La storia di Trieste nei cinegiornali ritrovati in un baule

TRIESTE L’affollata festa dell’annessione di Trieste all’Italia, il re Vittorio Emanuele che visita il Porto vecchio, l’inaugurazione nel 1927 del Faro della Vittoria, i frati di via Rossetti che costruiscono la loro chiesa, poi distrutta nel bombardamento aereo del 10 giugno 1944. E ancora generali, ministri, podestà, ufficiali, sacerdoti e tanti tantissimi triestini che affollavano strade, piazze, manifestazioni, feste. Raccontano 25 anni di storia non solo triestina i dieci chilometri di pellicola cinematografica emersi di recente da una cantina del rione di Ponziana. I diecimila metri di pellicola negativa erano contenuti in una settantina di antiche scatole di metallo che “dormivano” da più di mezzo secolo all’interno di un grande cassone di legno sulla cui fiancata si leggono, dipinti a grandi lettere con la vernice, un nome e un cognome: Francesco Penco.
Ora questi “cinegiornali” sono visibili, grazie a un attento lavoro di digitalizzazione effettuato da Paolo Venier. Una prima selezione sarà presentata giovedì 23 novembre alle 17 – ingresso libero - al cinema Ariston per iniziativa della Cappella Underground. Verranno illustrati al pubblico e alla stampa i dettagli del ritrovamento che sfocerà nella realizzazione di un documentario già finanziato per lo sviluppo dal Fondo per l’audiovisivo del Friuli Venezia Giulia. Al pubblico dell’Ariston verrà offerta un’anteprima, una sintesi dei diecimila metri di pellicola di quegli antichi cinegiornali.
Francesco Penco è stato uno dei più importanti fotografi triestini della prima metà del Novecento. Penco ha documentato con l’obiettivo i tragici scontri del 1902 tra i militari austriaci e i manifestanti che appoggiavano lo sciopero dei fuochisti de Lloyd, ha fotografato i funerali dell’arciduca Francesco Ferdinando e di sua moglie Sofia assassinati a Sarajevo, la costruzione negli Anni Trenta dei grandi transatlantici, gli scontri del maggio 1945 per le vie di Trieste tra patrioti, esercito Jugoslavo e occupatori nazisti.
Che Francesco Penco avesse usato professionalmente anche l’apparecchio cinematografico era noto da tempo ma pochi, pochissimi storici dell’immagine ritenevano che un “tesoro” di una sessantina di documentari, o meglio di “cinegiornali”, fosse in attesa di essere consegnato alla memoria collettiva e alle visione pubblica.
I filmati raccontano fatti e avvenimenti che coinvolgono tra l’inizio degli Anni Venti e il 1945 un’area che ha per epicentro Trieste e Muggia ma che si estende al Carso, a Fiume, Pola, Pirano, Capodistria, Monfalcone, Redipuglia. Le pellicole raccontano episodi di vita politica, inaugurazioni, tra cui quella del Faro della Vittoria, sfilate militari, cerimonie patriottiche e religiose, costruzioni di fabbriche e chiese, partenze e arrivi di navi. Mostrano le strade, gli edifici e gli abitanti della Città vecchia negli anni che hanno preceduto l’intervento del “piccone risanatore” del regime fascista che rase al suolo decine e decine di abitazioni costringendo migliaia di persone a trasferirsi forzatamente all’estrema periferia di Trieste. Ma andiamo con ordine.
Sono settantuno le scatole di metallo in cui sono conservati i “cinegiornali” di Francesco Penco. In ognuna l’autore ha inserito oltre alla pellicola piccoli fogli scritti a penna con sintetiche annotazioni sul soggetto ripreso. Ecco alcuni titoli. ”Il re d’Italia a Trieste, 22 maggio 1922”, “Il Vescovo Luigi Fogar”, “La Colonia di Senosecchia e San Bartolomeo”, “Redipuglia, Camposanto”, “Festa degli alberi a Barcola”, “Annessione a Capodistria”, “Il Ministro Thaon di Revel in visita al cantiere di Monfalcone, 3 febbraio 1924”, ”Pellegrinaggio a Roma, Anno Santo 1925”, “La Duchessa d’Aosta al ricreatorio Pitteri, in Municipio e a San Giusto, maggio 1927”, “Sfilata della Milizia fascista, 24 luglio 1927”.
I 68 film ritrovati nel baule fanno capire chi gli abbia affidato l’incarico di riprendere questo o quell’avvenimento. Vi sono clienti “privati” della nobiltà e della alta borghesia triestina come raccontano le pellicole dedicate al matrimonio tra Maria Luisa Cosulich e il conte Carlo Viasson-Ponte e il battesimo di Rodolfo Parisi nella parrocchiale di Opicina. Fra gli altri erano suoi “clienti” anche i Padri salesiani di via dell’Istria e la Curia, in particolare il vescovo Luigi Fogar, cha aveva capito e apprezzato le capacità comunicative di Francesco Penco, aprendogli le porte del suo studio privato. Il film dedicato all’inaugurazione della raffineria Aquila, l’autore e il suo collaboratore Augusto Zullich dimostrano l’impegno dello studio nelle riprese “industriali”.
Ma le pellicole che toccano il cuore sono quelle realizzate nei primi mesi del 1940 quando gli italiani avevano capito che la guerra scatenata da Hitler nel settembre dell’anno precedente, stava per coinvolgere il nostro Paese. Le cerimonie pubbliche come il saggio ginnico del 26 maggio del 1940 allo Stadio Littorio si svolgono in una cornice desolante: poco pubblico, atleti svogliati. Poi la dichiarazione di guerra del 10 giugno, la costruzione dei muri paraschegge ai Portici di Chiozza, il primo allarme aereo. Francesco Penco era li, con la sua cinepresa a riprendere, documentare, raccontare.
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