Lella Costa: «Ecco le mie traviate che sono state bellissime bambine»

Fino a lunedì l’attrice al “Bobbio” con lo spettacolo scritto con Gabriele Vacis. «Rifletto sul fatto che oggi continua a esserci un mercato del corpo delle donne»

TRIESTE Sarà Lella Costa la protagonista – fino al 14 gennaio al Teatro Bobbio di Trieste – dello spettacolo "Traviata, l'intelligenza del cuore", per la stagione della Contrada. L’attrice e scrittrice milanese, volto noto della tv e apprezzatissima interprete della scena italiana, darà voce e corpo a tutte le "traviate" del mondo, in un'opera teatrale-musicale che è fedele al dramma di Verdi, ma prende spunto anche da altre figure moderne...

«Lo spettacolo è nato nella sua prima versione nel 2002 e ha avuto tre stagioni di tournée molto intense», racconta Lella Costa. «L'ho scritto insieme a Gabriele Vacis, con l'idea di raccontare una storia eterna, che è quella de "La signora delle camelie" di Dumas, ma portando appresso due figure-guida più contemporanee, quali Maria Callas e Marilyn Monroe: donne traviate, perdute, che hanno pagato dei prezzi molto alti per i loro talenti e per il loro desiderio di avere un "posto nel mondo". È uno spettacolo che amo moltissimo e che ora posso riproporre in una nuova veste, anche in senso letterale: i costumi di scena di Antonio Marras in questa versione sono solo due ma riempiono davvero la scena!».

Qual è il ruolo della musica in questa nuova versione? «Questo spettacolo si nutre delle musiche dal vivo di Verdi, ma anche di Franco Battiato, Tom Waits, Marianne Faithfull. Il pianista Davide Carmarino è colui che dirige tutto: ascolta, accelera, rallenta, non si perde una battuta, né in senso musicale né in senso teatrale. Ci sono poi due giovani cantanti lirici, Adriana Iozzia e Lee Chung Man, con i quali interagisco in una sorta di multinarrazione che avviene senza bisogno di supporti tecnologici e piattaforme digitali, con grande armonia. Qualcuno ha detto che la musica è il pensiero del cuore ed è proprio così».

Dalla narrazione giungono anche spunti per denunciare drammi moderni...

«La storia è raccontata con passione e partecipazione ma anche con grande leggerezza. Si ragiona di amori, equivoci, intrusioni esterne: storie d'amore mandate all'aria da chi è entrato a gamba tesa per motivi più o meno nobili. Questo spettacolo mi dà anche modo di interrogarmi sul fatto che continui a esserci un mercato del corpo delle donne: con un' invettiva che prende spunto dalle parole di De André e finisce con un'altra citazione del cantautore genovese chiedo conto a cento e passa professioni maschili di questa invincibile attitudine».

Cos'è per lei l'intelligenza del cuore?

«È la capacità di non pensare solo razionalmente ma di saper decifrare anche quelle famose ragioni del cuore che la ragione non conosce. Mi piace ricordare che "Vedi di usare la tua intelligenza del cuore con me" è una frase che il giovane Alexandre Dumas nel suo romanzo "La signora delle camelie" fa dire alla protagonista, Margherita. Le "traviate" assumono anche il ruolo di insegnanti, perché nei maschi c'è un po' di analfabetismo sentimentale».

Cosa le ha ispirato la scelta della Callas e di Marilyn?

«Per Maria Callas, il suo legame con la musica e la straordinaria storia d'amore con Onassis. Per Marilyn - donna di infinito talento, oltre che di straordinaria bellezza - tutto è nato da una poesia di Pasolini, che definisce lei e le creature come lei, "impudiche per passività, indecenti per obbedienza". Poi ad ispirarmi c'è stato un racconto di Truman Capote, "Musica per camaleonti", in cui racconta dell'insegnante di recitazione di Marilyn, che la chiama una "bellissima bambina": questo mi ha talmente commosso che ho pensato che dovessi farne un omaggio. Se viviamo le donne del passato non come icone staccate da tutto, ma come una catena di talenti e di dolori e fatica, equivoci ed errori, allora troviamo un fil rouge che unisce tutte. Il finale è proprio una riflessione sul fatto che ogni donna, ognuna, almeno per un istante, è stata precisamente una bellissima bambina».




 

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