Il Neorealismo in fotografia con i reportage di Sellerio
TRIESTE Un reportage neorealista sul Dopoguerra in Sicilia, in cui la fotografia diventa racconto, comunica emozioni, esprime una scelta estetica nella descrizione dell’esistenza umana. E questo reportage diventa anche strumento per un’indagine sociale del territorio, in questo caso quello siciliano, attraverso le fotografie del lavoro, dei bimbi, delle donne, della dura vita di chi si era lasciato alle spalle la Seconda guerra mondiale.
Offrirà questo, e tanto altro, la mostra “Fermo immagine, fotografie di Enzo Sellerio”, che si inaugurerà all’Alinari Image Museum (castello di San Giusto) il 3 novembre e rimarrà aperta fino al 5 febbraio, e che è stata presentata ieri nella sede dell’Aim.
La rassegna, la prima a carattere monografico del museo multimediale (dove prosegue, fino a fine mese, la mostra di Franco Pace incentrata sui mitici scafi della “J Class”), sarà contraddistinta da due aspetti: è dal lontano 2007 che non si espongono in Italia immagini del famoso fotografo e altrettanto famoso editore, scomparso nel 2012, ed è la prima volta che i suoi scatti sono stati digitalizzati, permettendo così di apprezzarne al meglio particolari e tonalità.
Delle 154 immagini che saranno esposte nella struttura al Bastione Fiorito - tutte rigorosamente in bianco e nero e che coprono un arco di tempo fra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta - 54 in particolare sono state scelte dallo stesso Sellerio, nel 2008.
Le altre 100 saranno inserite nei computer della sezione multimediale del museo per essere osservate sugli schermi video ad alta definizione o proiettate in grandi dimensioni attraverso un’apparecchiatura che permette anche di analizzarne i particolari. Il tutto secondo un percorso ideato dai figli di Sellerio, Olivia e Antonio, che tra l’altro presenzieranno all’inaugurazione.
In mostra non ci saranno comunque solo immagini, analogiche o digitali, ma anche materiali utili a conoscere meglio la figura di Sellerio, fra i quali le riviste internazionali più famose - Life, Vogue, Fortune - che pubblicarono le sue foto.
«Le fotografie di Sellerio - ha sottolineato nel corso della presentazione Claudio de Polo, presidente della Fondazione Alinari - sono un momento straordinario per la storia della fotografia italiana. Ognuna potrebbe essere la sintesi di un libro scritto magicamente e colto da Enzo Sellerio».
Parte della mostra, come detto, sarà costituita dalle immagini digitalizzate. Ma in questo passaggio - ha tenuto a precisare de Polo - Alinari non è minimamente intervenuta su alcuna di esse, «rispettandola e rispettandone il messaggio. Immagini scelte, quasi centellinate, dallo stesso Sellerio, per rappresentare la sintesi della sua opera».
Ricollegandosi alla mostra del fotografo triestino Mario Magajna, inaugurata venerdì a palazzo Gopcevich, l’assessore comunale alla Cultura, Giorgio Rossi, si è detto «sorpreso per l’interesse suscitato da queste iniziative». Mostre, ha rilevato, che parlano da un lato di Trieste dall’altro della Sicilia, ma entrambe di genti accomunate da situazioni difficili, di lavoro, sofferenze e precariato.
«Le nuove generazioni - ha affermato Rossi - devono vedere queste mostre, perché raccontano situazioni e difficoltà che oggi si ripetono. In entrambi i casi - ha aggiunto - si tratta di immagini che hanno catturato l’anima delle situazioni, e ciò ha ancora un maggior valore in un periodo in cui l’anima è qualcosa di sempre più distante. Fotografie che raccontano l’unicità di ogni uomo, la sua personalità, il contributo che ognuno ha dato per la crescita di tutti».
L’assessore ha poi ribadito il ruolo che il Comune vuole dare al castello di San Giusto: «Assieme all’Alinari Image Museum è un punto di riferimento per riappropriarsi della forza della città, che in passato ha fatto tante cose importanti e altrettante deve farle in futuro». E in proposito, ricordando il convegno dei giorni scorsi su Maria Teresa, Rossi ha rivolto all’Aim l’invito a sviluppare, nel 2017, qualche iniziativa sul rapporto fra la città e l’imperatrice.
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