Le selvagge Marmarole offrono natura intatta e storie fantastiche

Picchi e gole dalla Valle di San Vito di Cadore ad Auronzo Un gruppo dolomitico per montanari esperti e allenati
Di Isabella Franco

Un piccolo break all'insegna della wilderness? Ovvero, come trascorrere qualche giorno di riposo in una zona ancora selvaggia a contatto con una natura non antropizzata. In meno di tre ora da Trieste si raggiunge la zona delle Marmarole, il "selvaggio" gruppo dolomitico che si estende per ben 13 chilometri ed è caratterizzato da un susseguirsi di picchi e gole che vanno dalla Valle di San Vito sino ai pascoli di Auronzo. Sulle Marmarole, chi ama le zone poco frequentate e i rifugi non affollati potrà affrontare bellissimi percorsi. Anche se le cime più alte non arrivano a toccare la magica quota 3000, va detto che le Marmarole sono montagne non facili dal punto di vista strettamente turistico. Le traversate in quota che entrano nel cuore di questa catena montuosa richiedono attrezzatura, ottimo allenamento e solida esperienza di montagna. Tuttavia, anche al di fuori dei percorsi più interni, l'ambiente offre un condensato di integrità raramente riscontrabile in altri gruppi dolomitici più famosi. Da sempre le Marmarole si sono prestate ad alimentare storie fantastiche di cui sono voraci i turisti-sportivi di queste montagne. Persino grandi artisti come il pittore Tiziano e il poeta Carducci trovarono tra queste selvagge cime più di qualche ispirazione per le loro opere.

E a Tiziano Vecellio è strettamente legato un centro che, nel passato, era il centro nevralgico delle valle: Pieve di Cadore. In tempi passati dal palazzo della Magnifica Comunità cadorina in piazza Tiziano si amministrava tutto il Cadore. Qui si trova la statua dell’artista, mentre la sua casa natale è oggi un museo che, tuttavia, non contiene nessuno dei suoi dipinti. L'unica opera di Tiziano che sta ancora nella sua città natale è la "Madonna con Santi", che si trova nella chiesa del borgo Pozzale, appena sopra Pieve di Cadore. A Pieve e nella vicina Calalzo si possono ammirare opere del cugino di Tiziano, Cesare Vecellio, tra cui l'"Ultima cena" nella parrocchiale di Pieve.

Seguendo il filo rosso di Tiziano, quel celeberrimo rosso che fece incantare nella prima metà del '500 le corti italiane, la comunità cadorina non smette ancora oggi di rendere omaggio al maestro rinascimentale.

Riapre infatti nel fine settimana il Forte di Monte Ricco, una testimonianza architettonica storica e culturale che ha da poco ultimato il restauro. La struttura riapre con una collettiva di giovani artisti contemporanei, che hanno lavorato in residenza su temi legati a Tiziano e al paesaggio. Si ha traccia del forte, qui sorto durante la giurisdizione del Patriarcato di Aquileia, sin da XII secolo. Fu abbandonato dopo la seconda guerra mondiale e torna ora fruibile con l’innovativo progetto di cantiere-laboratorio.

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