La brulla Itaca? Non era questo l’approdo di Ulisse

Nikolaos G. Livadas ci spiega che l’isola di Omero era in realtà Cefalonia. Il suo libro del 2000 è stato tradotto ora da Giovanni Kezich per Polaris



C’è stato un tempo in cui un’isola poteva essere un mondo e un capo popolo il re di quel mondo. Vi regnava Odisseo ossia l’odioso, a cui i latini diedero nome Ulisse. Quell’odioso che conquistò Troia con l’inganno e sirene, maghe e dee con l’affabulazione. “Non era bello” scrive Omero “ma sapeva parlare“. Non sapeva però tornare ad Itaca. Ammesso che volesse tornarvi, perché rimase sette anni con Calipso e oltre un anno con Circe.

Sui banchi di scuola abbiamo appreso che il suo regno si chiamava Itaca, ma in verità non abbiamo letto l’Odissea a fondo né la maggior parte di noi è stata ad Itaca. Altrimenti avrebbe capito subito che le particolareggiate descrizioni di Omero non riguardavano questa piccola isola brulla e rocciosa bensì la rigogliosa, vasta e variegata Cefalonia, ricca di spiagge divine, rocce bianche che diventano montagne e laghi che si trasformano in grotte non prima però di inabissarvi il colore notturno del cielo.

Cefalonia l’Itaca di Omero. L’enigma risolto, scritto dal cefalleno Nikolaos G. Livadas nel 2000, è stato tradotto solo ora da Giovanni Kezich e pubblicato da Polaris (pagg.300, euro 20) ma è il giusto riconoscimento, a distanza di tremila anni, dell’importanza del regno di Ulisse, che contribuì alla guerra di Troia con ben 108 navi poiché comprendeva le isole di Cefalonia, Itaca e Zacinto.

All’epoca Itaca non si chiamava Itaca ma Samo, mentre Itaca era un villaggio della penisola di Lixouri a Cefalonia. Era qui il palazzo di Odisseo. Lo testimoniano i resti delle mura ciclopiche, gli altari di Apollo e Zeus e una tomba di un re, forse proprio di Ulisse. Livadas percorre ogni metro di Cefalonia con l’Odissea aperta tra le mani e riporta tutte le descrizioni che Omero fa dei luoghi e dei toponimi. Una guida preziosa per conoscere l’isola fondata dall’eroe Cefalo.

Itaco, principe dei Tafi, fondò il demos (distretto) di Itaca a Cefalonia, dove successivamente si stabilì Pallis, figlio di Cefalo. Pallis fu deposto dal fratellastro Arcesio, padre di Laerte, padre di Ulisse. Cefalonia era divisa in diversi distretti, ognuno dei quali aveva un re, un proco. Al regno più vasto di Ulisse ambivano i proci che cercavano di risolvere la contesa pacificamente, conquistando il talamo di Penelope. Ma il nostro eroe, protetto dalla dea Atena, al suo ritorno sbaraglierà tutti i rivali. Suo padre Laerte si offre di affiancarlo “a capo dei miei Ceffaleni“, testimoniando così quale era il popolo su cui regnava.

Come mai Omero conosceva così bene Cefalonia?

Secondo l’oracolo di Delfi, consultato dall’imperatore romano Adriano nel primo secolo dopo Cristo, Omero era figlio di Telemaco e nipote di Ulisse. —

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