LagunaFest rievoca la storia d’amore dell’eroe Luigi Rizzo

Al festival di Grado la vicenda del 1915 nell’interpretazione di Sebastiano Somma
Di Beatrice Fiorentino

di Beatrice Fiorentino

Sotto l'uniforme dell'eroe di guerra Luigi Rizzo, l'ammiraglio siciliano che affondò le corazzate austriache Wien nella baia di Muggia e Szent István al largo di Premuda, batteva un cuore buono. E LagunaFest 2014, intitolata quest’anno “Food&War”, la rassegna di arti varie di scena a Grado da domani fino al 7 agosto, tra le altre cose, si occuperà di riportare alla luce la sua storia d'amore: una passione nata sotto le bombe, un amore che ha legato il grande marinaio alla gradese Giuseppina Marinaz fino alla fine dei suoi giorni. L'episodio sarà rievocato nella serata finale della manifestazione, giovedì 7, partendo alle 18.30 dal Porto vecchio di Grado sulla Motonave Nuova Cristina alla volta dell'isola di Anfora (info: 0431.82929/82347, info@promhotels.net). Navigando attraverso alcuni luoghi strategici del primo conflitto mondiale, il giornalista e scrittore Pietro Spirito e lo storico Roberto Spazzali dialogheranno sul conflitto nella zona del basso Isonzo alla scoperta dei protagonisti di questa storia romantica che arriva fino ai giorni nostri. Rizzo infatti dopo la Grande guerra mantenne uno stretto legame con il territorio (nominato Conte di Grado fu tra l’altro direttore dei cantieri di Monfalcone e presidente onorario del Lloyd Triestino), tanto che il nipote Giorgio, ingegnere navale, e il pronipote che porta lo stesso nome del nonno, abitano ancora a Trieste. Al percorso di riscoperta parteciperanno gli attori Sebastiano Somma e Sara Alzetta, che, rispettivamente nei panni di Rizzo e in quelli di Giuseppina, su un testo originale di Spirito (con la consulenza della famiglia Rizzo), per la prima volta faranno rivivere l'incontro gradese dell’eroe con la sua futura moglie, avvenuto durante il presidio all'Isola d'oro.

La storia di questo incontro si nasconde nelle pieghe della biografia di Luigi Rizzo. Al suo arrivo a Grado, nel giugno del 1915, Rizzo è un giovane tenente di vascello di 29 anni, con alle spalle una lunga esperienza di lavoro sui mercantili e un anno di impiego militare nella guerra Italo-turca (1911-1912). Dal 1916 all'ottobre del '17 - quando Grado verrà evacuata dalle truppe italiane dopo la rotta di Caporetto - Rizzo sarà il comandante della squadriglia Mas dell’isola. Il poeta gradese Biagio Marin lo ricorderà così: «Benché giovane, aveva un volto di persona matura e i capelli brizzolati di argento…col berretto un po' all'orza, la mantellina grigioverde, un po' traversa, il camminare sbilenco e bilanciante dei nostri marinai. A Grado lo chiamavano il capitano Rizzo. La gente marinara riconosceva il lui consanguineo, l'uomo di mare, bonario ed energico, rude e pieno di delicata sensibilità». E il suo comandante a Grado, Alfredo Dentice di Frasso, che lo nominò prima a capo dei Mas e, poi, dopo la guerra, alla Direzione traffico del porto di Trieste, ne parlò con affetto cameratesco: «Compresi subito che era antiburocratico come me, che non era fatto per la stasi, per questo gli affidai nel maggio del '16 il comando della Squadriglia Mas. Non erano passate quarantott'ore e Rizzo eseguiva già la sua prima missione al Vallone di Muggia. A notte fonda, con l'immancabile sigaretta - fumava nascondendo la testa sotto il cappello cerato del marinaio nato - attraccò alla diga foranea, da cui staccò due pietre per donarle all'ammiraglio Thaon de Revel, come promessa di altre incursioni».

