Il rap di Nai Boa parte da Saba e porta al “Viaggio dell’eroe”

Il musicista triestino con radici dominicane torna con tre singoli che anticipano il mixtape "L'importante è che Lo-fi" in uscita a dicembre 
Il giovane rapper triestino Nai Boa
Il giovane rapper triestino Nai Boa

TRIESTE Era il 2015 quando il suo rap "Mani Troppo Grandi", con i versi di Saba, lasciava un segno nella storia dell'hip hop cittadino. All'epoca si firmava Jay Rah. Joel Ambrosino, classe 1993, nato a Trieste da papà triestino e mamma di origine dominicana non ha mai smesso di fare musica e oggi si presenta con un nome d'arte nuovo, Nai Boa. «Ho passato sei mesi nella Repubblica Dominicana - racconta il rapper -, dove ho le mie radici e ho avuto modo di avvicinarmi alla cultura indigena; lì un'anziana mi ha chiamato Nai Boa che può essere tradotto con "forte", "valoroso", insomma qualcuno che riesce a resistere alle difficoltà della vita. Nel villaggio tutti hanno cominciato a chiamarmi così e visto che volevo avere un altro inizio nella musica ho deciso di adottarlo come nome di questa rinascita. Quel viaggio mi ha permesso di riprendere lo stimolo, di non fossilizzarmi.

Continuo a fare rap ma con entusiasmo diverso». Frutto del nuovo corso, tre singoli usciti in questo periodo: "Non fa per me", "La maschera di bacco" e "Il viaggio dell'eroe" che anticipano il mixtape "L'importante è che Lo-fi" in arrivo a dicembre sia sulle piattaforme digitali che su cd (la copia fisica avrà dei contenuti extra, preordinabile sul profilo Instagram nai.boa). I brani si avvalgono della collaborazione del chitarrista triestino Tiziano Bole che ha registrato e mixato al Little Paris studio. "Il viaggio dell'eroe" vede la partecipazione di Chiara Gelmini (Les Babettes): «È un pezzo chiave, riassume il mio percorso, la chiusura di un cerchio e la ripartenza come Nai Boa. Con Chiara c'è un rapporto di rispetto reciproco e sintonia artistica. Le ho dato carta bianca, ha scritto e poi cantato la sua strofa, è stato un lavoro a quattro mani».

Prima del lockdown, Nai Boa è stato spesso a Milano dove ha cominciato una collaborazione con il producer Quercs: a inizio 2021 uscirà il primo singolo di questo progetto che toccherà sonorità più moderne e sperimentali e sarà registrato e mixato dal sound engineer Luca Scaccio dello studio milanese LePark. Le novità non finiscono: il prossimo anno arriva anche un ep di Nai Boa insieme al pianista e compositore bulgaro Stilian Penev che fonderà musica hip hop, jazz, fusion e vanterà la partecipazione di musicisti e strumentisti da più paesi.

«Sto collaborando anche con la 1000 Street Orchestra - aggiunge l'artista triestino - e con l'illustratore Oliveiradrawart». Come vive la pausa forzata dei live? «Penso che sia un momento importante per fermarsi - dice - e stare dentro, questo aiuta anche a leggere capitoli che abbiamo lasciato in sospeso, è un buon momento per essere produttivi. L'arte non si ferma. È ovvio che per tutto quello che riguarda le dinamiche di mercato comporta un danno enorme. Dal punto di vista umano non c'è niente come l'alchimia che si crea suonando insieme. Il contatto con l'altro, che davamo per scontato, è venuto meno».

Si riconosce il valore di ciò che si ha quando lo si perde insomma. Allo stesso modo, avendo viaggiato molto, a distanza ha apprezzato di più la città natale: «Mi sono sentito cittadino del mondo. Ma Trieste la porto nel sangue, mi ha regalato qualcosa e io ho donato a lei. Ci si rende conto di quello che si ha quando si è distanti, ho capito che è una città con potenzialità immensa, un piccolo gioiello. Se da qui la scontrosa grazia a volte sembra preponderante, da lontano si sente di più la sua grazia». —
 

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