L’archivio del Piccolo, 135 anni tutti sul web

TRIESTE Il Piccolo, memoria storica di Trieste, diventa digitale. Dopo Il Corriere e La Stampa a livello nazionale, e primo tra i giornali locali del Gruppo Espresso, l’archivio del quotidiano sarà completamente trasferito su supporto informatico, al sicuro dalla dispersione e dalla consunzione delle pagine e disponibile a tutti con più rapidità e facilità (anche dalle postazioni pc delle biblioteche regionali). Un’operazione che punta a preservare il passato, guardando al futuro e utilizzando le tecnologie che mette a disposizione.
Resterà il fascino delle raccolte e dello sfoglio delle edizioni cartacee, per chi vorrà ancora provarlo sedendosi ai banchi di una biblioteca, ma basterà un clic su una tastiera perché lettori, storici, studenti, curiosi vicini e lontani, possano iniziare un viaggio virtuale, ugualmente affascinante, tra le pagine e le immagini di un diario ultrasecolare.
Questo obiettivo di tutela, strategico per l’identità di un territorio dilatato dall’emigrazione storica ed economica molto al di là dei suoi confini geografici, non a caso sarà realizzato attraverso un tandem tra pubblico e privato, tra la Regione Friuli Venezia Giulia e il Gruppo Espresso, editore del Piccolo. Lo stesso per esempio è avvenuto per La Stampa, grazie a un accordo tra la proprietà del quotidiano torinese e la Regione Piemonte.
Nel salotto azzurro del municipio, a presentare l’iniziativa sono intervenuti i vertici del “partenariato”, la governatrice Debora Serracchiani, l’assessore regionale alla Cultura Gianni Torrenti e il sindaco Roberto Cosolini, accanto a Paolo Possamai, direttore del Piccolo, e a Fabiano Begal, consigliere preposto alla Divisione NordEst dei quotidiani Finegil.

Centotrentacinque anni di storia e cronaca minuta, giorno per giorno, stanno dunque per entrare in rete. «Centotrentacinque anni che hanno espresso un punto di vista peculiare, eccentrico, come eccentrica è Trieste», ha detto Possamai, ricordando che in quel primo numero del 29 dicembre 1881 «bisognava arrivare alla terza colonna per trovare una notizia datata “Italia”, dopo Vienna, Varsavia, Lubiana e Trieste, che però Italia non era...». Questa memoria collettiva è un patrimonio di tutti e vale per tutti, «lo specchio - ha proseguito il direttore - di una comunità vasta, che non tocca solo due province, ma è dispersa nel segno di una diaspora che coinvolge il pianeta».

Sta qui il senso di un percorso da tempo avviato insieme alla Regione e che, una volta completato, si affiancherà alla digitalizzazione degli ultimi anni del quotidiano, già realizzata dal Piccolo a partire dal 2004. Ma l’attesa - ha tenuto a precisare Begal - ha messo a disposizione strumenti tecnici più avanzati, sottolineando anche che quello triestino è il primo quotidiano storico del Gruppo che affronta questa rivoluzione dell’archivio. Tra gli altri quotidiani di lunga storia da ricordare la Gazzetta di Mantova, con i suoi 350 anni di vita, e un altro foglio ultracentenario come Il Tirreno. «Il Gruppo crede molto nella tecnologia e lo dimostra con costanti investimenti», ha sintetizzato Begal. «Oggi partiamo da qui, da un modo di vedere l’Italia con un occhio all’estero, per far nascere una specie di “wikipedia” del Piccolo e contenuti che rendano ancora più interessante la storia del giornale».
Per il sindaco Cosolini l’operazione “digital” nasce da due condizioni obiettive: la sempre più estesa consultazione e fruizione degli archivi del giornale nelle biblioteche comunali (che già peraltro hanno iniziato la digitalizzazione del primo decennio di vita del giornale) e la necessità di conservare questi documenti con il maggior grado di tutela possibile. L’assessore Torrenti, a sua volta, ha precisato il soggetto che si occuperà dell’intervento di digitalizzazione di circa 600mila pagine, dal 1881 al 2002 - il nuovo Erpac, ente regionale per il patrimonio culturale - e ha insistito su un obiettivo ulteriore, accanto a quello della custodia della memoria. «Vogliamo rendere fruibili le ricerche con nuove modalità - ha detto - quindi mettere a disposizione non solo una “fotografia”, ma la possibilità di ricostruire storie in modo veloce e agile».
«Partnership virtuosa» tra istituzioni e privati, l’ha definita la presidente Serracchiani, citando l’esempio analogo della Cineteca del Friuli di Gemona, per evitare frammentazioni e garantire rapidità di consultazione. «Fermare, leggere, conservare l’identità del territorio è importante - ha rilevato - rispetto alle sfide che stiamo affrontando a Est e nell’Unione Europea, ambiti rispetto ai quali il Piccolo si è collocato al centro. È importante preservare un patrimonio di tutti per tutti, con una capacità di lettura che guarda lontano».
Sarà un lavoro entusiasmante e certosino, che muoverà i primi passi dalla ricerca delle collezioni meno usurate. Digitalizzazione, metadatazione e indicizzazione: la Storia con la S maiuscola che ha attraversato la città, letta dalle colonne del suo giornale (con cui, a volte suo malgrado, ma sempre con sentimenti viscerali, si identifica), e la cronaca spicciola fino ai giorni nostri, saranno a portata di mano. Dei triestini, ma anche - ha ricordato Possamai - degli italiani che guardano con interesse alle vicende di queste terre.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo