La notte infinita dell’uomo nelle devastanti guerre dipinte da Ugo Pierri

James Hillman diceva che la guerra è un impulso primario della specie umana simile all’amore, qualcosa di insopprimibile. È vero, ma è anche vero che la guerra «è insensatezza e oscenità allo stato...
Ugo Pierri firma “De senectute” per Battello Stampatore
Ugo Pierri firma “De senectute” per Battello Stampatore

James Hillman diceva che la guerra è un impulso primario della specie umana simile all’amore, qualcosa di insopprimibile. È vero, ma è anche vero che la guerra «è insensatezza e oscenità allo stato puro», e più «si penetra nei meandri, spesso insondabili, della guerra, più si approfondiscono le cause e i motivi del suo eterno ripresentarsi sulla scena del mondo», più lo sgomento aumenta quando non si trova «nessuna giustificazione sostenibile, nessuna scusa sensata, nessun motivo diverso dall’arricchimento dei produttori e venditori d’armi».

Forse le ragioni delle guerre sono un tantino più complesse, ma tant’è: «La guerra dissipa la vita. E ogni volta che la vita viene sprecata, gettata via come uno straccio ormai privo di importanza, si ripresenta puntuale le melanconia». Ed è una melanconia cupa, dissacrante, macabra quella che il pittore, poeta e scrittore Ugo Pierri riversa nelle tavole che compongno il volume “Innanzitutto, per la guerra no”, pubblicato dalle Edizioni del Minotauro (pagg. 64, s.i.p.) in duecentoventi copie numerate, monografia con una scelta delle migliori opere di Pierri dedicate ai conflitti e alla loro terribile essenza. Le precedenti citazioni sono tratte dall’introduzione al libro, volume di grande formato in cui ogni disegno si accompagna a una frase sulla guerra tratta da autori e personaggi di ogni tempo, da Platone ad André Gide fino a Umberto Eco.

Artista visionario sensibile a temi politici e sociali, irriverente e pronto a cogliere l’ironia tragica della realtà, Pierri trasfigura nei suoi acquerelli e chine l’anima plumbea di ogni conflitto, là dove la morte si accompagna alla rappresentazione spesso oscena di un potere onnipresente.

Tra Goya, Sironi e Grosz, le danze macabre di Pierri procedono per allusioni, scarti semantici, stridenti accostamenti tra amore e morte, religione e potere, violenza e compromesso. La disumanità della guerra, sembra dirci Pierri, deriva da quel miscuglio di cose umane, troppo umane, che precipitano in una notte che tutto sporca e confonde, e distrugge. Desolazione: è questo il portato di ogni guerra, anzi di ogni terra dove si perdono sentimenti e ragioni, e nei colori rugginosi e crepuscolari delle opere di Pierri la notte dell’uomo sembra non avere la speranza di un’alba. (p.spi.)

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