltrepassare, se non come momentanea illusione, la linea d'ombra del proprio destino».
La mostra è visitabile dal martedì al venerdì dalle 15 alle 19; il sabato e nei giorni festivi dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 15 alle 19. Ingresso libero.
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