Jazz e balkan-sound: tre serate in “bilico” al Revoltella
TRIESTE Tre serate a ingresso libero tra sonorità balcaniche, jazz contemporaneo in bilico tra Foligno e Chicago e sound newyorkese. E quest’anno anche una quarta data, inserita nel contesto della Festa della musica. Sarà l’auditorium del museo Revoltella a ospitare la XVI edizione de “Le nuove rotte del Jazz”, rassegna promossa dal circolo Controtempo e dedicata ai nuovi suoni del jazz che vedrà alternarsi messaggi sonori diversissimi, ma uniti dal comune denominatore della ricerca.
Sostenuto da Mibact, Regione, Comune, Museo Revoltella e Conservatorio Tartini, il ciclo stacca gli ormeggi giovedì 7 giugno alle 20.30 con l’Eastern Border Quartet, che fa della musica balcanica il centro intorno a cui gravitano improvvisazioni e incroci di vari generi. Formata da Lovro Mirth, Piercarlo Favro, Simone Lanzi e Mathias Butul, tutti provenienti dalla scuola jazz del Tartini, la formazione vede aggiungersi per l’occasione il vibrafonista e marimbista Saverio Tasca, capace di coniugare modalità classiche a stilemi contemporanei, gusto etnico a pure improvvisazioni. Venerdì sarà la volta di “Drive!”, progetto di Giovanni Guidi che nel nuovo lavoro preferisce il Fender Rhodes al classico pianoforte. Il risultato è un viaggio guidato dalle intuizioni estemporanee nella più genuina forma dell’improvvisazione. Suoi compagni d’avventura sono il contrabbassista di Chicago, ma da anni in Italia, Joe Rehmer e Federico Scettri, batterista romano che ha legato il suo nome a Paolo Fresu e Francesco Bearzatti.
Si chiude sabato con “Bunky swirl”, progetto che propone composizioni originali accanto a brani di musicisti amici protagonisti dell’attuale scena di Brooklyn di quello che è considerato oggi il più interessante duo della West Coast: Jim Black, batteria e campionatore, ed Elias Stemeseder, piano e synth. A chiudere, il concerto del duo formato da Raffaele Casarano e Marco Bardoscia. Nel concerto “Invenzione a due voci”, che spazia dal jazz più tradizionale a quello nord-europeo, i due musicisti salentini hanno deciso di creare un lavoro in comune senza l’aiuto di uno strumento ritmico o armonico utilizzando solo effetti elettronici dal vivo. «È consuetudine – anticipa la presidente di Controtempo, Paola Martini – che la rassegna porti nuove proposte e coinvolga i giovani del Conservatorio in quanto pensiamo sia bello offrire loro uno spazio anche per presentare i propri studi. L’idea del museo funziona: è un luogo meraviglioso, crediamo nella necessità di nuovi contenitori e ci piaceva l’idea di portare il jazz al museo, contaminandolo».
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