Il Rossetti inizia dai Miserabili: una stagione a tutto campo

TRIESTE Per elencarli tutti ci vogliono sette pagine, fitte fitte, in quei caratteri piccolissimi che, se non sei proprio un giovanotto, devi inforcare gli occhiali per leggere. Ma già da domani un agile libretto, stampato in 130mila copie, spunterà dalla cassetta della posta dei triestini, e non solo loro. Ottanta pagine, per raccontare al pubblico gli spettacoli 2018/2019 del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia. È fatto di sessanta titoli – uno più uno meno – il cartellone. E si spalma su un arco di tempo che va dal 16 ottobre prossimo, quando il Politeama Rossetti si riaprirà per “I miserabili”, fino al 26 maggio 2019, quando a richiuderlo saranno in ballo i fracassoni Stomp, che tornano a Trieste per la quarta volta, con i loro scarponi e “sinfonie” del nostro tempo: bidoni della spazzatura, copertoni usati, ramazze... ”Stagione perfetta”, l’ha definita il direttore artistico Franco Però. “Inclusiva” ha aggiunto il direttore esecutivo Stefano Curti, in riferimento a diversità e varietà delle proposte. Assieme al presidente Sergio Pacor l’hanno presentata ieri a un pubblico accorso sotto le stelle di giorno del Rossetti, per scoprire che cosa si potrà vedere sui due palcoscenici di Viale xx Settembre.
Proviamo a scorrere l’elenco della prosa. Cominciando con la produzione di casa: “I miserabili” dal romanzo di Victor Hugo, regia dello stesso Però, protagonista Franco Branciaroli. Spettacolo d’apertura. Ne abbiamo parlato altre volte. Ma ci saranno anche Shakespeare (”Misura per misura” con Massimo Venturiello), Wilde (”Salome” con Eros Pagni), Pirandello (”Così è, se vi pare” con Maria Paiato e Filippo Dini), De Filippo (”Filumena Marturano” con Geppy Gleijeses e Mariangela D’abbraccio).
All’olimpo degli autori che non muoiono mai, si aggiunge una selezione di autori contemporanei, felicemente viventi. Furio Bordon completa la sua “trilogia delle età indifese” con “Un momento difficile” (Ariella Reggio e Massimo Dapporto), Eric-Emmanuel Schmitt si occupa di “Piccoli crimini quotidiani” (Anna Bonaiuto e Michele Placido), e resta impeccabile l’interpretazione che Umberto Orsini, Massimo Popolizio, Giuliana Lojodice danno di “Copenaghen” di Michael Frayn.
Non è poi necessario spiegare che teatro, oltre che prosa, è anche altro. È racconto epico (Federico Buffa racconta la boxe di Muhammad Ali vs George Foreman). È storia dell’arte (i visionari Anagoor illustrano Giorgione) ed è storia dei diritti civili (Massimo Cirri e Beppe Dell’Acqua sulla rivoluzione firmata Basaglia). È letteratura che prende corpo (”Il maestro e Margherita” con Michele Riondino, “Accabadora” dal romanzo di Michela Murgia). È anche giallo (“Dieci piccoli indiani” di Agatha Christie), sceneggiatura cinematografica (”La classe operaia va in paradiso” , il film di Elio Petri, ripensato da Lino Guanciale), o una Bibbia riveduta e scorretta (dagli Oblivion). Ed è infine scienza. Ben quattro spettacoli si fregiano del logo ProEsof, anticipando il grande forum scientifico che nel 2020 rilancerà Trieste. A questo basta aggiungere nomi che gli spettatori hanno già conosciuto e applaudito, da Glauco Mauri a Pippo Delbono, da Carrozzeria Orfeo a Marta Cuscunà. Mettici pure Angelo Pintus, e il gioco è fatto.
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