Kleine Berlin, vita quotidiana dei triestini sotto i nazisti

Esce in edizione ampliata la monografia  di Maurizio Radacich dedicata al museo allestito nel reticolo delle vecchie gallerie antiaeree



Il complesso delle vecchie gallerie antiaeree di Trieste tramandato sin dalla sua realizzazione negli anni bui dell’occupazione nazista come “Kleine Berlin” (che in realtà dovrebbe essere Kleines Berlin, perché in tedesco Berlin è maschile), è ormai da anni non solo un museo minore che attira folle di visitatori gestito con passione e competenza dal Club Alpinistico Triestino (che compie 75 anni), ma anche un vero e proprio polo culturale teatro spesso di rappresentazioni in prosa, set cinematografici, concerti, presentazioni di libri e così avanti. Il tutto in un suggestivo ambiente “underground” che trasuda storia e che ospita al suo interno una serie di sezioni museali permanenti dedicate alle cavità della Grande guerra, ai bombardamenti alleati su Trieste nel secondo conflitto mondiale, al gruppo triestino dei rastrellatori, che segnarono il dopoguerra con un tragico destino. C’è persino un memoriale dedicato al bombardiere americano B24 che precipitò in mare al largo di Grado nel 1944. Non manca una sezione dedicata alla speleologia e, recente novità, un vero e proprio laboratorio per lo studio degli ambienti ipogei artificiali, adatto in particolare a monitorare la crescita delle stalattiti nel cemento. Insomma la Kleine Berlin, in cui ingresso è in via Fabio Severo, vicino al tribunale, cui era collegata da un passaggio sotterraneo, è un esempio virtuoso di recupero per così dire attivo di una struttura bellica dismessa che assomma interessi turistici (nella media dei seimila visitatori all’anno, in tempi pre-Covid, ci sono soprattutto scolaresche) e di ricerca storica, con un occhio all’ambiente e alla natura del mondo sotterraneo. In più, la struttura è parte integrante di quella forma di memoria collettiva che affonda le radici nel vissuto della cittadinanza, ma che spesso si riesce a tramandare solo attraverso narrazioni occasionali. Ecco perché va sottolineata la ripubblicazione, in edizione ampliata e corretta, del libro di Maurizio Radacich “Il ricovero antiaereo denominato Kleine Berlin”, che ora torna sugli scaffali con il più semplive titolo “Kleine Berlin” (Club Alpinistico Triestino, pagg. 207, s.ip., cat@cat.ts.it) volume di grande formato che raccoglie una quantità sorprendente di informazioni fra documenti, fotografie spesso inedite, testimonianze dirette. Sono pagine che aprono una finestra sulla Trieste degli anni terribili dell’occupazione nazista, anni in cui dominarono figure come il Gauleiter Friedrich Reiner e il capo delle SS, il famigerato Odilo Globocnik (per altro triestino di nascita). In un continuo andirivieni tra il passato e il presente, il libro di Radacich permette di avere una visione per così dire tridimensionale della quotidianità in un periodo tanto drammatico della storia della città. Aggiungendo nuove scoperte, come i documenti che riguardano la Guardia civica Aligi Pezzoli, fucilato e bruciato nel lager della Risisera di San Sabba. Spettacolari, poi, le immagini in sequenza dell’ultimo atto dell’occupazione nazista, con gli alleati e i partigiani di Tito che assediano il palazzo di giustizia dove si sono rinserrate le ultime forze della Wermacht, mentre i triestini si affollano a piazza incuranti del pericolo pur di toccare con mano la fine di un incubo. —

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