Il volo di Tullio Crali “il più grande aeropittore” incoronato da Marinetti

il personaggio
All’arte d’avanguardia goriziana e triestina è dedicata la ventunesima monografia della collana d’arte della Fondazione CRTrieste appena pubblicata, intitolata “Tullio Crali. Il futurismo giuliano e l’aeropittura”, di Massimo De Sabbata.
Come già la monografia precedente dedicata all’opera dello scultore Ruggero Rovan, anche questo nuovo volume si concentra non solo sul percorso del protagonista, in questo caso non propriamente triestino in quanto nato a Igalo, nella Dalmazia montenegrina, nel 1910, ma anche sul contesto artistico e culturale nel quale viene a inserirsi la sua opera nella prima metà del Novecento.
Tre le linee principali seguite nel libro come evidenzia nell’introduzione Alessandro Del Puppo, direttore della collana d’arte: la prima determinata dal punto di partenza di Crali, ovvero l’ambiente goriziano, la seconda relativa all’arte meccanica, la terza definita del “futurismo estremo”, sullo scorcio degli anni Trenta.
Il volume di De Sabbata insiste infatti maggiormente sugli anni “eroici” dell’artista che sono poi quelli più legati al nostro territorio. A partire appunto da Gorizia dove Crali si trasferisce nel 1922 con la famiglia, dopo l’infanzia trascorsa a Zara e dopo l’entrata in vigore del trattato di Rapallo che sanciva l’appartenenza alla nazione italiana degli abitanti di Gorizia, Trieste, Istria, alcune isole dalmate e Zara. Qui inizia ad appassionarsi alla pittura, scopre il futurismo attraverso libri e riviste, per poi approdare alla bottega del signor Clemente dove allora si incontravano diversi artisti come Gino de Finetti, Edoardo Del Neri, Melius, France Gorše.
Ma sarà quello con Sofronio Pocarini, scrittore, poeta, giornalista, fondatore e animatore del futurismo goriziano, l’incontro per lui decisivo. Nel 1929 Pocarini lo invita infatti a esporre alla Seconda esposizione di Belle Arti di Gorizia. Il pittore di Igalo entra così a far parte dei protagonisti del futurismo triveneto iniziando ad affermarsi e farsi conoscere tra Gorizia, Trieste e Padova, entrando nelle articolate dinamiche che vengono a crearsi in particolare tra ambiente artistico goriziano e triestino.
Massimo De Sabbata insieme agli esordi di Crali ripercorre la storia degli artisti e intellettuali goriziani e triestini, caratterizzata dai rapporti non proprio sempre pacifici tra Sofronio Pocarini e Bruno Sanzin, poeta, fondatore insieme a Umberto Martelli del gruppo futurista studentesco di Trieste. Oltre a una reciproca rivalità, lo scrittore goriziano sosteneva l’idea di una “Internazionale degli artisti geniali” che lo portava a relazionarsi con le diverse avanguardie europee e con gli artisti di Praga, Lubiana e Zagabria, mentre il poeta triestino si dimostra da subito più allineato con il pensiero di Marinetti e più incline ad appoggiare le posizioni filofasciste.
Crali, da parte sua, si muove sui vari fronti dell’avanguardia; le sue opere pittoriche, grafiche e progettuali, soprattutto agli inizi, appaiono diversamente influenzate. Animate dalla volontà della sperimentazione, come lo stesso Pocarini faceva notare, guardano un po’ all’aeropittura di Gerardo Dottori, un po’ alle scenografie di Prampolini, un po’ ai disegni di Antonio Sant’Elia.
Verso la metà degli anni Trenta Pocarini muore nel mare di Grado e con lui la sua idea dell’arte geniale e internazionale; Crali ottiene importanti riconoscimenti anche a livello nazionale e nel 1935 espone alla Seconda Quadriennale d’arte di Roma l’opera “Uomo e cosmo”. Nel 1939 diventerà “il più grande aeropittore del momento” come lo definirà lo stesso Marinetti in occasione della serata futurista al circolo professionisti e artisti di Gorizia tenutasi in primavera. Ma la sua vera e propria consacrazione avviene l’anno successivo alla Biennale di Venezia dove espose quattordici opere tra cui una delle sue più celebri: “Prima che si apra il paracadute” acquistata in quell’occasione dai Civici Musei di Udine.
Agli aerei, all’arte di propaganda, alle industrie aeronautiche di Trieste e Monfalcone, alla passione dello stesso Crali per il volo è dedicato un capitolo del libro dove accanto alle immagini dell’idroscalo di Trieste e dell’aeroporto di Merna, degli idrovolanti Cant 10 e Cant 22, compaiono due cartoline pubblicitarie dell’Ala Littoria disegnate da Crali un po’ stile Walt Disney.
Nell’ultimo capitolo intitolato “Un lungo dopoguerra tra Italia, Francia, Egitto” viene quindi riassunta l’ultima fase della carriera dell’artista scomparso nel 2000 a Milano.
Seguono le schede delle sue opere più significative accanto a quelle di altri autori dell’avanguardia giuliana. Tra questi Giorgio Carmelich che prima di dar vita al gruppo costruttivista triestino insieme ad Augusto Černigoj, era stato tra gli animatori del movimento futurista giuliano, Veno Pilon, più prossimo all’espressionismo di matrice boema e Luigi Spazzapan anch’egli un po’ futurista e un po’ espressionista negli anni precedenti al suo trasferimento a Torino; o ancora Raoul Cenisi, il più surrealista degli avanguardisti goriziani.
Gli apparati con biografia, una raccolta di scritti dell’artista, antologia critica, elenco delle esposizioni e bibliografia chiudono il volume. —
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