Le indagini del professor Pandemius - episodio 10

Viro, rinchiuso in gattabuia da giorni, camminava senza sosta da una parte all’altra della cella, mormorando i suoi pensieri, alla ricerca di un modo per fuggire e salvare il mondo. Vinlandia e il mondo umano – che lui aveva imparato ad amare viaggiando – erano in pericolo, ma non gli veniva in mente niente! Niente! Sfogliò il suo diario dei viaggi, sfuggito alla perquisizione dei carcerieri, per l’ennesima volta. «Foto di me e Furina, uno scontrino salato del bar, il resoconto dei miei primi voli…E questo cos’è?» Sulla pagina di diario era scritto: 1 gennaio 19** Ho scoperto che, se uso una lente, si vede un nuovo mondo dentro al nostro. Gli abitanti dicono di chiamarsi elettroni e neutroni, sono un po’ timidi, ma possono parlare tra loro attraverso delle scariche elettriche e sono velocissimi. Quanto vorrei un po’ di quelle scariche per il mio elicottero…
«Ma certo!!! Come ho fatto a non pensarci prima». Viro prese gli occhiali dalla tasca e fissò un punto a caso della cella. Ecco che gli elettroni, sempre indaffaratissimi, si profilarono all’orizzonte. «Quanto tempo, Viro! Scusa, siamo di fretta, come sempre, qualcuno dovrà pur far girare questo mondo…»
«Amici, dovete aiutarmi. Io sono bloccato qua, ma dovete assolutamente raggiungere qualcuno degli esseri umani e dirgli dove mi trovo, solo loro possono cambiare le sorti dell’universo.» Gli elettroni, esseri di poche parole, ma estremamente efficienti, capirono all’istante e in un nanosecondo contattarono il più grande esperto di Virlandia (dovete sapere che gli elettroni osservano e conoscono tutti, non ci sono segreti per loro).
Chi era? Pandemius stava sorseggiando un caffè alla liquirizia, quando una scossa elettrica gli passò lunga la schiena, facendogli tremare tutto il corpo. Trasportato da una forza invisibile, fu catapultato alla scrivania e la mano afferrò da sola il microscopio. Pandemius, interdetto, ci guardò dentro e vide…un alone di luce intorno a un puntino ben preciso di Virlandia. Regolò le lenti, il computer e…quello che vide lo lasciò stupefatto. «Viro? Viro Coròn?? Il più grande esploratore dall’elicottero rosso in prigione!».
Poi parlando in virlandese, aggiunse: «Non preoccuparti, Viro, ora ti libero.» Con l’aiuto di un vetrino e un paio di pinze da laboratorio lo tirò fuori e lo mise a sedere su una poltrona in miniatura in velluto rosso. «Finalmente ci incontriamo, Viro! Io, in realtà, ti conosco da quando sei nato, ti guardavo volare sul tuo elicottero, rifiutarti di mangiare i broccoli, arrabbiarti con i tuoi genitori. Poi un giorno sei sparito e ho capito cos’era successo. Scommetto che c’entra un enzima eh? Ah, l’amore! La scienza più complessa di tutte! Comunque io sono Pandemius, la mia collega, Guariscilla, sarà qua a momenti.»
«Povera Furina, l’ho dovuta abbandonare! Immagino che saprai di Hypossimia e dei soldati, sono venuto a chiedere aiuto per fermarla e fermare l’invasione dei miei cloni!»
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