La banda degli amabili ragazzi ce la mette tutta per uccidere la prof

Non pensiate che le oltre quattrocento pagine siano un mattone da buttare giù con il bicarbonato. Anzi, “La notte degli spilli” di Santiago Roncagliolo (Keller editore, pagg.452, euro 18.50) è come la cioccolata, crea dipendenza. Perché una volta iniziato, sarete già a metà del libro: questo romanzo si legge tutto di un fiato tanto è pieno di ritmo e suspense, tanto lo stile brillante cattura il lettore.
“Non eravamo dei mostri, forse siamo stati un tantino estremi. E solo per un momento. Un paio di notti. Intorno a noi, tutti quanti erano molto peggio”. Beto, Carlos, Moco e Manu hanno quindici anni e frequentano l’istituto religioso La Inmaculada nella Lima del 1992. Condividono l’amicizia, quel senso di ribellione contro la scuola e il mondo degli adulti, le prime curiosità sessuali. Ragazzi fragili come vasi su un tavolo traballante e il più debole, il vaso di porcellana, è Beto. L’effeminato, la checca, uno che parla delicato e legge parecchio; innamorato di Manu e incapace di svelare la verità in famiglia a una madre sottomessa e a un padre macho che a scuola pestava i gay. Carlos è il classico bravo ragazzo, stufo di esserlo. Educato, non gioca a calcio né scorrazza in bici, due genitori liberali impegnati in un divorzio infinito che gli lasciano carta bianca. Ha una ragazza, Pamela, cameriera alla rosticceria McRonald’s: in quegli anni il Perù è un Paese di seconda classe senza catene di fast food, scarpe Nike o giochi di Star Wars. E quindi ti ritrovi le scarpe Mike, il giochi di Star Mars e cibo McRonald’s. Lima è, soprattutto, una città violenta ostaggio dei guerriglieri maoisti di Sendero Luminoso: bombe, sequestri, rapine, sabotaggi (“i terroristi facevano sempre saltare i pali dell’alta tensione per rovinare la vigilia di Natale, come Mister Scrooge”; si calcola che nel Paese 69mila persone siano state uccise o scomparse). E la guerra, che coinvolgerà drammaticamente Manu, è costantemente presente nelle pagine di Roncagliolo, quasi fosse un altro personaggio.
Poi c’è Moco, mamma morta e un padre cotto dall’alcol e dai rimorsi, espertissimo di cinema e broker di film porno per i ragazzi della scuola. Un mercato nero redditizio, tanto per guadagnarsi quanto basta per mandare avanti, lui, la famiglia. Infine, Manu: il “capo” cattivo, l’autorità che nasconde la paura. Ama un’unica persona, il padre: soldato medagliato nella guerra contro l’Ecuador e poi richiamato in servizio, da anni ha lasciato la famiglia. Espulso da quattro scuole, Manu intende riprovarci. Desidera rintracciare il papà. Per questo rende la vita impossibile a casa e a scuola, vuole essere libero. “Noi siamo come gli spilli: sprofonderemo nella sabbia senza lasciare traccia, o lasceremo un’impronta del nostro passaggio?”. Quindi deve farsi espellere dalla gelida e velenosa signorina Pringlin, la “Dart Fener con la menopausa”. Missione impossibile. E dopo uno scontro con la bigotta e ossuta insegnante che minaccia di voler coinvolgere i genitori dei quattro ragazzi, scatta il piano: “Dobbiamo ucciderla”. Tutti d’accordo. Ed è un crescendo di tensione degno di un thriller. La banda di furfanti si rivelerà una processione di perdenti, anche grazie agli “incantesimi” – cioè le maternali – della prof che conoscendo la situazione familiare di ognuno di loro sa dove colpire, mettendoli uno contro l’altro. “Continuiamo a essere i quattro idioti di sempre. Presto saremo i quattro idioti in un riformatorio”.
Suspense, capitoli brevi, ironia, tenerezza: l’autore ritrae una generazione confusa tra violenza e ricerca di un posto nel mondo, e per farlo infrange le barriere tra bene e male. Un’indagine sociale sugli adolescenti, con il loro linguaggio triviale, le ossessioni e le debolezze: Roncagliolo scrive da psicologo perché i protagonisti sono davvero credibili. Impossibile non voler un po’di bene a questi ragazzi. —
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