La Gorizia di Carlo Michelstaedter con la guida di Antonio Riccardi

PORDENONe
“Gli anni inquieti nella città luminosa. Carlo Michelstaedter e la Gorizia d’inizio secolo”. Ripartono i Viaggi d’Autore di Fondazione Pordenonelegge, escursioni nel tempo e nello spazio alla scoperta di luoghi e protagonisti, affidate alla guida degli scrittori. Oggi, dalle 10 su Facebook e Youtube di pordenonelegge - e successivamente sui canali di PromoTurismoFvg, si riparte con Carlo Michelstaedter e Gorizia. La nuova escursione digitale è affidata alla guida dello scrittore e poeta Antonio Riccardi, Direttore editoriale di Rai Libri e delle case editrici Sem e Aboca. Sarà lui il “cicerone” a Gorizia – insieme a Nova Gorica prossima Capitale Europea della Cultura nel 2025 - del viaggio sulle tracce di Carlo Raimondo Michelstaedter, il poeta e filosofo della Gorizia dell’inizio del secolo scorso, morto suicida a soli 23 anni. L’anima di Carlo Michelstaedter era già «nel primo giovanil tumulto» quando si iscrisse al corso di Lettere dell'Istituto di Studi Superiori a Firenze, città nella quale visse per quasi quattro anni e dove conobbe Gaetano Chiavacci, futuro curatore delle sue opere. Nel 1909 il fratello Gino Michelstaedter, emigrato a New York, morì per suicidio. Due anni prima si era suicidata una donna amata da Carlo Michelstaedter, Nadia Baraden. Il 17 ottobre 1910, dopo un diverbio con la madre, Michestaedter impugnò la pistola lasciatagli dall’amico Enrico Mreule e si tolse la vita. Sul frontespizio della tesi di laurea mai discussa aggiunse in greco apesbésthen, «io mi spensi». È sepolto nel cimitero ebraico di Valdirose, oggi nel comune di Nova Gorica. «Michelstaedter non potrebbe non essere goriziano – osserva Antonio Riccardi – perché appartiene pienamente a questa città di confine, sospesa tra diverse culture e territorialità, una sorta di cerniera di luoghi e identità, la patria perfetta per uno scrittore come Michelstaedter, uomo in bilico fra scelte espressive diverse. È stato infatti poeta è stato filosofo e pittore, anche se ha scritto pochissimo. Come filosofo è importante per la celebre tesi di laurea nemmeno discussa, uscita postuma dopo quel fatidico 17 ottobre 1910 nel quale, appena 23enne, decise di uccidersi a Gorizia, nella casa di famiglia». —
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