L’angelo Uli della triestina Mandler vince l’Emmy per la commedia

TRIESTE Su Netflix Italia è arrivata la scorsa domenica, ma ha già raccolto un clamoroso successo internazionale: “Nessuno ci guarda” (“Ninguem està Olhando” nella versione originale), serie tv brasiliana prodotta dalla Gullane da poco on demand sulla piattaforma, si è appena aggiudicata il premio per la migliore serie tv nella categoria commedia alla quarantottesima edizione degli International Emmy Awards. Il riconoscimento è stato annunciato lunedì sera (ora americana), durante una cerimonia che si è svolta a New York, trasmessa via web causa Covid.
Nelle fila produttive della fiction siede anche la triestina Manuela Mandler, che accoglie con entusiasmo la notizia che arriva da oltreoceano: «Ricevere un premio di questa importanza - afferma a poche ore dal successo - è sempre una grande sorpresa, ma lo è di più quando ti trovi a competere con altri titoli eccellenti e in un momento in cui la qualità delle produzioni per il piccolo schermo ha raggiunto i massimi livelli».
In ciascuno degli otto episodi che compongono la prima stagione di “Nessuno ci guarda” la realtà si mescola al sovrannaturale. Come in passato fu il Damiel de “Il cielo sopra Berlino”, anche il protagonista di questa storia è un angelo, un angelo custode tra gli umani.
Il suo nome è Uli, ha i capelli rossi e piccole ali sulla schiena. Dopo trecento anni entra a far parte del Sistema Angelus all’interno del quale vigono quattro insindacabili regole: rispettare l’ordine del giorno; mai mostrarsi agli umani; non proteggere gli umani fuori dall’ordine del giorno; non entrare mai nella stanza del capo. Ma la natura curiosa di Uli finirà per scombussolare l’ordine delle cose.
«Daniel Rezende - racconta Mandler - ideatore e regista della serie, già candidato agli Oscar per il montaggio di “Cidade de Deus” e regista di “Bingo, o rei das Manhas” (anche questo prodotto da Gullane e Brazilian entry all’Academy, ndr), è un grande amico e una persona molto speciale, ancor prima di essere un professionista di prim’ordine. Quando ci ha parlato dell’idea per la serie ne siamo rimasti subito affascinati. Penso che l’umorismo e la semplicità con cui affronta temi anche esistenziali, libero arbitrio, tabù, trasgressioni, emozioni e libertà, siano il segreto del successo, assieme a uno sguardo, anche ingenuo, che abbraccia con calore vero l’umanità in tutte le sue diverse manifestazioni».
«Si tratta della prima serie che abbiamo prodotto per Netflix – prosegue Mandler – ed è stata un’esperienza molto positiva che di certo non resterà isolata. Abbiamo infatti in sviluppo altri progetti assieme, tra questi una serie su Ayrton Senna, oltre a non escludere di poter realizzare una seconda stagione di “Nessuno ci guarda”. In questo periodo in cui le produzioni cinematografiche e la distribuzione in sala sono in grande sofferenza a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia, le piattaforme ci garantiscono l’opportunità di mandare avanti la nostra attività. Naturalmente auspicando che si possa tornare al più presto a una vita normale». —
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