La carica degli ultracentenari Matusalemme pieni di vita

Studio dell’Università di Venezia e Verona: nel 2050 a Trieste saranno almeno 600
Si racconta che Matusalemme, uno dei grandi patriarchi antidiluviani, settimo discendente diretto di Adamo, sarebbe morto all’età di 969 anni, diventando il paradigma dell’uomo più vecchio del mondo. A che età sia esattamente morto Matusalemme in realtà poco importa, ciò che invece questa figura biblica di incredibile longevità inequivocabilmente attesta è l’esistenza da sempre nella storia dell’umanità di alcuni individui capaci di vivere molto più a lungo rispetto alla media degli altri uomini. Oggi più che mai la società umana occidentale sembra doversi confrontare con questa figura ultracentenaria, poiché per la prima volta nella sua storia si trova ad affrontare un fenomeno del tutto nuovo: non più la presenza eccezionale di qualche super centenario, ma l’esistenza di una vera e propria società di Matusalemme. Non casi isolati ma un esercito di super-anziani, le cui esigenze, interessi, desideri, bisogni influenzano la comunità, anche virtuale.


Sono 451 mila attualmente nel mondo le persone che hanno superato i 100 anni. Se nel 1990 erano appena 95 mila, nel 2050 secondo alcune stime diventeranno ben 3 milioni 676 mila. Genetica, sommata a buone condizioni di vita, di ambiente, a movimento fisico e mentale, a stimoli intellettuali, all’uso delle nuove tecnologie, creano un “humus” favorevole alla longevità. Anche in Italia il numero dei centenari è in netto e rapido aumento: oggi sono oltre 17 mila. E pensare che al tempo della marcia su Roma erano solo 51 e meno di mille negli anni ’80. «Il motore di questa crescita – spiega Vittorio Filippi docente di sociologia all’Università di Venezia e Verona, che da sempre si occupa di queste tematiche - è il netto miglioramento delle aspettative di vita soprattutto di ottantenni e novantenni, i cosiddetti grandi anziani: in Italia le aspettative di vita degli ottantacinquenni negli ultimi tre lustri sono salite di più di un anno. Da un punto di vista globale, Giappone e Italia guidano in modo netto l’invecchiamento longevo con 4,8 e 4,1 casi su 10 mila abitanti rispettivamente. Anche alla metà del secolo saranno sempre questi due paesi a detenere saldamente - e con numeri in crescita (quasi dieci volte il livello attuale) – il primato dei superlongevi».


Questo incredibile aumento ha messo in crisi nel paese del sol levante persino la famosa tradizione del sakazuki, l’omaggio da parte del governo giapponese di una tazza d’argento per bere il sakè a tutti coloro che compiono il secolo di vita. La consuetudine nata nel 1963, quando i centenari erano appena 163, rischia oggi, a fronte di quasi 59 mila unità, di essere interrotta a causa di costi ormai insostenibili per il ministero della salute: quasi 1,9 milioni di euro in tazze.


Anche l’Italia non è da meno: l’Istat ha calcolato che nel 2050 i centenari nel nostro paese saranno 157mila. Solo a Trieste si prevede che saranno almeno 600. Attualmente le regioni con maggior numero di anziani sono la Liguria e il Friuli Venezia Giulia.


«Un centenario su mille arriva ai 110 anni – spiega Filippi - ed entra nel ristretto gruppo dei cosiddetti supercentenari. Pur con l’incertezza delle fonti circa il loro numero (si stima tra i 300 e 450), è certo che tra i primi dieci supercentenari in vita – tutte donne – quattro sono giapponesi e tre italiane. In particolare la decana dell’umanità è stata fino a poco tempo fa un’italiana di 117 anni, in pratica l’ultimo anello vivente con il secolo XIX. La questione dei supercentenari – continua il sociologo - anche se i numeri sono ridottissimi, rimanda comunque al dibattito sui limiti cui si può spingere la durata della vita nonché sui mezzi e le cause che permettono l’allungamento continuo della esistenza umana. Il noto caso di Jeanne Calment, un’arlesiana morta nel 1997 all’incredibile età mai raggiunta prima di 122 anni e mezzo (conobbe Van Gogh a cui vendette i pennelli), pone il dilemma se si sia trattato solo di un “unicum” eccezionale e irrepetibile o viceversa del fortunato “prototipo” di una possibile tendenza futura».


Ma perché Italia e Giappone sono ai vertici mondiali nella scala della longevità? Non è facile spiegarlo poiché l’aspetto genetico incide al massimo per il 30%. Ciò significa che il restante 70% dipende da altri fattori, come lo stile di vita nell’arco dell’esistenza, la non esposizione a rischi lavorativi e alimentari, la capacità preventiva e un sistema sanitario efficiente sia a livello tecnologico, che diagnostico, che farmacologico. Non a caso in paesi dove non c'è un'assistenza sanitaria universalistica, come ad esempio gli Stati Uniti, la longevità è assai minore.


«Lo scenario gerontologico – conclude Filippi - si fa promettente: si muore, in media, ad età sempre più avanzate e al contempo anche la frontiera della morbosità viene spostata in avanti posticipando l’età di insorgenza delle malattie croniche disabilitanti. Dunque appare realistico affermare che non solo si aggiungono anni alla vita, ma anche vita agli anni». Demograficamente più vecchia ma psicologicamente giovanile come gusti e tendenze la società italiana è destinata a cambiare sempre di più. Se anziani e super anziani sembrano utilizzare in numero crescente cellulari e computer, gli over 70 hanno senza dubbio ormai da qualche anno conquistato la rete con un continuo aumento di iscrizioni a Facebook. Anche il marketing se n’è accorto, diventando sempre più “generazionale” e puntando negli ultimi tempi al crescente mercato della terza, quarta e quinta età. Testimonial per la pubblicità in età avanzata non fanno più notizia: Iris Apfel promuove cosmetici e rossetti con la sua inconfondibile faccia totemica coperta di rughe, Jane Fonda viene arruolata da L’Oréal, la scrittrice cult Joan Didion fa pubblicità a una griffe altrettanto di culto come Celine, Carmen dell’Orefice, ultraottantenne, è la top model più longeva, ancora saldamente in passerella. Una domanda però sorge spontanea: se il calo delle nascite è una tendenza assodata e la longevità è in costante crescita, per quanto tempo sarà economicamente sostenibile una società di Matusalemme?


©RIPRODUZIONE RISERVATA


Riproduzione riservata © Il Piccolo