Ismene, la sorella dimenticata dal mito

TRIESTE. Ismene, la sorella di. È il titolo. Sorella di chi? Di Antigone, certo, ma anche dei due fratelli in rissa da millenni tra loro, Eteocle e Polinice. E non solo: anche figlia di Edipo. E al tempo stesso sorella di Edipo, per le scabrose e complicate vicende di quella famiglia. Un personaggio interessante insomma. Che avrebbe molte cose da dire. E invece no. Il mito - la favolosa culla della nostra cultura laica - la trascura. Solo un'apparizione scialba nella grande tragedia di Sofocle. Ismene, sorella opaca, la definisce qualcuno. Ma proprio per questo, degna di essere messa in luce.
Ci ha pensato il regista Igor Pison, dell'équipe artistica del Teatro Stabile Sloveno, stufo di vedere i principali lavori del teatro classico rivisitati con la vanga della Storia. Agamennone con la divisa nazi. O Fedra in tubino nero Chanel e filo di perle. «Ci dev'essere un modo per parlare del mito oggi - ci spiega Pison - senza scomodare a tutti i costi Eschilo e Sofocle». È nata così l'idea di allestire questo testo dell'autrice olandese, Lot Vekemans, cinquant'anni e interessanti lavori sui personaggi laterali, ma indispensabili nell'immaginario della nostra civiltà occidentale: Giuda, ad esempio.
"Ismene, la sorella di" è la nuova produzione del Tss che segue a ruota, "Peer Gynt", fresco di debutto nella sala principale di via Petronio. A Ismene e alla regia "sperimentale" di Pison, il teatro riserva un altro spazio, lo Studio, occasione speciale per 70 spettatori a sera (a cominciare da venerdì 13 ore 20.30, per proseguire ogni long-weekend, da giovedì a domenica, fino al 12 dicembre, sopratitoli in italiano).
È uno spettacolo per "voce sola": Nikla Petruska Panizon sarà "senza rete", faccia a faccia con gli spettatori, interprete unica di questa Ismene "opaca", su cui Vekemans e Pison puntano finalmente i riflettori. «Una che spera solo in un po' di normalità, che ne ha viste di tutte i colori, che non ne può più della sorella eroina: Antigone, la più brava, la più coraggiosa, quella che è entrata nei libri» spiega il regista. «Invece a lei, Ismene, viene dedicata al massimo una nota a piè pagina. In sintonia con il testo, a questa ragazza incompresa e inascoltata da 2500 anni, io dedico invece straordinari selfie, una stanza tutta sua, e un intero karaoke».
La recensione "in diretta" dello spettacolo venerdì sul blog "Quante scene!" sul sito del Piccolo.
Roberto Canziani
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