La Marcia di Radetzky a Vienna “ripulita” dal nazista Weninger

Per la prima volta al Concerto di Capodanno un nuovo arrangiamento “senza ombre”. L’ha voluto il direttore Nelsons con i Wiener, sul podio della Fenice Myung-Whun Chung
Andris Nelsons
Andris Nelsons

Venezia o Vienna? Il dilemma su quale concerto di Capodanno seguire è ormai di vecchia data. Rai 1 trasmette in diretta, dalle 12.20, quello dal Gran Teatro La Fenice, che, per la verità, comincia già alle 11.15 con l'Ottava Sinfonia di Antonin Dvorák. La seconda parte, quella che si potrà vedere su Rai 1, prevede invece, con l'eccezione del celeberrimo “Can can” da “Orfeo all'inferno” di Offenbach, esclusivamente pagine italiane: Verdi, Puccini, ma anche Nino Rota, e, per il finale, come da tradizione, il brindisi dalla Traviata: “Libiamo ne’ lieti calici”. Sul podio, per il terzo anno di seguito, ci sarà Myung-Whun Chung, che ha voluto inserire, all’inizio della seconda parte del programma, il “Sanctus” dalla “Messa da Requiem” di Verdi per ricordare l’acqua alta che recentemente ha procurato a Venezia gravi danni.

Il cast vocale è composto dal soprano Francesca Dotto, dal tenore Francesca De Muro, dal baritono Luca Salsi e dal contralto Valeria Girardello. In differita, l'evento sarà poi trasmesso sempre mercoledì primo gennaio alle 18.30 su Rai 5, alle 20.30 su Rai Radio 3, e, giovedì 20 febbraio, alle 21.15, ancora su Rai 5.

Sempre su Rai Radio 3, alle 11, si potrà invece seguire in diretta il Concerto di Capodanno più celebre: quello dal Musikverein con i Wiener Philharmoniker impegnati per lo più in valzer, polke e marce della famiglia Strauss. L’appuntamento sarà anche trasmesso in differita qualche ora dopo: alle 13.30 su Rai 2 e alle 21.15 su Rai 5. Nell’occasione, non mancherà un’esecuzione beethoveniana, dato che nel 2020 cade il 250° anniversario della nascita del compositore tedesco. La novità, però, riguarda la tradizionale Marcia di Radetzky, collocata, come sempre, in chiusura del programma. Il primo gennaio a Vienna non sarà mai più proposta nel consueto arrangiamento di Leopold Weninger. Il motivo? Weninger era iscritto al Partito Nazionalsocialista e la scure del “politically correct”, per dirla all’inglese, si è questa volta abbattuta, post mortem, su di lui.

Il lettone Andris Nelsons, classe 1978, per la prima volta chiamato a dirigere il Concerto di Capodanno, si è rifiutato di interpretarla e ha commissionato, assieme ai Wiener, un’altra versione del celebre brano di Johann Strauss senior che il primo violino dell’orchestra, Daniel Froschauer, ha definito “finalmente libera dalle ombre brune del passato”. Staremo a vedere. O, meglio, a sentire.

Di certo, sarà difficile scrollarsi di dosso il ricordo e la nostalgia, per le tante esecuzioni celebri della Radetzky March con il battimani del pubblico a ritmarla: da quelle di Herbert von Karajan e Carlos Kleiber fino a quella del primo gennaio 2019 diretta da Christian Thielemann. E nel ricordare la magia del Concerto di Capodanno a Vienna non si può non citare colui che l’ha diretto per ben 25 edizioni di seguito (record assoluto), dal ’55 al ‘79: Willy Boskovsky.

In ogni caso, sarà meglio una Marcia di Radetzky differente da quella tradizionale che non ascoltarla proprio: era il 2005 quando Lorin Maazel scelse di chiudere l’evento con il più celebre dei valzer: “Sul bel Danubio blu”. Il maremoto dell’Oceano Indiano si era abbattuto da pochi giorni (precisamente il 26 dicembre) causando centinaia di migliaia di morti. I toni enfatici, gloriosi della Radetzky March sarebbero stati in netto contrasto con la tragedia. In altre, parole, non c’era nulla da festeggiare in un Capodanno ancora scioccato dal lutto. —
 

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