Sbarcato pochi giorni dopo l’inizio delle ostilità in una Grado depressa e divisa tra filo-italiani e filo-austriaci, uno dei primi compiti di Rizzo è prendere informazioni dai notabili del luogo. Conosce così Angelo Marinaz, il medico condotto dell’isola, militarizzato dagli austriaci. In realtà Marinaz è un istriano irredentista originario di Portole, vedovo e con quattro figli, un maschio e tre femmine. Il maschio, Vittorio, è andato volontario a combattere per l'Italia, mentre una delle figlie, Giuseppina, che ha 17 anni, si è già distinta per alcune patriottiche. Una in particolare, rimasta nelle cronache.

Appena dichiarato lo stato di guerra con l'Italia e dopo l'attacco della torpediniera Zeffiro la notte del 24 maggio all'isola di Anfora, le truppe austriache avevano abbandonato Grado. Così Giuseppina Marinaz, assieme alla sorella e ad alcune amiche, si era fatta dare quasi a forza dal parroco (fedele all’Austria) le chiavi del campanile della chiesa e aveva steso sulla sommità un grande telo bianco per indicare agli italiani la resa della città. Il telo era subito diventato un invitante bersaglio per gli austriaci, che mitragliarono il campanile dagli idrovolanti. Su pressione dei gradesi infuriati, Giuseppina e le altre tornarono sul campanile e tolsero il telo bianco, per sostituirlo però con un grande tricolore cucito da loro stesse. Le memorie della famiglia Rizzo narrano che, non vedendo ancora arrivare le truppe italiane, Giuseppina prese la bicicletta e andò loro incontro fino a Cervignano, convincendo i bersaglieri a seguirla sull'isola.

Fu a casa di Angelo Marinaz che Luigi Rizzo incontrò Giuseppina, della quale aveva sentito le prodezze. Fra i due - lui uomo dal fascino meridionale, un po' guascone e pieno di energia, lei una ragazza dal carattere pepato, una . mula che non le mandava a dire - fu amore a prima vista. Si sposarono nell'ottobre del '17, all'indomani di Caporetto, mentre l’isola smobilitava. Andarono all’altare di sera, in una Grado deserta dove stavano per tornare gli austriaci, mentre fuori tuonava il cannone, e testimone fu nientemeno che l'ammiraglio in capo Thaon de Ravel. Subito dopo la sbrigativa cerimonia, accompagnando all'imbarco su un mezzo per Venezia la sposa, prima di tornare ai suoi Mas e mentre infuriava l'offensiva austriaca, Luigi Rizzo disse a Giuseppina: «Se resti vedova, hai la mia pensione e la mia famiglia che penserà a te. Vai subito in Sicilia appena sai che sono morto». La novella sposa, con il padre e le sorelle, fuggì verso Venezia, Rizzo si inoltrò nella laguna per affrontare il nemico. Si sarebbero rivisti settimane dopo a Venezia, ma nemmeno allora poterono consumare il matrimonio perché nella stanza d'albergo c'era anche la sorella di Giuseppina. Rizzo dormì per terra e la mattina dopo partì di nuovo in missione.

Nel 1977 il mensile Historia ha pubblicò un'intervista a Giuseppina Marinaz, dal titolo "Era nato soldato, ma odiava la guerra". Nell’intervista Giuseppina Rizzo definì l'Eroe «un personaggio assurdo e senza tempo, che vive fuori del mondo di tutti giorni, specie se è entrato nella storia quando ancora era giovane e ha poi vissuto in tempi di pace la sua maturità». E ricordò il marito ai tempi di Grado: «un giovane aitante per nulla provato dalla guerra, con un piglio strafottente», che però, quando fu accettata la sua domanda di matrimonio, manifestò «una gioia quasi fanciullesca». Ricorda, infine, il coraggio di Rizzo, umanissimo. A lei che, vedendolo pronto per uscire in mare, manifestava la sua paura e la sua angoscia, rispose: «Ma credi che anch'io non ne abbia? So che la morte è in agguato. Non mi piace la guerra: sono uomo di mare, ma non sono diventato marinaio per combattere sul mare. Ma c'è l'Italia da difendere. Vedrai finirà presto e finirà bene; so badare a me stesso». La loro storia d’amore, i cui primi momenti Sebastiano Somma e Sara Alzetta metteranno in scena per Lagunafest, durerà tutta la vita.

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