Il sogno Adriatico della Trieste portuale è di nuovo realtà
TRIESTE La Barcolana è un sogno adriatico, non potrebbe esistere senza avere alle spalle secoli di storia, cultura e successi economici delle popolazioni che su questo splendido mare si affacciano. Ma la festa da qualche anno è più festa perché si svolge in un golfo dove i triestini hanno ritrovato con il mare un più stretto rapporto e dove le attività marittime sono tornate a pulsare e a creare lavoro e occupazione, i moli a riempirsi anche di portacontainer, traghetti, portarinfuse e petroliere all’interno di un porto in quasi tutte le statistiche ai vertici nazionali e dal quale partono ogni anno ottomila treni carichi di merci per i principali terminal terrestri dell’Europa centrale e orientale, ma si spingono anche fin sul Baltico e presto potrebbero puntare su Mosca.
E prospettive ancora migliori si aprono con Trieste identificata dallo stesso governo cinese quale unico terminal italiano assieme a Genova della nuova Via della seta, una gigantesca operazione di Pechino che, solo per dare un’idea, innescherà investimenti dodici volte superiori al Piano Marshall. Se si considera che lungo tutta questa nuova rotta, che dovrebbe contraddistinguere i commerci mondiali dei prossimi decenni, qui è stata recentemente sbloccata l’unica Free zone che permette anche la trasformazione di merci in regime agevolato, il quadro è completo e i primi investitori di prestigio internazionale stanno già bussando. A pochi chilometri di distanza, dal cantiere di Monfalcone che sta per entrare a far parte della stessa Autorità di sistema portuale, escono le più belle navi mondiali da crociera e l’accordo raggiunto con la francese Stx è presago di nuovi sviluppi.
Anche in queste giornate dunque rivivono sul golfo non solo le mitiche figure dei velisti più celebrati, i lussignani Straulino e Rode, a sottolineare oltretutto il grande contributo dato da Quarnero, Istria e Dalmazia ai successi sul mare di queste terre, ma anche quelle gigantesche del barone Pasquale Revoltella e del ministro triestino dell’Austria-Ungheria Karl Ludwig von Bruck che fecero di Trieste il principale porto dell’Impero con i cantieri dove anche tra le due guerre mondiali continueranno poi a essere costruite le più belle navi passeggeri italiane. Una storia di primati che parte ancora più da lontano con l’invenzione, poco spesso ricordata, proprio a Trieste nei primi decenni dell’800 da parte di Joseph Ressel, dell’elica che rivoluzionerà i trasporti navali, una storia che, dopo la proclamazione del Porto franco nel 1719, segnerà la svolta definitiva nel 1869 con l’apertura del Canale di Suez a cui Revoltella contribuì in modo determinante.
Il confronto tra il passato glorioso e il presente è oggi meno impietoso ed è suggestivo scoprirlo proprio in queste giornate. Il Piccolo vuole contribuirvi mettendo in vendita il libro del giornalista Silvio Maranzana (prefazione di Pierluigi Maneschi, introduzione di Paolo Possamai, Luglio editore) “Il sogno adriatico. Un suggestivo viaggio dentro tre secoli di supremazia sul mare che Trieste sta riscoprendo” (13 euro più il prezzo del quotidiano). Qui il passato anche con il suo bagaglio di misteri, legato ad esempio all’ultimo gonfalone della Serenissima e alla spada dell’ammiraglio von Tegetthoff, l’eroe di Lissa, si mischia alle rotte attuali verso la Turchia, la Cina e non solo. Ma soprattutto, una volta tanto, il futuro appare ancora migliore del presente. Un sogno adriatico che continua, mischiandosi alla realtà.
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