Jay Rah: «Leggete Svevo, il rapper dell’epoca» VIDEO

Uno sguardo sull'Adriatico, la bora, Borgo San Sergio, Valmaura, San Giacomo, la Ferriera, il tram di Opicina, Cavana, Saba, Svevo, Joyce, Galleria Protti (Magnimel Crew), l'osmizza, la Portizza, la finta “legera”, il porto, piazza Unità, San Giusto, i palazzi austro-ungarici, la Costiera, il castello di Miramare, il Carso, la multiculturalità, dal “caliceto” all'abuso di alcol….
C'è davvero tanta Trieste nelle rime (e nel videoclip realizzato da Jeserlen “Tml” Valencia - Street Light Productions) di Jay Rah, “Mani troppo grandi”. Versi di Umberto Saba (lievemente adattati) riprendono vita in un ritornello che cattura: «Trieste piace ma è come un ragazzo aspro e vorace con i capelli biondi e gli occhi azzurri, le mani troppo grandi per regalare un fiore».
Joel Ambrosino, classe 1993, nato a Trieste da papà triestino e mamma di origine dominicana, oggi vive nel rione di Valmaura ma presto la musica lo porterà a Bologna. Così spiega il suo nome d'arte: «Jay come la mia iniziale, Rah perché ero tornato da un viaggio in Egitto, avevo 13 o 14 anni ed ero rimasto spiritualmente molto colpito, le piramidi mi avevano rievocato qualcosa di ancestrale e mi ero appassionato molto alle divinità egizie».
Ha iniziato a rappare a 12 anni «e mi ci sono dedicato al 100% dai 14 - precisa - ho ascoltato prima tanto rap latino americano e americano e poi sono andato a spulciarmi la roba italiana: Neffa, Sangue Misto, Otr». Continua il rapper triestino: «A Firenze ho conosciuto Tormento, grazie a un progetto di gemellaggio partito da Androna degli Orti: gli era piaciuto il mio live, è nata un'amicizia e poi abbiamo collaborato nel mio primo ep».
Ora Jay Rah sta lavorando al suo primo disco (conterrà una ventina di pezzi ed uscirà verso estate) assieme a Orlando “Orly Sad” Sanna, nel frattempo ha fatto uscire «Scimmie con le Scarpe Mixtape», su cui hanno lavorato anche Rossella Esse "The Essence" (Ghemon, Al Castellana) ed Esa.
In apertura il singolo dedicato a Trieste: «Seguo quello che succede in città… a volte sento un malcontento accompagnato da una sorta di omertà», da qui la decisione di raccontare il bello ed il brutto del capoluogo giuliano: «Trieste è un posto bellissimo. Non è vero che è una città morta; è variegata ma per certi versi tormentata. Riconosco la sua storia, la cultura, il valore che ha avuto in Italia ed in Europa. Salvo anche le persone. Non capisco, invece, perché non viene valorizzato il porto: potremmo essere la Singapore d'Italia… Vengo da una famiglia di portuali da parte di mio papà, e ho sentito parlare dell'ascesa e della discesa delle attività portuali. Altra nota dolente: la gestione del turismo. Quando mostro a qualcuno di fuori le foto di Trieste mi chiedono perché non è pubblicizzata! Mi da fastidio la malgestione delle risorse locali insomma».

Sulle citazioni letterarie del suo brano commenta: «"La Coscienza di Zeno" è uno dei miei libri preferiti, mi ci rispecchio tantissimo. Italo Svevo era il rapper dell'epoca. Credo che molti giovani non l'abbiano letto: fatelo! Le poesie di Saba su Trieste sono tra le cose migliori che si potessero scrivere, suonano modernissime. La cultura a volte non fa tendenza tra i giovani. E cosa fa tendenza? Bere, drogarsi, urlare? Credo sia anche un problema di comunicazione: la cultura viene spesso propinata come qualcosa di noioso. La scuola così com'è non funziona. Per me la lettura è stata una scoperta e una passione nata fuori dalla scuola. Il rap è stato uno stimolo: più leggi e più diventi abile con le parole».
Quasi un ragazzo d'altri tempi, Jay Rah: «Se fosse per me non userei né Facebook né il cellulare… Lo faccio perché non posso farne a meno, come artista. Abbiamo un'arma, possiamo usarla per sparare su ciò che non ci piace ma se la usiamo per spararci in testa qualcosa non va…».
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