La desolazione del porto di Danzica Lì una volta lavoravano in 15mila

Oggi allo Studio Tommaseo si apre la mostra del fotografo Michal Szlaga, che sarà presente Con un gruppo di storici dell’arte  riuscì a bloccare alcune demolizioni



Un grande porto che in passato è stato importante e strategico, ha subito alterne vicende dovute agli eventi storici e politici del Novecento, ha sognato un riuso in chiave artistica ma è anche minacciato da speculazioni e interessi a volte contrastanti. Il Porto Vecchio di Trieste? No, questa volta parliamo del porto di Danzica ma alcune interessanti analogie possono in effetti essere evidenziate. Lo scalo marittimo della città polacca sul Baltico è il protagonista della nuova mostra organizzata da Trieste Contemporanea, “Cantiere navale”, emblematico titolo delle fotografie realizzate dall'artista Michal Szlaga che vengono presentate oggi alle 18 allo Studio Tommaseo, per un evento che vede la collaborazione dell'Istituto Polacco di Roma e dell'Istituto Adam Mickiewicz.

Nei trentadue scatti di Szlaga esposti a Trieste si può scoprire lo stato di abbandono e di desolazione degli edifici, dei padiglioni e delle infrastrutture di quello che era il più importante sito industriale della Polonia. Le immagini risalgono al periodo 2004–2013 e raccontano la dismissione dei cantieri che una volta impiegavano più di quindicimila lavoratori e che hanno visto la nascita del celebre sindacato Solidarność che nel 1980 avrebbe dato origine al movimento democratico in Polonia e contribuito alla caduta del blocco sovietico.

La presenza odierna a Trieste di Michal Szlaga è significativa anche perché nel 2000, quando il cantiere di Danzica divenne luogo d'incontro per artisti, lo stesso Szlaga si trasferì a lavorare in uno degli edifici del porto e successivamente riuscì addirittura, assieme a un gruppo di storici dell’arte da lui coinvolti, a bloccare il processo di demolizione di alcuni edifici. La raccolta di fotografie esposte allo Studio Tommaseo costituisce un tentativo di preservare l'immagine di quel cantiere che rappresenta ancora oggi uno dei lasciti industriali più vasti d'Europa. Szlaga ha pubblicato nel 2013 il libro “Stocznia (Shipyard)” che raccoglie trecento foto scattate nel porto e la mostra è accompagnata dalla proiezione del video “Cantiere navale”, dallo slideshow delle immagini del periodo 1999 – 2013 e dalle diapositive che testimoniano i luoghi prima e dopo la demolizione degli edifici. L'evento si inserisce perfettamente nel più vasto progetto “Harbour for Cultures” che Trieste Contemporanea porta avanti da tre anni: un'occasione di confronto e studio sul riutilizzo del Porto Vecchio triestino tra l'immaginazione di possibili luoghi e temi di incontro e la proposta di workshop, approfondimenti, mostre d'arte, eventi multidisciplinari e questionari mirati a intercettare le opinioni della gente. Michal Szlaga, quarantaduenne, è diplomato all'Accademia di Belle Arti di Danzica dove oggi insegna. Nel 2007 ha vinto l'International Photo Award in Polonia. La sua attività di fotoreporter lo vede collaborare con numerose riviste polacche: fin dagli inizi della sua carriera si interessa all’utilizzo e al riuso degli spazi pubblici e decide di documentare questa realtà in Polonia con un blog photography. Dal 2000 inizia a concentrarsi sul tema del cantiere navale di Danzica e sulla sua importanza storica. Molte delle immagini presenti nella mostra di Trieste sono diventate icone del cambiamento polacco e la serie fa parte della collezione fotografica del Centre Pompidou di Parigi. —

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