La “Dolce vita” triestina del 1961 rivive nella “Città di Angiolina”

Elisa Grando
Nell’ottobre e novembre del 1961 Trieste si popolò di star: Claudia Cardinale, Anthony Franciosa, Betsy Blair, Philippe Leroy arrivarono tutti insieme per girare il film “Senilità” del regista Mauro Bolognini, tratto dal romanzo di Italo Svevo. Nei loro due mesi di permanenza vissero ognuno a suo modo la città: chi è rimasto chiuso nella sua suite, chi andava a fare compere in Galleria Tergesteo, chi frequentava la sera le osterie del centro, fra pittori e studenti. A raccontarlo è il documentario di Gloria De Antoni e Oreste De Fornari “La città di Angiolina”, che da oggi la Cineteca del Friuli rende disponibile alla visione online sulla piattaforma di “AdessoCinema” (www.adessocinema.it), creata insieme a Cinemazero di Pordenone e Visionario di Udine.
“La città di Angiolina” comincia sul Molo Audace, dove iniziava anche “Senilità” di Bolognini, con le immagini di Claudia Cardinale che passeggia per il centro, ospite del Trieste Film Festival nel 2008, insieme a Betsy Blair. Ma nel film troviamo anche le testimonianze del grande costumista Piero Tosi, Annamaria Percavassi, Tullio Kezich, Claudio Magris, Lelio Luttazzi, Carlo Gaberscek, Sergio Grmek Germani e la voce di Omero Antonutti che ripercorre alcuni brani del romanzo, riambientato per volere di Bolognini dalla fine dell’800 al 1927.
Questa settimana la piattaforma “AdessoCinema” propone anche altri due titoli dedicati al capoluogo giuliano. Il primo è “Trieste, Yugoslavia” di Alessio Bozzer, documentario sui gloriosi rapporti commerciali tra la città e i Balcani dagli anni ’50 fino alla fine degli anni ’80, quando Piazza Ponterosso era la meta del pellegrinaggio di chi, dall’est, cercava in occidente blue jeans e caffè. L’altro è il piccolo documentario di undici minuti “Bora su Trieste” dei fratelli Gianni e Franco Vitroppi, realizzato nel 1953 «dopo anni di lavoro dovuti anche all’incostanza del fenomeno», come specificano le didascalie, che rivela la città all’inizio degli anni ’50, tra il turbinio di cappelli e ombrelli, in Piazza Unità ancora percorsa dalle auto e Piazza Goldoni dominata dai tram.
Nell’offerta gratuita della Cineteca del Friuli sulla piattaforma online ci sono anche altre chicche. Come “Tiger’s Coat” di Roy Clements, l’unico film sopravvissuto dei tre titoli che la fotografa udinese Tina Modotti interpretò a Hollywood fra il 1920 e il 1922. «Abbiamo trovato il negativo in 16 millimetri alla Biblioteca del Congresso di Washington», racconta il presidente della Cineteca Livio Jacob. «Sulle copie che ne abbiamo ricavato è stato fatto un lavoro di digitalizzazione, con l’accompagnamento della musica di Bruno Cesselli». “Tiger’s Coat” non fu accolto bene dalla critica ma è un ottimo esempio di melodramma popolare dell’epoca, oltre che l’occasione unica di scoprire Modotti anche in veste di attrice, nei panni di una ragazza che nasconde le sue origini messicane. Da vedere anche “Sahara” di George Melford, un film “ammutolito”, come lo definì lo studioso friulano Mario Quargnolo: «Fu realizzato nel 1929, nel momento di passaggio tra il muto e il sonoro, con l’aggiunta di un 10% di dialoghi», spiega Jacob. «Nell’edizione italiana però, per ragioni di censura sotto il fascismo e per impossibilità tecniche, la colonna sonora di dialoghi in inglese era stata eliminata, per lasciare solo musica e didascalie italiane». —
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