“La porta rossa” si riapre su una Trieste inquietante

TRIESTE «Trieste ha una scontrosa grazia», scriveva Umberto Saba, e quando appare sullo schermo, sospesa tra il Carso e il mare, tra gli edifici antichi del Porto vecchio e la sontuosità del suo centro storico, si trasforma in sfondo ideale per qualunque storia. Una città di contrasti che, a partire da domani, rivedremo sul piccolo schermo grazie alla seconda stagione di un grande successo di Rai Due come “La porta rossa”. Un thriller, che mescola realismo e soprannaturale, problematiche esistenziali e metafisica. Dicotomie, che Trieste accoglie facendosi notturna e piovosa, a tratti inquietante, sempre bellissima. Palco ideale per raccontare le avventure del Commissario Cagliostro, rimasto nel mondo dei vivi dopo la sua morte per scoprire l’identità del suo assassino e mettere in salvo sua moglie Anna.
Dopo una prima stagione che appariva conclusiva, gli ideatori Carlo Lucarelli e Giampiero Rigosi rilanciano la storia mettendo in discussione tutte le certezze che chiudevano l’ultima puntata. «Questa volta, in pericolo c’è il futuro della sua bambina», – ha spiegato, durante la conferenza stampa di presentazione a Viale Mazzini a Roma, Lino Guanciale, l’attore che a Cagliostro presta magnificamente corpo e voce. «Si parla di legami, in cui è facile riconoscersi.
Cagliostro resta su questa terra per proteggere le persone che ama, ma credo anche perché possiede la curiosità del detective, una fiamma che è impossibile spegnere».
#LaPortaRossa2 sta arrivando. Nell'attesa potete fare un bel ripasso della prima stagione (o recuperarla su Raiplay) a partire dal 13 gennaio. Aspettateci... ormai ci siamo quasi... pic.twitter.com/cSFKGjqH2g
— Lino Guanciale (@LinoGuanciale) 11 gennaio 2019
— Lino Guanciale (@LinoGuanciale) 7 febbraio 2019

«Merito di personaggi rotti, umanissimi, interpretati con generosità», ha dichiarato il regista Carmine Elia, alle prese con una Trieste battuta dalla pioggia e perlopiù avvolta dal buio della notte. «In realtà, a Trieste c’è tanto sole, tanto mare – ha voluto precisare –. Abbiamo avuto la fortuna di girare questa fiction in una città accogliente, ricca di spazi e luce, con una Film Commission molto collaborativa». Una città che, come direbbe Saba, «se piace è come un ragazzaccio aspro e vorace, con gli occhi azzurri e mani troppo grandi per regalare un fiore». –
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