Lezioni di storia, alle 11 Galluzzi racconta Galileo Galilei

La conferenza rientra nel ciclo degli incontri degli Editori Laterza a ingresso gratuito. 
Galileo Galilei (1564-1642) before members of the Holy Office in the Vatican in 1633, 1847. Found in the Collection of Musée du Louvre, Paris.
Galileo Galilei (1564-1642) before members of the Holy Office in the Vatican in 1633, 1847. Found in the Collection of Musée du Louvre, Paris.

Domenica alle 11, al teatro Verdi di Trieste, ritornano gli appuntamenti con il ciclo delle Lezioni di Storia, promosse dal Comune di Trieste, ideate dagli Editori Laterza con il contributo della Fondazione CRTrieste, la sponsorizzazione di Trieste Trasporti e la media partnership de “Il Piccolo”. La sesta lezione del ciclo dedicato quest’anno a “I volti del potere” vedrà protagonista Paolo Galluzzi, che tratterà il tema “Galileo. Il potere della scienza”, introdotto dal giornalista Roberto Covaz. Tutte le lezioni saranno registrate e messe a disposizione dei lettori sul sito de “Il Piccolo”. Venti posti nelle prime file sono stati riservati alla community Noi Il Piccolo. Ecco l'articolo scritto dal relatore che introduce il tema della conferenza:

Il cannocchiale di Galileo nuovo strumento per gestire il potere

TRIESTE. Immediatamente dopo la pubblicazione a Venezia, nella primavera del 1610, del Sidereus Nuncius, l’opera che annunciava le scoperte celesti ottenute da Galileo grazie al cannocchiale, i potenti d’Europa manifestarono enorme curiosità nei confronti del nuovo strumento ottico e delle meraviglie che veniva rivelando in cielo. Già da alcuni anni nelle piazze delle principali città europee venivano posti in vendita cannocchiali dalle prestazioni estremamente modeste.

I loro presunti inventori li offrivano ai potenti della Terra decantandone soprattutto i vantaggi nell’impiego militare: permetteva, sottolineavano, di avvistare l’armata o la flotta nemiche con qualche ora di anticipo, dando così tempo per prepararsi alla difesa o al contrattacco. L’intuizione rivoluzionaria di Galileo fu quella di convincersi che il cannocchiale consentiva di esplorare in profondità la volta stellata. A questo scopo, perfezionò considerevolmente lo strumento facendolo passare da tre a venti ingrandimenti.

Poi, puntatolo verso il cielo scoprì novità inaudite: le stelle erano assai più numerose di quelle catalogate da Tolomeo; Giove era circondato da 4 satelliti; Venere esibiva fasi simili a quelle della Luna, la quale presentava l’aspetto di una seconda Terra. Già da tempo convinto che la struttura dell’universo fosse quella descritta da Copernico, Galileo si rafforzò nella convinzione che l’immagine tradizionale del cosmo, con la Terra immobile al centro e col Sole e tutti gli altri pianeti che le ruotavano attorno, era completamente errata: al centro del sistema si trovava il Sole, mente la Terra si muoveva di moto diurno sul proprio asse e di moto annuo intorno al Sole.

Dalla combinazione della sua convinzione della verità del Sistema Copernicano con i sensazionali risultati delle osservazioni telescopiche della volta celeste scaturì una vera e propria rivoluzione. La pubblicazione del Nuncius scatenò una febbrile curiosità tra i potenti d’Europa. L’ambasciatore a Venezia del re d’Inghilterra si affrettò ad annunciare a Giacomo I le sensazionali novità annunciate dall’oscuro professore di matematica; i regnanti di Francia pregarono Galileo di dedicargli uno dei nuovi corpi celesti mostrati dal cannocchiale; i più autorevoli cardinali della curia romana esercitarono la propria influenza per poter poter osservare per primi il cielo attraverso le lenti dello strumento.

I Medici, infine, offrirono condizioni straordinarie a Galileo, che aveva lasciato la Toscana per insegnare nell’ateneo di Padova, perché rientrasse in patria. E Galileo li ripagò dedicando alla dinastia i satelliti di Giove, che vennero solennemente battezzati “pianeti medicei”. I regnanti di Toscana ottennero così il simbolico protettorato su un’eccezionale colonia celeste, un privilegio che nessun altro sovrano poteva vantare. Il cannocchiale e le novità celesti misero in moto processi di profonda crisi anche in altri settori del sapere tramandato.

L’idea che l’uomo si trovasse su un pianeta che ruota come una trottola sul proprio asse e si muove con velocità enorme intorno al Sole, incrinava l’idea tradizionale, della Terra immobile spettatrice, al centro del mondo, dei moti di tutti gli astri. Entrò così in crisi la rassicurante convinzione della posizione centrale riservata all’’uomo nella Creazione. Ne sarebbero derivate conseguenze traumatiche, come i processi intentati dalla Chiesa a Galileo e la condanna delle sue idee copernicane perché fortemente sospette di eresia. L’impatto delle novità celesti fu avvertito anche nel mondo dei letterati, i quali elaborarono la fantasiosa metafora del “cannocchiale politico”, lo strumento che avrebbe consentito di mettere a nudo i disegni criminosi dei governanti.

La scoperta galileiana che suscitò la massima eccitazione nei potenti del globo fu il metodo ideato dallo scienziato toscano, utilizzando i periodi dei satelliti di Giove come un orologio perfetto, per fare il punto di longitudine in mare aperto. Le grandi potenze impegnate nella navigazione oltre oceano, soprattutto Spagna e Paesi Bassi, fecero a gara per acquisire in esclusiva l’utilizzo della soluzione concepita da Galileo, prospettandogli ricompense eccezionali. Per tutte queste ragioni si può dire senza timore di smentita che con Galileo prese avvio la stagione che segnerà l’affermazione dei saperi tecnico-scientifici come elementi fondamentali per l’esercizio del potere, per l’accumulazione della ricchezza e per lo sviluppo della società moderna.

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