Irene Bignardi a Gorizia «Sono una bigama divisa tra film e libri»

Oggi la critica riceverà il Premio alla Cultura dell’Amidei «La tv dovrebbe aiutare i giovani a conoscere il cinema»
Di Beatrice Fiorentino

GORIZIA. Ci saranno tutte le realtà cinematografiche della regione, stasera, ad accogliere Irene Bignardi a Gorizia, dove le verrà assegnato il Premio alla Cultura Cinematografica 2015 all'interno della 34esima edizione del Premio internazionale alla miglior sceneggiatura Sergio Amidei.

Grazie all'iniziativa del direttore del Premio, Giuseppe Longo, il riconoscimento sarà consegnato alle 21.15 al Parco del Palazzo Coronini Cronberg, direttamente dalle mani dell'avvocato-senatore e presidente dell'associazione "Sergio Amidei" Nereo Battello e alla presenza dei rappresentanti di Science + Fiction, Far East Film Festival, ShorTS by Maremetraggio, Cineteca del Friuli, Le Giornate del Cinema Muto, Alpe Adria Cinema, Fvg Film Commission, Fondo Audiovisivo Fvg, I mille occhi e Dams - Università degli Studi di Udine.

La nota critica cinematografica, per molti anni firma di riferimento de "La Repubblica" nonché direttrice del Mystfest negli anni '80 e del Festival di Locarno dal 2001 al 2005, sarà anche ospite nel pomeriggio (ore 18.00), alla Mediateca Provinciale di Gorizia "Ugo Casiraghi", dove si terrà un incontro pubblico in cui dialogherà con Paolo Vidali (direttore Fondo per l'Audiovisivo Fvg) e Federico Poilucci (presidente Fvg Film Commission) sul tema: "A favore del cinema: la critica, l'organizzazione e la promozione della settima arte".

Nonostante una vita dedicata con passione al mestiere della critica, Irene Bignardi non appartiene a quella categoria di cinefili incalliti per cui la vita non è che l'interruzione tra un film e l'altro. «Sono nata bigama - confessa - e ho sempre amato il cinema ma ho amato altrettanto, o forse di più, la letteratura. Io sono arrivata alla critica cinematografica su "La Repubblica" subito dopo Kezich, più che altro perché mi sono trovata nel posto giusto al momento giusto. Ho sempre condotto una doppia vita, divisa tra libri e cinema. E secondo me non è un bene restare chiusi nella cinefilia pura e dura perché ti perdi cose come la musica e la letteratura, altrettanto importanti per la lettura del film. Il critico cinematografico è tanto più interessante quanto più ha vissuto altre esperienze».

Guardando alla situazione attuale della critica cinematografica, Bignardi denuncia una tendenza mediatica sempre più diffusa che rischia di relegare il dibattito critico in spazi sempre più marginali. «Si tende a dare sempre più spazio al colore - osserva - e poco a un discorso più costruttivo che serve non solo al lettore, ma anche a chi fa cinema. Mi pare che di questi tempi si preferisca parlare di tappeti rossi piuttosto che di schermi colorati, ma è un peccato. L'unica testata che resiste è il "Corriere della Sera" dove Paolo Mereghetti, diventato ormai una specie di istituzione, ha ancora molto spazio. Gli altri tendono a fare interventi più casuali e a distribuire il diritto di parola di modo che non c'è più un interlocutore autorevole come un tempo. Il discorso sul film viene delegato a troppe voci e questo confonde il lettore».

Ridotti gli spazi sulla stampa, il luogo giusto per un'adeguata valorizzazione del cinema, secondo Bignardi, è ancora la televisione. «È il mezzo che ancora oggi raggiunge il maggior numero di persone e andrebbe sfruttato come un tempo, quando le trasmissioni sul cinema erano molto approfondite. Bisognerebbe riprendere quella direzione e abbandonare quei quarti d'ora aggressivi e prepotenti che non informano i più giovani di tutto ciò che è il cinema prima di "Matrix". C'è una linea divisoria tra generazioni che va assolutamente superata».

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