L’happy hour? Ovvio, lo Spritz. E allora ringraziamo l’Austria
Nel 1979 la nobildonna veneziana Mariù Salvatori de Zuliani inserisce nella raccolta di ricette “Venezia nel bicchiere” anche il popolare Spritz. Vino fermo allungato con soda, un intermezzo dissetante e alcolicamente poco impegnativo, diffuso soprattutto in Veneto. Che si è poi evoluto con l’aggiunta amarognola e colorata del bitter in tempi più recenti, nel ben noto aperitivo a base di vino frizzante, soda, Aperol o Campari. Non esiste una preparazione univoca, ogni barman firma il suo Spritz, ma a grandi linee, dentro al calice con ghiaccio e fetta di arancio ci sono tre parti di prosecco, due di bitter e una di soda.
Qual è l’origine storica dell’aperitivo più gettonato dell’happy hour nazionale, peraltro oggi anche il drink più richiesto dai trendsetter europei e americani? A ripercorrere a ritroso - alle 18.30 - le tracce dalla prima versione naïve a quella evoluta contemporanea al Caffè San Marco, lo scrittore, giornalista e storico della gastronomia Alessandro Marzo Magno, autore di “Il genio del gusto. Come il mangiare italiano ha conquistato il mondo” (Garzanti). Introdotto dal giornalista Bruno Lubis, Marzo Magno ne racconterà vita, morte e miracoli in “La storia dello Spritz tra ieri e oggi”, tratta dal capitolo della sua ultima pubblicazione, in cui l’autore analizza la grande capacità evolutiva della cucina italiana e ripercorre la storia di alcuni dei cibi che rappresentano il fiore all’occhiello del made in Italy a tavola.
Tornando alle origini dello Spritz, protagonista di questo primo appuntamento - all’interno di un ciclo di incontri dedicati alla storia del cibo - è un gustoso retaggio che nasce durante la dominazione austriaca nel Lombardo Veneto verso la fine del ’700 e i primi dell’800: quando i soldati, un po’ per evitare di essere brilli in servizio e un po’ perché non abituati ai vini veneti di forte gradazione alcolica, facevano di necessità virtù: e cioè “spritzen”. In altre parole, allungavano con acqua gassata il vino. Abitudine che prese piede anche in Austria, dove tra le nobildonne di casa reale era molto glamour bere spritz.
«Trieste ha fatto un po’ da cerniera tra lo Spritz austriaco, una versione piuttosto semplice, e quello veneto più robusto, che si è poi evoluto di recente con l’aggiunta del sapore amarotico del bitter», spiega Marzo Magno. «Un passaggio fondamentale – aggiunge – per far uscire lo Spritz dalla dimensione locale grazie alle politiche di marketing dei grossi marchi che ne sdoganano l’immagine di aperitivo italiano modaiolo». Dopo la teoria la pratica: al termine della chiacchierata, degustazione dei vari metodi per preparare uno Spritz con i fiocchi.
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