La rockstar di Oleotto parte in autunno la mega serie tv tutta girata a Gorizia
“Volevo fare la rockstar” di Matteo Oleotto, la nuova serie tutta girata tra Gorizia e Cormons, ha finalmente un periodo certo di messa in onda: sarà trasmessa su Rai Due in sei serate tra settembre e ottobre 2019, ovvero nel periodo di punta per i palinsesti Rai. Lo conferma il regista goriziano, che tira le somme dopo la lunghissima maratona delle riprese terminate lo scorso 13 febbraio: 117 giorni, che fanno di “Volevo fare la rockstar” la serie più lunga mai girata in Friuli Venezia Giulia. «Pare che stia piacendo molto alla Rai e ai produttori, quindi hanno deciso di darle più importanza con la messa in onda in autunno», afferma Oleotto. «Sono molto felice perché, come al cinema, quello è il periodo migliore: vuol dire che stanno investendo sulla serie. E ci sono grossi interessamenti di alcuni piattaforme on demand».
“Volevo fare la rockstar” racconta di Olivia (Valentina Bellé), giovane mamma delle gemelle Emma e Viola e sorella di Eros (Riccardo Maria Manera). Olivia mantiene tutta la famiglia, compresa la scapestrata madre Nadja interpretata dall’attrice triestina Emanuela Grimalda, fronteggiando quotidianamente il tracollo economico della deindustrializzazione in provincia. Giuseppe Battiston invece interpreta Francesco, il proprietario del supermercato dove lavora Olivia. E c’è anche Angela Finocchiaro nei panni di una ricca proprietaria che comanda un po’il paese, con la quale una delle due gemelle stringe un’amicizia bizzarra. Nel cast, in ruoli minori, ci sono anche altri triestini come Elke Burul e Gualtierio Giorgini. Oleotto vive a Gorizia, ma ora lo aspettano quattro mesi a Roma per dedicarsi al montaggio delle 12 puntate. Per lui “Volevo fare la rockstar” è una doppia sfida: non solo è la sua prima serie da regista (anche se aveva già diretto la seconda unità di regia della fiction “Romanzo famigliare”), ma è anche un progetto che lui stesso ha voluto portare nella sua terra. «Girare nella mia città è stato fondamentale - dice il regista - pur conoscendo le contraddizioni che ci sono, perché a Gorizia ormai sta chiudendo tutto, si chiudono i negozi, si stanno chiudendo le persone. Tutti quelli che hanno lavorato alla serie per sei mesi hanno percepito questo, ma anche che il nostro è un territorio dove la qualità della vita è alta, fatto di essere umani, di terre e montagne. I goriziani sono stati meravigliosi e collaborativi, e la produzione ha rispettato tutti. Il primo giorno ho detto alla troupe: comportiamoci bene perché io in questa città ci devo vivere!». Molti goriziani sono stati coinvolti nelle riprese, dalle comparse a chi ha affittato le case, fino ai ristoratori. E più di qualcuno si è affezionato al set: «Una volta - ricorda Oleotto - stavamo girando ed è passato un signore che ci ha regalato sei bottiglie di vino: “Fa freddo, se volete scaldarvi questo è il vino che faccio io”, ci ha detto. Un’altra signora che ha fatto la comparsa portava spesso dei krapfen sul set. Sembrava una grande comunità e credo che ora manchi: qui non siamo abituati come Trieste ad avere il cinema in casa». Gorizia e Cormons, nella finzione, si mescolano per diventare il paese di Caselonghe: «Abbiamo creato il panico quando a Piedimonte, un quartiere di Gorizia, abbiamo messo il cartello “Caselonghe” per esigenze di scena: su un gruppo Facebook è nata una diatriba perché pensavano che gli avessimo cambiato il nome del paese», sorride il regista. Alla fine, il bilancio delle riprese è più che positivo: «Un film è come i 100 metri, mentre girare una serie è come una maratona: non sapevo se sarei riuscito a trovare la concentrazione. Invece mi sono alzato per 117 mattine contento e tutti hanno percepito un set gioioso. Mi prendo il merito di questo. Se l’atmosfera sul set di una commedia è ridanciana, è anche più facile lasciarsi andare all’improvvisazione». —
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