Lettere da Fiume di due giovani fratelli ammaliati da D’Annunzio
Nell’epistolario di Ninetta ed Eugenio Casagrande le vicende post-belliche dal punto di vista di due fratelli idealisti
«Gentilissimo Comandante. È con grandissimo dolore che ho appreso la notizia delle Sue dimissioni da nostro condottiero dell’aria e da ufficiale. Sento il bisogno di scriverLe subito per pregarLa di prendermi sempre con Lei. A qualunque costo, magari seguendoLa nell’abbandono della vita militare. Sono deciso a seguirLa sempre e dovunque per la nostra Patria, per l’onore dell’Italia» 28 maggio 1919, mesi dibattuti all’indomani del primo conflitto mondiale. Il giovane Eugenio Casagrande, devotissimo di Gabriele D’Annunzio, scrive al Vate nei giorni in cui aveva appena appreso dai quotidiani la notizia della sua domanda di collocamento in aspettativa dall’Esercito e della sua andata a Venezia, ribadendo la sua totale fedeltà al magistero dell’intellettuale/condottiero.
Nel più vasto contesto del biennio adriatico del 1919-1921 si inserisce lo studio condotto da Sandro Franchini, storico e già cancelliere emerito dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti di Venezia, nel volume “Aviatori, legionari e legionarie a Fiume con D’Annunzio. Lettere di Ninetta ed Eugenio Casagrande” (Rubbettino, pp. 394, 22 euro). Ninetta Cais di Pierlas, giovane e affascinante nobildonna veneziana, e il marito Eugenio Casagrande, aviatore e medaglia d’oro al valor militare per gli eroici atti compiuti durante la Prima guerra mondiale, decisero di seguire D’Annunzio nella sua azzardata avventura militare, politica e diplomatica che aveva per obiettivo l’annessione della città di Fiume all’Italia. Lungo i quindici mesi (settembre 1919-gennaio 1921) dell’impresa, Ninetta intrattenne una regolare corrispondenza con la madre Laura, nata Mocenigo. L’autore pubblica in appendice queste e altre lettere scritte da Eugenio e dal fratello di Ninetta, Alberto, in tutto una sessantina, presentando una testimonianza viva sia degli avvenimenti riguardanti più direttamente la coppia, sia delle vicende di cui ebbero diretta esperienza, con la frequentazione degli intellettuali che svolsero un ruolo di primo piano nell’avventura fiumana. Il lavoro d’archivio condotto da Franchini ci permette di conoscere uno spaccato della vita al Comando fiumano degli ufficiali, in primo luogo degli aviatori, con notizie e impressioni che consentono di ricostruire aspetti dell’ambiente che si era venuto a creare attorno alla personalità carismatica del Vate.
Molte le esperienze vissute, in cui non mancarono i contatti di Casagrande con D’Annunzio in vista del raid Roma-Tokyo, progettato per l’ottobre 1919, sino agli antefatti della ‘marcia di Ronchi’ e dell’occupazione militare della città, cui seguì l’arrivo, con un avventuroso viaggio in idrovolante, di Eugenio e Alberto. Ninetta li avrebbe raggiunti di lì a poco.
L’autore propone un’analisi delle vicende in cui si scorgono tre periodi: il primo, coincidente con il comando dell’aviazione tenuto da Casespagrande dal settembre 1919 al marzo 1920; il secondo corrispondente alle due inchieste promosse a carico di Casagrande per presunte irregolarità amministrative, periodo che si può protrarre sino alla fine della lunga estate fiumana; il terzo, successivo al Trattato di Rapallo, caratterizzato dalla drammatizzazione degli avvenimenti fino al ‘Natale di Sangue’, con l’occupazione di Fiume da parte delle truppe governative italiane, con l’arresto di Ninetta e il suo pronto rilascio il 1° gennaio 1921. L’autore approfondisce, nello sfondo del macrocontesto di quegli anni, le esperienze di Eugenio (la nomina a conte di Villaviera, la partecipazione alla cerimonia del Milite Ignoto, l’adesione al fascismo, lo sfortunato progetto di trasvolata atlantica, l’elezione alla Camera dei Deputati, il trasferimento negli Stati Uniti) e di Ninetta (la morte dei due figli poco dopo la nascita nella villa di Cordignano, il divorzio, la burrascosa breve relazione con D’Annunzio e l’amicizia con Ferdinando di Savoia, duca di Genova). Dal volume cogliamo il clima vissuto dai legionari fiumani più vicini a D’Annunzio: giovani ufficiali ansiosi di compiere imprese eroiche, donne dal carattere forte e mosse dai più nobili ideali, aviatori audaci, accanto a esaltati pronti a compiere le azioni più spericolate.
Un amalgama confuso di patriottismo, entusiasmo poetico, coraggio visionario, intrigo e disillusione. Sono anche anni fondamentali per la nascita dell’Aviazione italiana, cui Casagrande ha contribuito con memorabili gesta. —
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