L’arte e la poesia di Ugo Pierri a Milano

“I like the war” oggi nell’ambito dell’Area P. E Renato Sarti legge i suoi versi

MILANO. Una figura femminile, con un elmo in testa, che partorisce uno scheletro, la netta, diretta violenza dell'immagine, del simbolo, resa ancora più forte nel contrasto con colori allegri. Il buio dell'orrore, della morte senza senso della guerra, o meglio del senso dato da alcuni alla morte di tanti altri, tenuto in vita dal tratto e dal colore. Una impotente solitudine, ritratta in un grido non immobile, ma infinito. Perché, come dice Ugo Pierri, cogliendone il lato grottesco, «il male non è un'astrazione» o ancora, in alcuni suoi versi: «La grande guera/xe do grande guere / una dei poveri soldai / cagai de paura e de pedoci/ l'altra - beati i oci - / quela dei siori».

Si inaugura oggi a Milano, alle 10.30, nel cortile di Palazzo Marino, in Piazza della Scala n. 2, una personale dell'artista triestino, dal titolo "I like the war - Mi piace la guerra". L'evento espositivo è inserito nell'iniziativa "Area P" del Comune di Milano in collaborazione con il Teatro della Cooperativa. Renato Sarti, attore, drammaturgo e regista, darà voce a un excursus poetico attraverso le "storie in versi" di Gilberto Forti, le parole del poeta austriaco Georg Trakl e le invettive contro la guerra appunto di Pierri.

"Area P. Milano incontra la poesia" vede poeti, editori e attori dedicare un'ora alla poesia, una domenica al mese, leggendo componimenti in versi, interpretando un autore o una scelta di brani. La mostra "I Like the war", che proseguirà nel foyer del Teatro della Cooperativa fino a luglio, porta al pubblico una serie di opere in tecnica mista, figure statiche dense di sentimenti di sgomento, orrore e di impotente rivolta.

Titolo provocatorio per la raccolta espositiva, come quello dello spettacolo teatrale di Pierri che sarà proposto in agosto nell'ambito di "Trieste Estate", la manifestazione promossa dal Comune di Trieste, per la regia di Livio Marrazzo, "Krieg Macht Frei - La guerra rende liberi". Pierri, tanto prolifico, denso di messaggi, quanto schivo, nasce artisticamente, ufficialmente, nel 1964, scoperto da Anita Pittoni. Ma, racconta l'artista: «Lei mi voleva pittore e io, non incline alla rincorsa al successo e alla mondanità, sofferente a tutto ciò che è costrizione, volevo giocare a pallone».

Della guerra, la seconda, Pierri conserva un ricordo in particolare che però, dice, scolora nella leggenda metropolitana, famigliare che sia. «Avrò avuto sei o sette anni, ero nascosto sotto il letto, con mio nonno, mentre si sentiva il boato dei bombardamenti, a pochi metri, che squarciavano gli edifici. Mi hanno detto che balbetto per questo, ma secondo me non è vero».

Sempre a Trieste proseguono intanto due mostre: alla Biblioteca Statale "Stelio Crise", in Largo Papa Giovanni XXIII, fino al 3 luglio, "Diario di un anarchico istituzionale" - oltre un centinaio di tavole, a tecnica mista e una raccolta di volumi a documentazione della sua lunga attività di poeta e scrittore - e delle sue "Bandiere rosse".allo "Studiocinque di Viale D'Annunzio" n. 4 ancora per tutto il mese di maggio, ma con probabile proroga.

Annalisa Perini

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