Il Trieste Film Festival punta sulla Georgia

TRIESTE. L'avevano annunciato, i selezionatori, che per il gran finale il Trieste Film Festival avrebbe riservato qualcosa d'inaspettato. Qualcosa di completamente diverso, per dirla coi Monty Python. Promessa mantenuta, tanto che per “Miasto 44” (Varsavia 44), il film di guerra polacco che chiuderà stasera la 26ma edizione della rassegna, mai così azzeccata si rivela l'appartenenza alla sezione battezzata “Sorprese di Genere”. Produzione ad altissimo budget, sfarzo di sapore hollywoodiano, effetti speciali a cura di un mago come Richard Bain (“King Kong”, “Inception”, “Casino Royale”), “Miasto 44” fa pendant con l'altra grande produzione che ha inaugurato il festival, “Two Woman” e prende il via dalla sanguinosa rivolta che sconvolse Varsavia tra l'agosto e l'ottobre del '44 in cui persero la vita 250mila polacchi: il film, però, è molto diverso dal classico war movie e lontano anni luce dalle drammatiche ricostruzioni che conosciamo, tra cui quella messa sul grande schermo dal connazionale, maestro del cinema mondiale, Andrzej Wajda in “I dannati di Varsavia”, premiato a Cannes nel 1957.
Non un film storico, quindi, nè un documentario sull'insurrezione, come tiene a precisare lo stesso regista Jan Komasa, classe '81 e considerato uno dei più talentuosi cineasti in patria. Anche se ambientato in una città devastata dalla guerra, racconta soprattutto la storia di persone, seguendo le vicende di un gruppo di giovani rivoluzionari e trattandone amori, amicizia e avventure: baci in ralenti tra le pallottole sibilanti, corse (ancora in ralenti) in mezzo alle granate che esplodono, musica che irrompe all'improvviso, un cast di bellissimi/e, e, piaccia o non piaccia il risultato, uno sguardo comunque libero da gioghi. «Assomiglia molto a certe rivisitazioni neohollywoodiane di classici della letteratura – sottolinea Annamaria Percavassi – e sa guardare al passato con la giusta insofferenza e irriverenza, dando origine a un intelligente racconto pop».
Preceduto alle 18 da un'altra ghiotta “sorpresa di genere”, il nuovo di Gyorgy Palfi “Caduta libera” in cui il controverso autore ungherese è alle prese con sei storie ambientate nella Budapest di oggi e dove il suo tocco grottesco si farà sentire ancora una volta, “Miasto 44” farà seguito alla cerimonia delle 20.30 in Sala Tripcovich che decreterà i vincitori della 26ma edizione del festival. Se il tam tam del toto-nomi è già iniziato ieri e terrà banco durante tutta la mattinata, già dalle 11.45 si potranno conoscere i vincitori grazie alla lettura dei premi al Caffè San Marco. A contendersi il riconoscimento più atteso, il Premio Trieste di 5000 euro assegnato dal pubblico, saranno i nove lungometraggi presentati in anteprima italiana in questi sei giorni di concorso. Opere dalle svariatissime provenienze, dalla Georgia alla Bulgaria, dalla Slovenia all'Estonia, che hanno offerto una panoramica di altissimo livello considerata l'elevata qualità artistica delle pellicole, nessuna esclusa. Se lo sguardo dei selezionatori ha scelto di concentrarsi su Paesi poco visibili, l'approccio è stato ripagato, tanto che il film georgiano “Simindis Kundzulis” (L'isola del granturco) si piazza in pole position per la vittoria, come due film bulgari e al femminile come “Viktoria” di Maya Vitkova o “Urok” di Kristina Grozeva, in coregia con Petar Valchanov, potrebbero avere buone chance per il riconoscimento.
Intanto continua, ancora per oggi, la diretta twitter con l'hashtag #26tsff
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