La doppia storia del partigiano Rita

di PIETRO SPIRITO
Non esattamente un plagio, bensì una “riduzione non autorizzata”. È questa l’accusa lanciata dal geologo, alpinista e scrittore triestino Livio Isaak Sirovich nei confronti della rinomata casa editrice Ed. izioni El e di Paola Capriolo, una delle migliori scrittrici italiane, tradotta in tutto il mondo. Oggetto del contendere, il romanzo “Partigiano Rita”, pubblicato nei mesi scorsi dalle Edizioni El nella bella collana di Einaudi Ragazzi, che secondo Sirovich sarebbe nient’altro che una riduzione, appunto, una specie di riassunto in forma narrativa del suo poderoso saggio “Non era una donna era un bandito - Rita Rosani, una ragazza in guerra”, volume di oltre cinquecento pagine pubblicato da Cierre Edizioni l’anno scorso. Nel motivare la sua azione legale, Sirovich afferma che “Partigiano Rita” di Paola Capriolo «riporta ricostruzioni storiche senza esplicitarne la fonte, come se quanto riportato fosse l’esito di una ricerca autonoma da parte dell’autrice», mentre invece si tratta «di una riproposizione molto semplificata del nostro volume, con la semplice aggiunta di generiche descrizioni d’ambiente e di divagazioni». Fra l’altro, continua Sirovich, il romanzo della Capriolo riporta in esergo un ringraziamento a Marco Tabor “per la consulenza”, circostanza secondo Sirovich «fuorviante, perché tutte le informazioni utilizzate provengono dal nostro testo, che si basa viceversa su un’impegnativa e originale ricerca storica», che appunto nel volume della Edizioni El non viene citata. Dunque non un plagio in senso stretto, ma «un calco molto semplificato e un po’ imbellettato», secondo Sirovich, del suo libro, per altro l’unica biografia completa e documentata in circolazione sulla triestina Rita Rosani (1920-1944), di famiglia ebrea il cui cognome originario era Rosenzweig, insegnante e partigiana, maestra di scuola elementare, medaglia d'oro al valor militare.
Le Edizioni El hanno proposto un accomodamento, offrendo a Sirovich e a Maurizio Miele, presidente di Cierre Edizioni, l’inserimento nelle ristampe del romanzo di Paola Capriolo di una nota in cui «riconoscere che la stesura dello stesso non sarebbe stata possibile senza il materiale documentario» raccolto da Sirovich «e messo a disposizione del pubblico», più il riconoscimento di un diritto d’autore. Ma Sirovich e l’editore hanno rilanciato, chiedendo altre condizioni, e a questo punto le Edizioni El hanno respinto ogni richiesta.
«Mi dispiace - dice il direttore editoriale delle Edizioni El Orietta Fatucci -, è vero, abbiamo dimenticato di citare la fonte principale (non l’unica) del romanzo, ma le pretese di Sirovich e del suo editore vanno oltre ogni ragionevole possibilità di accordo». «Non citare una fonte - continua Fatucci - non è un plagio e non è un reato: quando ho letto il libro di Sirovich mi è piaciuta la storia di Rita Rosani, la trovavo perfetta per un romanzo da inserire in una collana per ragazzi che ha già trattato temi storici e legati alla guerra come l’olocausto; così ho mandato il libro a Paola Capriolo perché ne traesse spunto per un romanzo adatto a un pubblico di giovani; non si tratta né di una “riduzione” né un “calco semplificato”, ma un racconto originale ispirato a una figura storica realmente esistita e che non è certo proprietà di Sirovich, che nel pubblicare il libro ha messo le sue informazioni a disposizione del pubblico». In quanto al ruolo di Mauro Tabor, ringraziato in esergo al romanzo, «gli abbiamo sottoposto il testo del romanzo prima della pubblicazione perché verificasse eventuali errori o inesattezze soprattuto riguardo la comunità ebraica».
Sirovich dal canto suo elenca punto per punto passi e citazioni del romanzo tratte dal suo libro: «Sulle 128 pagine di testo di “Partigiano Rita” - afferma - sono ben 88 quelle contenenti riproposizioni e parafrasi, ma anche copiature quasi letterali, della nostra storia; fra queste 88 vi sono dieci pagine intere di riproposizioni e paragrafi». Così, parlando di «concorrenza scorretta» alla sua biografia, lo scrittore triestino tira dritto e dà «mandato ai nostri legali di tutelare la nostra opera».
«Dispiace per quanto successo - interviene Paola Capriolo - ma parlare di “riduzione” non ha senso, io ho scritto un romanzo, un racconto e non un saggio, in cui do una mia interpretazione del personaggio e della sua storia, utilizzando informazioni a disposizione del pubblico».
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