La Lovat di Villorba premiata come libreria italiana dell’anno

Il prestigioso riconoscimento intitolato a Luciano e Silvana Mauri viene consegnato oggi all’Isola di San Giorgio. A Trieste il negozio è in Viale XX Settembre
Valentina Calzavara
Nicolò Lovat
Nicolò Lovat

TRIESTE «Esistono luoghi dell’anima, prima ancora di essere il posto prediletto per cercare un buon libro». Parola di Nicolò Lovat, la terza generazione dell’omonima libreria, che dimora a Trieste e Treviso, più precisamente a Villorba. Un’impresa culturale a conduzione familiare, la più grande libreria del Nordest che oggi riceverà “l’Oscar”: è stata eletta libreria dell’anno, ottenendo il Premio per Librai Luciano e Silvana Mauri. Il prestigioso riconoscimento verrà assegnato in occasione del 40° Seminario della Scuola per Librai Umberto ed Elisabetta Mauri all’Isola di San Giorgio a Venezia. Un omaggio all’avventura dei Lovat, straordinaria, tenace e duratura, in un tempo scarso di lettori e ricco di distrazioni digitali.

«Fare il libraio, con tutte le migliori intenzioni, è il lavoro più bello del mondo». Lo dice fuor di retorica Nicolò Lovat con l’entusiasmo dei suoi 35 anni e un bagaglio di ricordi ed esperienze sedimentati nel tempo. L’infanzia trascorsa tra i colori brillanti delle copertine, il suono delle pagine sfogliate, il viavai chiassoso dei lettori. Volti familiari e visi nuovi.

Nonno Adamo diede origine al sogno, al suo fianco la moglie Franca. Poi sono venuti Loris, Dominique e Carlotta, e quindi Tommaso e Nicolò. Librai si nasce o si diventa? viene da chiedergli. «Nel mio caso sono vere entrambe le cose. Mi definisco un libraio per ragioni anagrafiche e di famiglia, ma anche per vocazione. Lo sono diventato studiando il mestiere. Dopo il liceo scientifico ho frequentato la Scuola per Librai a Venezia e a Orvieto, partecipando a numerosi stage in tutta Italia. Ho trascorso l’infanzia in mezzo ai libri, ma ho anche avuto l’opportunità di avere dei bravissimi maestri, a cominciare da Luciano Schiavo, che nel 2008 plasmò e diede forma al nostro concetto di libreria».

Il “sogno dei Lovat” è un’utopia divenuta realtà. «Il nostro spazio a Villorba è un caso a sé, un’imponente libreria realizzata fuori dal centro storico, in un’area periferica. Guardando ai parametri consigliati per aprire un’attività, questo spazio non risponde a nessuno degli indicatori canonici».

Eppure, come in un piccolo miracolo, si sono create le condizioni per avviare una realtà di successo. Al piano di sopra una distesa di libri organizzati per categoria, dal piano terra sale l’aroma di caffè del bar con annesso ristorante letterario, il tempo di un aperitivo con l’autore, cibo per la mente e per lo spirito.

Il premio che sarà consegnato venerdì non fa che confermare la buona riuscita del progetto. «Siamo orgogliosi e sanamente imbarazzati, visto i nomi che la Fondazione Umberto ed Elisabetta Mauri – Scuola per Librai annovera, e di chi ha ricevuto il premio prima di noi. Questo riconoscimento è come il Pallone d’oro. C’è grande soddisfazione nel riceverlo e lo consideriamo un incoraggiamento al nostro modo “non convenzionale” di interpretare la libreria come luogo e come ideologia, un format che favorisce le occasioni di incontro, dialogo e confronto di interessi e persone interessanti. Questa è la bellezza».

Guardando all’orizzonte molti si chiedono cosa riserverà il futuro per le librerie, se si potrà sperare nel lieto fine in tempi complicati per tutto ciò che ha a che vedere con stampa e inchiostro. «Il libro esisterà sempre. Le librerie, probabilmente, svilupperanno sempre più il concetto di luogo di confronto, scambio e fermento culturale. Sono onorato che questa filosofia ci venga riconosciuta da tante affezionate persone. Abbiamo sempre lavorato per fare il modo che la nostra libreria non fosse solo il posto dove prendere un libro dallo scaffale, anzi, il libro è una conseguenza del luogo che somma la proposta editoriale con le occasioni di aggregazione».

E-commerce versus libreria, ma anche e-book versus libro cartaceo, chi avrà la meglio? «La metà degli italiani non legge, nell’altra metà il 12% sono lettori molto forti, i restanti leggono uno o due libri l’anno. La cosa che ci riempie di gioia sono i risultati che otteniamo avvicinando la prima infanzia al libro. Nel nostro spazio “Carta straccia” permettiamo a bambini e ragazzi di toccare i libri, prendere dimestichezza, innamorarsi di questi straordinari oggetti. Vedere che poi quei bambini ritornano, magari tenendo per mano il nonno o il papà, che mai erano entrati nella nostra libreria, ci ripaga di tutto».

La sede triestina della Libreria Lovat, gestita dal fratello di Nicolò Lovat, Tommaso, si trova al terzo piano dei magazzini Oviesse, in Viale XX Settembre, e alimenta un fitto programma di incontri, presentazioni di libri, spazi dedicati alla letteratura per l’infanzia. —

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