La parabola di Galeazzo Ciano fra donne fatali e personaggi come il triestino Fulvio Suvich

La Nave di Teseo pubblica l’edizione aggiornata della biografia del genero di Mussolini firmata da Giordano Bruno Guerri



A distanza di quarant’anni dalla prima uscita del libro su Galeazzo Ciano firmato da Giordano Bruno Guerri, la casa editrice La nave di Teso ripubblica il testo con bibliografia aggiornata e un’introduzione in cui l’autore sunteggia quanto nel frattempo è apparso sull’argomento, “Galeazzo Ciano. Una vita (1903-1944)” (pagg. 813, euro 22). Un volto da divo dei rotocalchi, rampollo prediletto di un eroe di guerra che lo cresce secondo i dettami di una rigida educazione marziale, donnaiolo vorace e insaziabile, appassionato di letteratura e teatro, protettore di giornalisti, diplomatico in Cina, capo ufficio stampa di Mussolini, di cui è genero, giovanissimo ministro degli esteri, Ciano attraversa la parabola dell’Italia fascista con la spregiudicatezza dell’ambizioso baciato dalla fortuna e i limiti di una personalità volubile e manipolabile, oscurata dalla figura imponente del suocero.

Il matrimonio con Edda, che al netto dei reciproci tradimenti non è privo d’affetto e complicità, gli spalanca la carriera ed eccita le malelingue, che gli riservano commenti salaci (e la famosa battuta “qual è la differenza fra la Sardegna e Ciano? La Sardegna ha la Grazia Deledda e Ciano la disgrazia dell’Edda”). Ed è proprio giostrandosi sui due piani del pubblico e del privato che Guerri, sulla scorta di testimonianze orali, di una grande mole di fonti archivistiche e del diario personale dell’interessato, maneggiato con la dovuta cautela, restituisce a tutto tondo la vita intensa e breve di una stella del fascismo. Una stella presto cadente.

Soldato in Etiopia, dove assume il comando di una squadriglia di bombardamento detta la Disperata, esperienza che gli vale una decorazione, Ciano riversa il suo attivismo nella guerra civile spagnola e oscilla nel giudizio sull’alleato tedesco, prima cercato e poi temuto per la concorrenza che può esercitare nel quadro balcanico. Lo stesso avviene con Mussolini: se in principio lo esalta fino a mimarne le mosse e le cadenze, egli giunge in seguito a ritenerlo il massimo responsabile dei mali della nazione e si associa pertanto ai gerarchi che lo sfiduciano il 25 luglio 1943, firmando l’ordine del giorno che Grandi pone in discussione sul tavolo del Gran Consiglio. È il preludio della fine per l’ex delfino del regime, che dopo aver scartato l’ipotesi di una fuga nella Spagna franchista compie il gesto insensato di buttarsi nelle braccia dei nazisti in cerca di protezione. Consegnato alla polizia della Repubblica sociale, viene condannato a morte nel processo-farsa di Verona, svoltosi in totale assenza di garanzie per gli imputati, e fucilato alla schiena l’11 gennaio 1944.

Il ritratto di un uomo che è il ritratto di un pezzo di storia italiana: il poderoso volume di Guerri offre una carrellata di episodi, situazioni e personaggi all’apice della politica, della cultura e della società degli anni venti e trenta del secolo scorso. Fra ministri, ras, capi di Stato, donne fatali e avventurieri d’ogni risma, compare il nome del triestino Fulvio Suvich, sottosegretario agli esteri fra il 1932 e il 1936, con cui Ciano entra in forte polemica a causa di presunti errori da lui commessi nell’ambito della strategia internazionale. Estromesso da Palazzo Chigi e inviato con l’incarico di ambasciatore a Washington, Suvich esce poi di scena e muore a Trieste nel 1980, trentasei anni dopo il suo maggior detrattore, di cui questa rimane, a oggi, una delle biografie più complete. —



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