Lezioni di storia: Colombo fra spazio e tempo

Nuovo appuntamento con le Lezioni di storia, sei appuntamenti questa volta dedicati a “Il viaggio”. Domenica 19 novembre, alle 11, al Terminal passeggeri della Stazione marittima, a ingresso libero fino a esaurimento posti, introdotto da Pietro Spirito, Franco Farinelli parlerà su “La scoperta - Cristoforo Colombo e l’America”. Il ciclo delle Lezioni di storia, ideato dagli Editori Laterza, è organizzato dall’Erpac-Ente regionale patrimonio culturale della Regione Friuli Venezia Giulia, con il contributo della Fondazione CRTrieste, la media partnership de “Il Piccolo”, la collaborazione di Trieste Terminal Passeggeri e il patrocinio del Comune di Trieste. Anticipiamo di seguito un brano dell’intervento di Franco Farinelli.
di FRANCO FARINELLI
Una volta tanto davvero i libri di storia dicono la verità: la modernità comincia con Cristoforo Colombo. Però per capire questo, dobbiamo capire bene come al tempo di Colombo il mondo fosse molto diverso da come lo conosciamo oggi. Era un mondo meno fisso, meno statico, più mobile. Per esempio che Colombo sia genovese è vero, però allora la città di Genova non era come la vediamo oggi ma, come città, si estendeva dalla costa atlantica spagnola e portoghese fino al Mar Nero. Perciò è storicamente impossibile stabilire dove fosse davvero nato Colombo.
Chi è dunque Colombo? Cristoforo Colombo è quel signore che prima degli altri, con la sua opera e la sua impresa, concretizza il principio moderno della precedenza del simulacro rispetto alla realtà.
In questo senso l’impresa di Colombo è esemplare, perché lui è il primo viaggiatore moderno, il primo che viaggia con una mappa, il primo che sa cosa troverà quando sarà arrivato. Questo è il motivo per cui Colombo non capisce nulla di cosa sta facendo quando arriva. Quando sbarca è convinto di essere in un posto e invece è da un’altra parte. Il che per lui è una tragedia, anche se ha un suo lato ironico. Ma proviamo a confrontare il viaggio di Colombo con un altro grande viaggio, quello di Marco Polo. Sono due viaggi completamente diversi. Colombo ha fretta, cerca il Levante attraverso l’Occidente perché vuole fare prima. Marco Polo invece non ha fretta, ci mette diciassette anni ad arrivare alla corte di Kubilai Khan. Colombo misura le distanze in leghe, da un punto a un altro dello spazio, Marco Polo invece misura le distanze in durata: giorni, settimane, mesi. Marco Polo viaggia sulla superficie di un globo che è una successione di terre diverse, mentre Colombo viaggia sula superficie di un globo ormai unificato.
C’è un personaggio che aveva già capito tutto questo anche senza nominare Colombo, ed è Immanuel Kant. Nella prefazione alla seconda edizione della “Critica della ragion pura”, Kant spiega come Talete sia stato il primo a percorrere la via della scienza. Talete, dice Kant, disegna un triangolo e poi si chiede come si fa a calcolare l’area del triangolo. Trova la soluzione, base per altezza diviso due, perché Talete, spiega ancora Kant, costruisce un modello, appunto il triangolo, e pone al modello una domanda alla quale lui stesso ha posto le possibilità della risposta. In altri termini, di nuovo, lo schema, il modello, precede la realtà. La quale realtà o si conforma allo schema oppure non esiste, o viene completamente travisata, riscritta.
Il viaggio di Colombo è esattamente questo: il modello, la mappa, precede la realtà, e quando Colombo sbarca in America pensando che sia l’India travisa la realtà. Ma è su questo modello che si basa il pensiero scientifico moderno. Dopodiché, in proposito, c’è un’ampia aneddotica. Per esempio la causa che si trascinò per anni in tribunale fra Colombo e il marinaio Rodrigo de Triana, il primo che, di vedetta, vide terra. Colombo, che temeva un ammutinamento ma era convinto che presto sarebbero arrivati alla meta, mise in palio un premio per il primo che avesse avvistato terra. Quella mattina del 12 ottobre 1492, alle due di notte – visto che a quelle latitudini il sole sorge presto - Rodrigo vide la terra e scese dalla coffa tutto contento perché aveva vinto il premio.
Ma Colombo gli disse di no, in realtà la terra l’aveva vista prima lui la sera prima, dopo cena: mentre passeggiava sulla tolda con il nostromo aveva notato in lontananza un lumino accendersi e spegnersi. E parlando con il nostromo, Colombo aveva ipotizzato fosse proprio la terra, dove, immaginava, si stava forse svolgendo una processione, con una fiaccola che si accendeva e spegneva a causa del vento. Alla fine, dopo anni di udienze, il tribunale spagnolo diede ragione a Colombo: era stato lui, osservando quel lumino, ad aver avvistato per primo la terra.
Il senso di questo aneddoto è che la Storia ha assegnato a Colombo il primo sguardo sul Nuovo Mondo, e che questo Nuovo Mondo era stato visto da Colombo nella forma specifica di un punto luminoso che appariva e spariva. Un “vanishing point”, come dicono gli inglesi. Ma il “vanishing point” è anche il punto di fuga della prospettiva moderna così com’era interpretata da Brunelleschi. In altri termini Colombo è il primo a vedere il Nuovo Mondo perché Colombo è il portatore di quello sguardo da cui tutto il mondo moderno trarrà i suoi elementi fondamentali.
Nella scoperta dell’America c’è una formidabile coincidenza in termini storici, che spiega esattamente come in realtà Colombo sia il portatore del modello spaziale, vale a dire l’idea moderna per cui: primo, la relazione decisiva per il funzionamento del mondo sia la distanza fra le cose; secondo che il modello geometrico sia il modello adatto a percepire e rappresentare il mondo e a costruirlo; terzo, che è la mappa che precede il territorio. La modernità, dice Heidegger, è l’epoca dell’immagine del mondo. Alla lettera. E questo è stato l’unico modello di interpretazione della realtà fino all’estate del 1969, quando l’uomo è sbarcato sulla luna. Anche se non è stato tanto lo sbarco sulla luna quanto piuttosto, nel 1971, il primo dialogo fra due computer, uno a New York e l’altro a Los Angeles, a superare il pensiero moderno per portarlo nella post-modernità. È il passaggio dallo spazio alla rete. Ma questo Colombo non lo poteva sapere.
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