LA LETTERA PER LA CITTÀ: «Sono Ezio il mulo musicante che ama Trieste»

Ripubblichiamo l'invito speciale al concerto in programma il 6 marzo 2018 che il direttore residente del Verdi aveva dedicato alla città
Roma, Auditorium Parco della Musica 12 07 2017 Stagione Estiva: Ezio Bosso Sinfonico, Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Ezio Bosso direttore e pianoforte. ©Musacchio&Ianniello/Fondazione Musica per Roma ************************************************************************ La seguente foto può essere utilizzata esclusivamente per l'avvenimento in oggetto o per pubblicazioni riguardanti l'Accademia Nazionale di Santa Cecilia ************************************************************************
Roma, Auditorium Parco della Musica 12 07 2017 Stagione Estiva: Ezio Bosso Sinfonico, Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Ezio Bosso direttore e pianoforte. ©Musacchio&Ianniello/Fondazione Musica per Roma ************************************************************************ La seguente foto può essere utilizzata esclusivamente per l'avvenimento in oggetto o per pubblicazioni riguardanti l'Accademia Nazionale di Santa Cecilia ************************************************************************

TRIESTE Trieste è l’unica città ad avere la sua piazza principale aperta e per giunta aperta sul mare. Eppure le condizioni meteo di Trieste suggerirebbero un’architettura più raccolta, ma non qui a Trieste. La sua piazza aperta ai venti, alle onde, all’approdo è la metafora da cui vorrei partire per raccontarla in musica e anche per narrare dei sogni che nutro per quel teatro che mi ha accolto a braccia aperte e che sta proprio sul mare. E partirei da un grande musicista di mente e cuore aperti, che qui ha debuttato e dal repertorio che scelse: Claudio Abbado che per il suo debutto giuliano scelse Ciaikovskij, poi Maria d’Alessandria di Ghedini, scelta coraggiosa a dimostrare che sentiva il pubblico di Trieste aperto, disposto ad affrontare sfide culturali impegnative, come il vento che sfida la città.

Li conosceva i triestini e aveva capito che non erano pubblico di provincia, ma Mitteleuropeo, gente che non si nasconde in un pensiero comodo. Questa poi è una storia di viaggio, famosa per le sue ambientazioni marine e per il suo profumo d’Oriente, un’opera che sa di acqua salata e di viaggi, perfetta per le strade di Trieste così europee, nordiche ma aperte al Mediterraneo. Poi L’Amore delle Tre Melarance di Prokofiev, un altro slavo, che a sua volta scelse una favola popolare italiana con libretto russo e francese per il debutto in America.

Qui c’è già tutto: la commistione delle culture, il viaggio per mare, l’apertura. Ma io sono Ezio, chiamo Beethoven papà, vivo nel culto di Bach e della sua disciplina fatta di estro, sono stato educato in Austria e mi struggo per i ‘figli’, per il fragile Schubert e per la sensibilità così slava, malinconica, infantile e entusiasta di Ciaikovsky, Dvorak e Bruckner. Gli parlerei di quell’abbraccio con la Mitteleuropa che le montagne non hanno mai ostacolato e di quei legami che nulla ha mai spezzato, di Trieste “porto di tutte le possibilità". Gli direi che in musica si può raccontare l’apertura, la forza, il romanticismo e anche la melanconia di Trieste e, con un filo di immodestia, lo inviterei al mio concerto di domani così: Stiamo bene insieme sai? Lavoriamo duro per onorare anche te.

Questo non sarà un semplice concerto, perché non esistono i semplici concerti e perché noi del teatro - l'orchestra, il coro, le maestranze, la direzione ed io - vogliamo inaugurare un nuovo modo di partecipare a teatro. Metteremo tutta la cura e la ricerca della perfezione imprescindibile per chi fà musica. Metteremo quel trascendere l’io singolo, quel sacrificio comune fondamentale per onorare la musica a cui apparteniamo; noi vi porteremo in un programma che è un racconto, a volte di una vita, a volte dei desideri, dei sogni di chi la musica la vive. Ve la racconteremo, ricordando a chi già sa o svelando a chi ancora non sa ciò che studiamo.

Saremo partitura insieme. Un modo nuovo. Un concerto a cui partecipare e non solo andare. Domani partiremo da Piotr e da quell'ouverture di Mozart che cambiò la vita di uno studente di legge e lo fece diventare uno dei geni della musica. Vi parleremo dei suoi desideri, dei suoi dolori. Grazie alla Serenata per Archi attraverseremo il suo cambiamento di uomo e musicista per arrivare al grande mistero che ognuno dovrà vivere, come lo definiva lui stesso: la Sesta Sinfonia. L'ultima. Dicono sia un testamento, ma vi assicuro che ogni composizione di chi vive la sua vita per la musica lo è. Come lo è ogni nota. Io vi posso solo anticipare che è tutta la vita e tutte le vite possibili sono in essa. Se dovessi dare un titolo alla serata di domani sarebbe: la musica che cambia la vita che cambia la musica. Ma se volete scoprirlo, venite a teatro con noi. Io dirigerò e sarò narratore. Ne parleremo insieme. Darò forse qualche chiave per aprire o ricordare porte. Ma il resto si svelerà solo con ciò che serve davvero: “la musica insieme”.

E in questa lettera ci sono tutti i miei sogni per il mio futuro al Verdi: un teatro aperto come la piazza di Trieste, dove passare e ascoltare una prova anche solo per 20 minuti di pausa, dove incontrarsi per caso e scambiarsi un sorriso strappato dall’emozione della musica e sentirsi più ricchi almeno per un momento. So che nell’Italia di oggi, coi mille legacci, è difficile, ma io credo che il lavoro e l’impegno costante ci avvicinino ogni giorno di più all'utopia, nota per nota.

Perchè dentro i sogni ci sono anche quelli che nemmeno ti accorgi che sono già realizzati, come quello di essere “il direttore di Trieste” come mi chiamano tanti, che mi incontrano in giro. Ma soprattutto essere quel lavoratore triestinamente instancabile che è qui per fare sempre meglio insieme ai miei colleghi, di cui vorrei essere fraterno garante, e a tutti voi, perché il Verdi sia sempre certezza di bellezza, trascendenza, orgoglio ed eccellenza dove rifugiarsi.

Mi chiamo Ezio, nella vita faccio musica, sono nato due volte, sono un mulo musicante, amo Trieste. E quando ami hai voglia di dare senza chiedere, e soprattutto fai sogni che, neanche ti accorgi, ma diventano futuro.

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